Roma, Teatro dei Conciatori
(via dei Conciatori 5). Dal 28 aprile al 10 maggio 2015
Un colloquio che
prosegue oltre la morte, delicatamente incastonato sopra una cascata di note
disegnate che sgorga dal fondo della scena fino alle prime file della platea.
La figura di Clara Wieck in Schumann, interpretata da una stupenda, intensa
Gianna Paola Scaffidi, racconta del suo amore osteggiato ma travolgente sin
dall’inizio, per il suo Robert, rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Siamo
nel 1856 al Teatro dei Conciatori, e i meravigliosi costumi (di Valter Azzini)
ce lo fanno capire subito, prima dell’eloquio misurato e romantico di Clara. Un
breve ma intensissimo monologo, voce e pianoforte, esaltano la forza di quella
donna a cui non fu concesso, se non in extremis, di vedere il marito gravemente
malato, divorato dai suoi demòni. Sconveniente concederlo, secondo la morale in
quegli anni. Ma Clara, oberata dai debiti e con sette figli da mantenere, è
irremovibile nel suo rigore quanto nell’amore per il marito. “Io sono la musica, tu il compositore”…
Il legame con Robert, che poco prima della morte riuscirà ad avvicinare, le
darà la forza di riprendere la sua attività di concertista e di suonare quella
musica “che composi in un’altra vita”.
Spettacolo insolito
quello in scena ai Conciatori fino al 10 maggio. Scritto a quattro mani dalla
stessa Scaffidi e da Antonio Serrano, è un
monologo-concerto dai toni raffinati, giocato sugli sguardi, sui movimenti e
sulla voce (che bella!) della sua interprete, aiutata dalla regia elegante
ed accurata di Serrano, dalle suggestive melodie del Maestro Biagio Andriulli
al pianoforte e dall’elegante scena a cura di Antonella D’Orsi Massimo. Uno
spaccato di metà ottocento che lancia un messaggio d’amore e di forza tenace.
Quell’amore che, come la musica dei grandi compositori della storia, supera i
secoli, immortale. La figura del pianista che, alla fine del racconto di
Clara, quasi sparisce per lasciare il posto a lei, concertista di fama
internazionale che riprende la sua attività, rende palese il senso della scena
davanti agli occhi degli spettatori. Robert Schumann era lì, sempre vicino a
sua moglie, che ora ne perpetua la musica, lasciandolo andare. La risposta alla
domanda che Clara Schumann – Scaffidi si pone nel corso del monologo: come si
affronta l’invisibile?
Delicato, intenso,
interessante.
Paolo
Leone
“Clara Schumann, nata Wieck”, di Antonio
Serrano e Gianna Paola Scaffidi.
Con Gianna Paola Scaffidi.
Regia di Antonio Serrano. Scene di Antonella D’Orsi Massimo. Costumi di Valter
Azzini. Al pianoforte Biagio Andriulli.
orrendo questo spettacolo anacronistico tutti cani
RispondiEliminaDi orrendo c'e' il tuo commento...tipico dell'attore/attrice fallito..
RispondiEliminaD. G.
ce ne fossero di spettacoli e di teatranti così....
RispondiEliminahttp://www.marcantonioluciditeatro.it/article.php?id=46