Pagine

23 aprile, 2015

Cendrillon (Cenerentola), testo e regia Joël Pommerat. Di Daria D.


Piccolo Teatro Strehler, Milano. Dal 22 al 26 aprile 2015

Una favola è gioiosa è fantastica è triste è crudele: è vera.
Cendrillon, nella rivisitazione, magica, toccante, a volte scioccante di Joël Pommerat, e che approda al Teatro Strehler per la prima volta, è una bimba che perde la madre, il suo punto di riferimento affettivo e morale, precipitando improvvisamente, come un uccellino indifeso che sbatte contro le pareti di vetro di una casa, nella Vita vera, dove le favole vanno in cenere, e i sogni diventano incubi, ai giochi subentrano le mansioni quotidiane, che puzzano di immondizia e del grasso dei fornelli da pulire.
Ecco che allora, la piccola Cenerentola, per continuare a far rivivere la madre, forse fraintendendo le ultime sue parole prima di spirare, si impegna a ricordarla in ogni momento della giornata. E quei momenti sono scanditi da un orologio che suona per ricordarle di ricordare. Come se, dimenticandosene, la madre smettesse di vivere per sempre.
Cenerentola vive quindi nella paura di dimenticare, e quando si addormenta la notte, stringe a sé un vestito della madre, facendo infuriare la matrigna, donna isterica e ossessionata dall’idea di invecchiare, tiranna alle cui dipendenze sottopone, non solo le figlie, stupide fashioniste, ma anche il padre della bambina, futuro marito, uomo debole e insignificante.
La piccola accetta, per senso di colpa perché a volte dimentica di ricordare la madre, tutti i lavori più umili che la matrigna e le sorellastre le impongono, vivendo una vita che non avrebbe mai immaginato. La sua infanzia è finita, relegata in una stanza buia e lontana, dove solo una fata, poco fatata, e molto pasticciona e trasandata, ma piena di buona volontà, le viene in aiuto.
Uno spettacolo fatto di scatole magiche, caleidoscopi su cui vengono proiettate luci e visioni psichedeliche, immagini gigantesche di incubi, strade che corrono senza incontrarsi, e come un leitmotiv , la voce della narratrice, una Cenerentola ormai vecchia che racconta la favola perduta della sua vita.
Pommerat come fece anche con Pinocchio e Cappuccetto Rosso, mette in scena una favola ma lo fa partendo dalla morte, raccontando un episodio che, per chi lo ha realmente vissuto, non può che avere segnato per sempre la sua esistenza. Ma che tocca anche il cuore di tutti gli altri esseri umani.
Il regista francese, classe 1963, che dice di se stesso: “io non scrivo testi, scrivo spettacoli… il teatro si vede e si ascolta e io lavoro con tutto, con la voce, il gesto, il suono, le immagini”, nel 1990 fonda la sua compagnia, nel 2006 è invitato al Festival d'Avignone, dove allestisce quattro spettacoli e per tre anni è artista residente al Théâtre des Bouffes du Nord, chiamatovi da Peter Brook e attualmente è artista associato dell’Odéon Théâtre de l’Europe di Parigi e del Théâtre National. Nel 2015 aprirà il Festival d'Avignone. 
Pommerat ci conduce con una regia avvolgente e coinvolgente, delicatamente moderna, commovente e anche divertente, con ottimi attori che rivestono più ruoli, nei miti dell’esistenza, nelle profondità dei sentimenti collettivi, e se la scarpetta non è quella di Cenerentola ma del Principe, non proprio azzurro, poco importa. Alla fine è l’immaginazione e il sorriso che Pommerat vuole ricordarci di ricordare, senza ricorrere ad un orologio che ce lo ricordi. Perché la storia umana è una lunga favola, magica, crudele, fantastica, gioiosa.

Daria D.


scene e luci Eric Soyer
assistente alle luci Gwendal Malard
costumi Isabelle Deffin
suono François Leymarie
video Renaud Rubiano
musica originale Antonin Leymarie
con Alfredo Cañavate, Noémie Carcaud, Caroline Donnelly,
Catherine Mestoussis, Deborah Rouach, Marcella Carrara
e con Nicolas Nore, Julien Desmet
produzione Théâtre National / Bruxelles
in coproduzione con La Monnaie/ De Munt
in collaborazione con Compagnie Louis Brouillard e l'Institut français Milano

Foto di scena Cici Olsson
Spettacolo in lingua francese sovratitolato in italiano

Nessun commento:

Posta un commento