20 marzo, 2015

VICENTE AMIGO STREGA IL CONSERVATORIO. Di Chiara Pedretti


Il Conservatorio di Milano, per una sola serata, ha ospitato Vicente Amigo, uno dei più grandi interpreti viventi di chitarra flamenca.

Bisogna essere un minimo intenditori dell’arte flamenca per conoscerne il suo più virtuoso chitarrista. Nato vicino a Siviglia, ma cresciuto a Córdoba, inizia a suonare ad otto anni: studia con El Tomate ed El Merengue, ma soprattutto con il grande Manolo Sanlúcar. Nel 1988 inizia la sua carriera da solista, vincendo prima il Primo Premio nella sezione chitarra al Festival Nacional del Cante de las Minas de la Unión, e poi il Concurso Internacional de Extremadura. L’anno successivo avviene la sua consacrazione come chitarrista flamenco, quando vince il Premio Ramón Montoya al prestigioso Concurso Nacional de Arte Flamenco a Córdoba. Del 1991 il suo primo album, De Mi Corazón Al Aire, al quale seguono Vivencias Imaginadas (1995), Poeta (1997), Ciudad De Las Ideas (2000), Canto El PeleY Vicente Amigo (2003), Un Momento En El Sonido (2005), Paseo De Gracia (2009), Tierra (2013). Conteso da musicisti come David Bowie, Keith Richards, Bob Dylan, Milton Nascimento, Paco de Lucía, Camarón de la Isla, Joe Cocker, e dai palchi di tutto il mondo, Vicente Amigo torna in Italia con un tour di sole quattro date in quattro città: Roma, Firenze, Bologne e, appunto, Milano. Un omaggio al nostro paese, con la scelta di festeggiare i suoi venticinque anni di carriera con un concerto che riprende i suoi più grandi successi. Il Conservatorio, tempio della musica milanese, è senz’altro il luogo più adatto per regalare al pubblico la sua incredibile maestria.

Dalla cultura musicale di Mori, Ebrei e zingari (gitanos), il flamenco nasce in Andalucía, parte integrante della tradizione spagnola di oggi. Conta molti stili ritmico-musicali diversi, detti palos, classificati secondo ritmo, tonalità e melodia, con molte influenze da altri generi musicali. I palos sono divisi in due gruppi principali: il cante hondo, a tema di sofferenza e cante tragico, come soleares, seguiriyas, peteneras; il cante chico, più leggero ed allegro, come bulerías, tangos, alegrías.

Vicente Amigo con la sua chitarra fa tutto questo e di più, fa quello che vuole, nella tipica seduta flamenca con un piede appoggiato sul ginocchio dell’altra gamba; perso nella sua musica, sembra abbia mille corde da suonare. Alterna brani da solo, altri con il suo gruppo: Añil Fernández (seconda chitarra, cante e palmas), Paquito González (percussioni), Rafael de Utrera (cante e palmas). Il quarto componente, Dani Navarro, per tre quarti di spettacolo rimane seduto tenendo il tempo con le palmas, il battito delle mani. Ad un certo punto si alza, esce, torna dopo un po’ ed inizia a danzare flamenco in maniera divina: preciso, perfetto, anche su bulerías molto rapide, incanta il pubblico mettendo, per poco, in secondo piano il Maestro, a dimostrazione che anche senza avere un grandissimo nome si può essere un grandissimo danzatore.
Applausi lunghissimi e meritati alla fine, quasi due ore senza intervallo di virtuosismo puro, più uscite per ringraziare il pubblico. L’arte, quella vera, non ha bisogno di altro.

Chiara Pedretti


Conservatorio Giuseppe Verdi
Via Conservatorio, 12 - Milano
www.marcoguerini.com


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