Al
Teatro dei Conciatori non ci si riposa mai. Terminata da poco la terza stagione
ufficiale, ultimato da tempo il cartellone 2015/2016, avviata la campagna
abbonamenti, il direttore artistico Antonio Serrano (insieme a Gianna Paola
Scaffidi) è sempre al lavoro per il bene del teatro indipendente. Il suo, ma
non solo. Dopo più di un anno di riflessione, di contatti, di modalità per far
si che i teatri off (che spesso e volentieri sono la vera sede della moderna
drammaturgia italiana) possano non solo vivacchiare ma rilanciare il proprio
prezioso ruolo, le sue febbrili iniziative hanno trovato l’appoggio di altre
realtà in varie regioni d’Italia e, senza pensarci più di tanto, è stata
approntata l’edizione N° 0 della rassegna Con.Te 3.0 – prove tecniche di
programmazione – che non è solo messa in scena di spettacoli ma un vero e
proprio progetto di sviluppo del teatro. Per ora le città e i teatri
interessati sono nove: Il Teatro dei Conciatori di Roma, il Teatro San
Salvatore di Bologna, il Teatro delle Spiagge di Firenze, il Nuovo Teatro
Sanità di Napoli, il Teatro della Misericordia di San Sepolcro, lo Spazio
Tertulliano di Milano, il Teatro Cantelli a Vignola (Modena), il Teatro Civico
14 di Caserta e la Sala Cutu di Perugia. Ne abbiamo parlato con l’ideatore Antonio Serrano
(Conciatori di Roma), insieme a Mario Gelardi (Direttore artistico e autore
pluripremiato, Nuovo Teatro Sanità di Napoli) e Cristian Palmi (Direttore organizzativo
del Teatro delle Spiagge, Firenze). Ma sono previste e in via di definizione
nuove adesioni in tutta Italia.
Allora
Antonio, un progetto interessantissimo che è partito quasi all’improvviso con
questa prima rassegna ospitata nel tuo teatro...
Eh si! L’idea sarebbe quella
poi, più in la, di consorziarsi, di unirsi tutti insieme, in una struttura
legalmente riconosciuta, per poter diventare Centro di produzione e, ogni anno,
produrre qualcosa, con le forze di tutti, affinchè quello spettacolo prodotto
possa circuitare in quelli che sono i circuiti ufficiali delle Regioni in cui i
teatri consorziati risiedono!
Sarebbe
davvero una cosa straordinaria. Adesso, per capire fattivamente come procederà
questa vostra iniziativa appena partita, i cinque spettacoli in scena nel tuo
teatro andranno poi negli altri otto aderenti al progetto?
Esattamente. Gli stessi
spettacoli saranno, a turno, ospitati da tutti i teatri che ti ho citato prima.
L’idea
come è nata? Per aiutare le piccole compagnie che spesso nascono nei teatri
off?
Cristian Palmi |
Era da tempo che ci pensavo.
L’anno scorso ho iniziato, casualmente, a contattare delle persone perché era
giunto il momento di muoversi, in qualche modo. Tanti spettacoli, anche di
grande qualità, che nascono negli spazi off, quasi sempre sono destinati, al
termine dell’ultima replica, a morire nello stesso luogo in cui vedono la luce.
Perché, mi sono detto, questi spettacoli a volte molto belli, graditi dal
pubblico e dalla critica, debbono finire così? Perché non dargli la possibilità
di essere visti fuori dalle mura di quel luogo? Da qui l’esigenza di portarli
anche in altre città. Nel momento in cui ho esternato questa volontà ho
incontrato altre persone, intelligenti, che hanno capito l’importanza di questa
situazione e abbiamo fatto le prime riunioni. Sono nate delle idee che hanno
portato a questa prima rassegna, che serviva in qualche modo ad annusarci, a
capire come relazionarci. Già abbiamo programmato, nel corso della prossima
stagione teatrale, l’ospitalità delle compagnie nei nostri teatri. Ti dirò di
più..qualcosa già era nato perché noi dei Conciatori siamo andati a Firenze e
Bologna con “Cherry Doc’s”, il Teatro delle Spiagge di Firenze è venuto in
stagione da noi con “La cameriera di Puccini”, siamo stati con “Clara Schumann”
alla Sala Cutu di Perugia. Quindi alcune cose già si sono mosse e hanno
funzionato benissimo.
E il passo successivo per diventare
produzione?
Il passo successivo
presuppone la regolarizzazione, la legalizzazione di questa rete che sta
nascendo, quindi strutturarsi in un consorzio, una cooperativa, poi vedremo al
termine di questa prima rassegna, la forma giuridica da adottare.
Mario Gelardi |
Interviene
Mario Gelardi: “ci troviamo in una fase di cambiamento della normativa sul
teatro, quindi stiamo cercando di capire quale sarà la formula migliore” e, aggiunge Palmi “bisogna rispettare la
triennalità di questa legge”. “Esattamente – conclude Serrano – una volta capito questo, legalizzeremo la nostra
posizione e da quel momento, per i prossimi tre anni continueremo presentando
le nostre produzioni e scambiandoci gli spettacoli facendoli circuitare in
questa rete e proponendoli tutti insieme in due tre città in un periodo
ristretto e poi, nell’arco della stagione, presentarli nei propri cartelloni
col marchio di Con.Te. 3.0. Non a
caso le abbiamo chiamate prove tecniche
di programmazione”.
Si
parla tanto di nuova drammaturgia. Io sono convinto che le novità si trovino in
teatri come i vostri piuttosto che negli Stabili. Mi dite la vostra idea su
questo concetto che spesso viene travisato e fatto passare per qualcosa di
incomprensibile? Cosa è, cosa dovrebbe essere questa nuova drammaturgia ed il
ruolo dei teatri off in tutto questo.
Antonio Serrano |
“Oh, di questo ne abbiamo
parlato tra di noi, - risponde Serrano
– il ruolo dei teatri off è quello di proporre nuove forme di spettacoli o,
laddove non ci sia una nuova forma, di proporre cose non già viste, comunque
nuove scritture. Per quanto mi riguarda, la nuova drammaturgia è composta da
nuovi testi scritti da autori contemporanei che siano rappresentabili. Anche
con argomenti forti, perché no. Mi piace l’idea di una drammaturgia che
affronti temi legati al sociale e alla contemporaneità”. Aggiunge
Mario Gelardi: “Io vengo da una regione complicata come la Campania, in cui
c’è stata una grande fase di teatro di impegno civile. Sono drammaturgo ma
anche il dramaturg, alla tedesca, nel senso che aiuto le compagnie giovani a
trovare dei testi giusti, oppure lavoro su testo di altri per fare in modo che
vadano in scena con la compagnia giovani. Io penso che il termine teatro off
vada ormai usato per tutti quei teatri che non sono riconosciuti
ministerialmente e non nel senso che sono off, cioè fuori da un circuito. Non esistono più i circuiti. La madre della
drammaturgia contemporanea è proprio il teatro indipendente! Ti posso dire che
nella mia città, Napoli, il Teatro Nazionale non ha nessun autore
contemporaneo, non produce ormai da tre anni nessun autore vivente! Pensa
quindi se non ci fossimo noi come teatri di drammaturgia contemporanea, come si
alleverebbe una nuova generazione di drammaturghi! Raccontare quello che ci
accade intorno, e non dimenticare mai che il drammaturgo fa le domande, ma non
deve avere necessariamente le risposte. Deve continuare a farle le domande,
anche quando la società non vuole rispondere”. Chiude infine Palmi: “Anche noi, come il collega, abbiamo un autore
in compagnia, che è Antonio Zavagli, drammaturgo e dramaturg appunto. Ci
somigliamo molto come situazioni. Siamo compagnie che gestiscono uno spazio,
produciamo scritture originali che possano avere un appiglio con il presente,
ma non necessariamente. La nuova drammaturgia non è certamente il teatro di
ricerca, come qualcuno ancora travisa. E’ una scrittura originale che non
necessariamente deve essere strana o incomprensibile”.
Il
Corriere dello Spettacolo augura le migliori fortune al progetto Con.Te. 3.0
Paolo
Leone
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