Il
Conservatorio di Milano, per una sola serata, ha ospitato Vicente
Amigo, uno dei più grandi interpreti viventi di chitarra flamenca.
Bisogna
essere un minimo intenditori dell’arte flamenca per conoscerne il
suo più virtuoso chitarrista. Nato vicino a Siviglia, ma cresciuto a
Córdoba, inizia a suonare ad otto anni: studia con El Tomate ed El
Merengue, ma soprattutto con il grande Manolo Sanlúcar. Nel 1988
inizia la sua carriera da solista, vincendo prima il Primo Premio
nella sezione chitarra al Festival Nacional del Cante de las Minas de
la Unión, e poi il Concurso Internacional de Extremadura. L’anno
successivo avviene la sua consacrazione come chitarrista flamenco,
quando vince il Premio Ramón Montoya al prestigioso Concurso
Nacional de Arte Flamenco a Córdoba. Del 1991 il suo primo album, De
Mi Corazón Al Aire, al quale seguono Vivencias Imaginadas
(1995), Poeta (1997), Ciudad De Las Ideas (2000),
Canto El PeleY Vicente Amigo (2003), Un Momento En El Sonido
(2005), Paseo De Gracia (2009), Tierra (2013).
Conteso da musicisti come David Bowie, Keith Richards, Bob Dylan,
Milton Nascimento, Paco de Lucía, Camarón de la Isla, Joe Cocker, e
dai palchi di tutto il mondo, Vicente Amigo torna in Italia con un
tour di sole quattro date in quattro città: Roma, Firenze, Bologne
e, appunto, Milano. Un omaggio al nostro paese, con la scelta di
festeggiare i suoi venticinque anni di carriera con un concerto che
riprende i suoi più grandi successi. Il Conservatorio, tempio della
musica milanese, è senz’altro il luogo più adatto per regalare al
pubblico la sua incredibile maestria.
Dalla
cultura musicale di Mori, Ebrei e zingari (gitanos), il
flamenco nasce in Andalucía, parte integrante della tradizione
spagnola di oggi. Conta molti stili ritmico-musicali diversi, detti
palos, classificati secondo ritmo, tonalità e melodia, con
molte influenze da altri generi musicali. I palos sono divisi
in due gruppi principali: il cante hondo, a tema di sofferenza
e cante tragico, come soleares, seguiriyas, peteneras; il
cante chico, più leggero ed allegro, come bulerías,
tangos, alegrías.
Vicente
Amigo con la sua chitarra fa tutto questo e di più, fa quello che
vuole, nella tipica seduta flamenca con un piede appoggiato sul
ginocchio dell’altra gamba; perso nella sua musica, sembra abbia
mille corde da suonare. Alterna brani da solo, altri con il suo
gruppo: Añil Fernández (seconda chitarra, cante e palmas), Paquito
González (percussioni), Rafael de Utrera (cante e palmas). Il quarto
componente, Dani Navarro, per tre quarti di spettacolo rimane seduto
tenendo il tempo con le palmas, il battito delle mani. Ad un
certo punto si alza, esce, torna dopo un po’ ed inizia a danzare
flamenco in maniera divina: preciso, perfetto, anche su bulerías
molto rapide, incanta il pubblico mettendo, per poco, in secondo
piano il Maestro, a dimostrazione che anche senza avere un
grandissimo nome si può essere un grandissimo danzatore.
Applausi
lunghissimi e meritati alla fine, quasi due ore senza intervallo di
virtuosismo puro, più uscite per ringraziare il pubblico. L’arte,
quella vera, non ha bisogno di altro.
Chiara
Pedretti
Conservatorio
Giuseppe Verdi
Via
Conservatorio, 12 - Milano
www.marcoguerini.com
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