Marco Mengoni ci ha regalato
il suo ultimo successo dal titolo “Essere umani”, un brano che dona un
messaggio d'amore, di fiducia e di coraggio. Ci parla dell'umanità,
protagonista delle disunioni, quando lontana dall’amore, dove i momenti di
rottura non sono una fine, bensì la possibilità di credere negli esseri umani
fatti da individui capaci di costruire un nuovo capitolo. In un contesto in cui
è fondamentale stare insieme, prenderci le mani l’uno all’altro, perché tutti
gli uomini, come tanti, hanno da donare un contributo, stando uniti, con umiltà,
credendo nelle facoltà di ognuno.
“Credo negli esseri umani” dice il brano, esalta quindi l’importanza dell’uguaglianza, l’unica via che porta a costruire e trovare nuovi approcci, soluzioni in un periodo buio, come i giorni che viviamo. Il tutto può essere affrontato con l’amore, perché questo vince e ha sempre vinto. C’è bisogno in questo tempo di uomini che siano esseri umani, che lascino andare il proprio cuore all’amore per la vita, alla ricchezza di camminare, facendo non per sé, bensì per gli altri, perché solo operando per gli altri e per il bene comune si fa anche per se stessi. La disunione non conduce a trovare vie di benessere personale e individuale. “Credo negli esseri umani”, gli stessi che sono autori del loro vissuto, delle loro opere nate dall'amore, lo stesso che permette ad ogni uomo di vedere la realtà come esseri umani, tutti semplici, dove non c'è chi è più grande e più piccolo, ma ognuno va trattato nella sua dignità. L'autore poi invita qualcuno ad afferrare la propria mano e rialzarsi, “tu puoi fidarti di me.. Io sono uno qualunque uno dei tanti, uguale a te”, alludendo così a un contesto in cui gli uomini non si fidano l'uno dell'altro e quindi vedono solamente delle maschere che fanno temere, che portano ad isolamenti, molta tristezza, lontananza dall'amore; in cui si è fragili, di una fragilità di cui nessuno è escluso.
“Credo negli esseri umani” dice il brano, esalta quindi l’importanza dell’uguaglianza, l’unica via che porta a costruire e trovare nuovi approcci, soluzioni in un periodo buio, come i giorni che viviamo. Il tutto può essere affrontato con l’amore, perché questo vince e ha sempre vinto. C’è bisogno in questo tempo di uomini che siano esseri umani, che lascino andare il proprio cuore all’amore per la vita, alla ricchezza di camminare, facendo non per sé, bensì per gli altri, perché solo operando per gli altri e per il bene comune si fa anche per se stessi. La disunione non conduce a trovare vie di benessere personale e individuale. “Credo negli esseri umani”, gli stessi che sono autori del loro vissuto, delle loro opere nate dall'amore, lo stesso che permette ad ogni uomo di vedere la realtà come esseri umani, tutti semplici, dove non c'è chi è più grande e più piccolo, ma ognuno va trattato nella sua dignità. L'autore poi invita qualcuno ad afferrare la propria mano e rialzarsi, “tu puoi fidarti di me.. Io sono uno qualunque uno dei tanti, uguale a te”, alludendo così a un contesto in cui gli uomini non si fidano l'uno dell'altro e quindi vedono solamente delle maschere che fanno temere, che portano ad isolamenti, molta tristezza, lontananza dall'amore; in cui si è fragili, di una fragilità di cui nessuno è escluso.
Dice “Oggi la gente ti
giudica, per quale immagine hai. Vede soltanto le maschere, e non sa nemmeno
chi sei”. proprio qui esalta l’essenza della fragilità di ogni uomo; lo stesso
che appare in un modo che non conosciamo, che si maschera per nascondere la
propria fragilità. La stessa che porta l’uomo a dire a se stesso “Devi
mostrarti invincibile, collezionare trofei” pensando che questi possano servire
per stare bene, scappare dalla fragilità, essere migliore e accettabile per gli
altri… trofei a cui attribuiamo le uniche vie per affermarsi in questa vita, ma
in realtà non servono, non portano a essere migliori e nemmeno ad affermarti
del mondo, poiché solo stando insieme nella parità e vivendo d’amore con
umiltà arriva la felicità dell’uomo. I
trofei non servono per conoscere se stessi, per trovare se stessi, sono una via
di un tentativo invano per colmare la propria fragilità, ma “quando piangi in
silenzio, scopri davvero chi sei” e quindi quello che possiedi materialmente
non e la felicità, e quindi scopri chi sei: solo un essere umano, al di là di
quei trofei che conducono l'uomo a non sapere “nemmeno chi sei” a non avere più
un'identità. “Che splendore che sei, nella tua fragilità” afferma l’autore, per
dire che è una caratteristica bella l’essere fragili e mai negativa, un aspetto
che non bisogna nascondere, perché la fragilità è una ricchezza che crea
l’amore, che unisce gli uomini, e per tale ragione chi lo sa guardare (chi ha
amore) dice “Credo negli esseri umani
che hanno il coraggio di esseri umani”: il coraggio di non nascodersi, di
aprire i propri sentimenti. Non bisogna avere paura della propria fragilità,
non bisogna nasconderla, ma condividerla con gli altri, perché anch’essi sono
fragili di fronte a una realtà che accomuna tutti, qui dove solo insieme si può
affrontare tutto, attraverso l’amore che non ha bisogno di uomini che devono
apparire, ma capaci solamente di essere semplicemente esseri umani. “Amiamoci”
è l’invito dell’autore nel suo brano, perché l’amore vincerà, solo l’amore
porta alla vittoria, se non c’è allora l’uomo non vincerà mai nessuna
battaglia. Pensiamo al nostro Paese: se è divenuto una Repubblica, se ha
sconfitto il Fascismo e la guerra… se dopo ha vissuto il boom economico lo è
stato per un popolo unito dalla propria semplicità, dall'unione e sopratutto
dall'amore per l'uno e per l'altro. Amore che ha generato e unito piccoli
progetti, che uniti sono divenuti grandi, grazie agli esseri umani, ognuno con
la sua voce, verso la fondazione di una vita migliore; esseri umani tra cui non
c'era chi collezionava trofei, ma che avevano idee per costruire; esseri umani
che non operavano per se stessi, ma per l'uno e l'altro, con l’amore, il vero
strumento della vittoria e del successo. Esseri umani semplici fatti d'amore
puro e reale. Esseri umani che vivono delle imperfezioni, di cui sono autori,
ma esseri umani fatti di cuori grandi, che quando si fanno afferare dall'amore
questo li fa vincere; l'amore che ha vinto e vince sempre così come sempre
vincerà: “L’amore, amore, amore ha vinto, vince, vincerà, credo negli esseri
umani... Credo negli esseri umani… credo negli esseri umani... che hanno
coraggio, coraggio di essere umani” dice Mengoni esaltando l'invito a guardarsi
dentro e vedere cosa sei, ossia un essere umano come tanti. Esseri umani, ma
che si sono dimenticati di essere esseri umani. Un importante messaggio quello
di Marco Mengoni, a cui faccio un grande complimento e a cui esprimo la mia
ammirazione; un autore, un osservatore di grande cuore, nobile, con il suo
messaggio che ci insegna da dove dobbiamo partire per essere felici:
dall'amore. un autore che ha compreso bene cosa gli esseri umani devono curare
in se - l'amore - e ciò vale a livello universale. Un autore che come ogni
essere umano ha scritto una poesia, una sua riflessione filosofica con il
titolo di “Essere umano”, di fronte a esseri umani che prendano il coraggio di
curare il proprio sé, aiutandosi e stando insieme. E tutti noi siamo uno come
tanti, uguali agli altri, capaci di tirar fuori la nostra facoltà di costruire
un mondo migliore, attraverso l'amore, proprio perché esseri umani. Grande
Marco Mengoni, che in questo testo si collega a ciò che da ormai da tempo dico
a tutti: “dobbiamo partire da noi stessi, dai nostri cuori che non dialogano,
portando alla freddezza dei sentimenti… da tempo ci siamo dimenticati di essere
semplicemente degli esseri umani”. Un messaggio che tutti dobbiamo cogliere:
crediamo i noi stessi, crediamo nell’uno e nell’altro (mettendo da parte i
valori che attribuiamo ai trofei) e quindi facciamo fuoriuscire da noi la
facoltà d'amore e aiutiamo anche gli altri a tirarla fuori; operiamo con
l'amore per vincere ogni battaglia e troveremo solo così equilibrio, benessere
e felicità.
Giuseppe
Sanfilippo
Giuseppe Sanfilippo scrittore, filosofo consulente sei un grande..
RispondiEliminaImmaginiamoci quali cellule del corpo umano: tante, differenti, ma tutte con lo stesso obiettivo. Chissà se allora anche le cellule 'cancerogene' ci insegneranno come 'non essere'; se si coglie la metafora.
RispondiEliminaImmaginiamoci quali cellule del corpo umano: tante, differenti, ma tutte con lo stesso obiettivo. Chissà se allora anche le cellule 'cancerogene' ci insegneranno come 'non essere'; se si coglie la metafora.
RispondiEliminaConcordo
EliminaPorco dio
RispondiEliminaMa Dio non viene nominato
RispondiElimina