Milano,
Teatro San Babila. Fino al 19 aprile 2015
La
cornice di Dodici uomini arrabbiati, in scena fino al 19
aprile al Teatro San Babila di Milano, è quella di un giallo
giudiziario. Protagonisti, i componenti di una giuria: dodici uomini,
molto diversi tra loro per età, estrazione sociale, carattere e
mentalità, chiamati ad esprimersi sulla colpevolezza o l’innocenza
di un diciottenne accusato di parricidio.
Le
prove dell’accusa appaiono inconfutabili, i testimoni attendibili;
il verdetto di colpevolezza e la condanna a morte del ragazzo
sembrano già scritti.
Ma
il Giurato numero 8 si oppone a una condanna frettolosa: solo contro
tutti, egli pone domande, solleva ragionevoli dubbi, rifiutandosi di
mandare un giovane sulla sedia elettrica senza aver esaminato tutti
gli elementi.
Dubbio
dopo dubbio, le certezze dei giurati vacillano e dietro la millantata
aderenza ai “fatti”, emergono pregiudizi radicati e convinzioni
individuali.
Il
dramma è ispirato a un’esperienza personale dell’autore,
l’americano Reginald Rose, che lo scrisse un mese dopo essere stato
convocato dal tribunale di New York come giurato, in un caso di
omicidio. Tutto si svolge nella camera di consiglio della giuria: un
ambiente sigillato, reso ancora più claustrofobico dal caldo
soffocante di una giornata estiva e dalla cappa di un temporale
incombente. In quella stanza chiusa, è radunato un microcosmo tutto
maschile, specchio di una società, delle sue meschinità e dei suoi
valori. Alle esplosioni di rabbia e impazienza, si alternano richiami
alla democrazia e appelli alla responsabilità, fardello e privilegio
di una società che vuole definirsi civile.
Nessuno
dei personaggi è designato con un nome proprio: i giurati vengono
identificati con un numero, le parti in causa e i membri del
tribunale con appellativi (“il ragazzo”, “il padre”, “la
vicina”, “il giudice”, “l’avvocato”). Ciò dà alla
vicenda rappresentata un carattere universale: scritto negli anni
Cinquanta, Dodici uomini arrabbiati mantiene la sua
attualità.
L’unità
di tempo e di luogo dà al testo una staticità inevitabile, ma il
cast, guidato da Marco Vaccari, che firma la regia e ritaglia per sé
il ruolo chiave del Giurato n. 8, riesce a non scivolare nella
monotonia. Al momento opportuno, la tensione sale, mentre una
sapiente gestualità scandisce l’immobilità forzata, contribuendo
a caratterizzare ciascun personaggio.
Greta
Salvi
Autore:
Reginald Rose
Regia:
Marco Vaccari
Genere:
drammatico
Cast:
Mario Mesiano, Alessandro Conte, Manuela Annovazzi, Francesco Parise,
Giuseppe Malacalza, Marino Zerbin, Sonia Grandis, Marianna De
Fabrizio, Giosiana Barisione, Simone Barbato, Andrea Schiavi e Marco
Vaccari
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