29 giugno, 2015

Con.Te. 3.0 edizione n° 0. Nuove strategie di sopravvivenza all’orizzonte. Intervista di Paolo Leone



Al Teatro dei Conciatori non ci si riposa mai. Terminata da poco la terza stagione ufficiale, ultimato da tempo il cartellone 2015/2016, avviata la campagna abbonamenti, il direttore artistico Antonio Serrano (insieme a Gianna Paola Scaffidi) è sempre al lavoro per il bene del teatro indipendente. Il suo, ma non solo. Dopo più di un anno di riflessione, di contatti, di modalità per far si che i teatri off (che spesso e volentieri sono la vera sede della moderna drammaturgia italiana) possano non solo vivacchiare ma rilanciare il proprio prezioso ruolo, le sue febbrili iniziative hanno trovato l’appoggio di altre realtà in varie regioni d’Italia e, senza pensarci più di tanto, è stata approntata l’edizione N° 0 della rassegna Con.Te 3.0 – prove tecniche di programmazione – che non è solo messa in scena di spettacoli ma un vero e proprio progetto di sviluppo del teatro. Per ora le città e i teatri interessati sono nove: Il Teatro dei Conciatori di Roma, il Teatro San Salvatore di Bologna, il Teatro delle Spiagge di Firenze, il Nuovo Teatro Sanità di Napoli, il Teatro della Misericordia di San Sepolcro, lo Spazio Tertulliano di Milano, il Teatro Cantelli a Vignola (Modena), il Teatro Civico 14 di Caserta e la Sala Cutu di Perugia. Ne abbiamo  parlato con l’ideatore Antonio Serrano (Conciatori di Roma), insieme a Mario Gelardi (Direttore artistico e autore pluripremiato, Nuovo Teatro Sanità di Napoli) e Cristian Palmi (Direttore organizzativo del Teatro delle Spiagge, Firenze). Ma sono previste e in via di definizione nuove adesioni in tutta Italia.

Allora Antonio, un progetto interessantissimo che è partito quasi all’improvviso con questa prima rassegna ospitata nel tuo teatro...

Eh si! L’idea sarebbe quella poi, più in la, di consorziarsi, di unirsi tutti insieme, in una struttura legalmente riconosciuta, per poter diventare Centro di produzione e, ogni anno, produrre qualcosa, con le forze di tutti, affinchè quello spettacolo prodotto possa circuitare in quelli che sono i circuiti ufficiali delle Regioni in cui i teatri consorziati risiedono!

Sarebbe davvero una cosa straordinaria. Adesso, per capire fattivamente come procederà questa vostra iniziativa appena partita, i cinque spettacoli in scena nel tuo teatro andranno poi negli altri otto aderenti al progetto?

Esattamente. Gli stessi spettacoli saranno, a turno, ospitati da tutti i teatri che ti ho citato prima.

L’idea come è nata? Per aiutare le piccole compagnie che spesso nascono nei teatri off?

Cristian Palmi
Era da tempo che ci pensavo. L’anno scorso ho iniziato, casualmente, a contattare delle persone perché era giunto il momento di muoversi, in qualche modo. Tanti spettacoli, anche di grande qualità, che nascono negli spazi off, quasi sempre sono destinati, al termine dell’ultima replica, a morire nello stesso luogo in cui vedono la luce. Perché, mi sono detto, questi spettacoli a volte molto belli, graditi dal pubblico e dalla critica, debbono finire così? Perché non dargli la possibilità di essere visti fuori dalle mura di quel luogo? Da qui l’esigenza di portarli anche in altre città. Nel momento in cui ho esternato questa volontà ho incontrato altre persone, intelligenti, che hanno capito l’importanza di questa situazione e abbiamo fatto le prime riunioni. Sono nate delle idee che hanno portato a questa prima rassegna, che serviva in qualche modo ad annusarci, a capire come relazionarci. Già abbiamo programmato, nel corso della prossima stagione teatrale, l’ospitalità delle compagnie nei nostri teatri. Ti dirò di più..qualcosa già era nato perché noi dei Conciatori siamo andati a Firenze e Bologna con “Cherry Doc’s”, il Teatro delle Spiagge di Firenze è venuto in stagione da noi con “La cameriera di Puccini”, siamo stati con “Clara Schumann” alla Sala Cutu di Perugia. Quindi alcune cose già si sono mosse e hanno funzionato benissimo.

E il passo successivo per diventare produzione?

Il passo successivo presuppone la regolarizzazione, la legalizzazione di questa rete che sta nascendo, quindi strutturarsi in un consorzio, una cooperativa, poi vedremo al termine di questa prima rassegna, la forma giuridica da adottare.

Mario Gelardi
 Interviene Mario Gelardi: “ci troviamo in una fase di cambiamento della normativa sul teatro, quindi stiamo cercando di capire quale sarà la formula migliore” e, aggiunge Palmi “bisogna rispettare la triennalità di questa legge”. “Esattamente – conclude Serrano – una volta capito questo, legalizzeremo la nostra posizione e da quel momento, per i prossimi tre anni continueremo presentando le nostre produzioni e scambiandoci gli spettacoli facendoli circuitare in questa rete e proponendoli tutti insieme in due tre città in un periodo ristretto e poi, nell’arco della stagione, presentarli nei propri cartelloni col marchio di Con.Te. 3.0. Non a caso le abbiamo chiamate prove tecniche di programmazione”.

Si parla tanto di nuova drammaturgia. Io sono convinto che le novità si trovino in teatri come i vostri piuttosto che negli Stabili. Mi dite la vostra idea su questo concetto che spesso viene travisato e fatto passare per qualcosa di incomprensibile? Cosa è, cosa dovrebbe essere questa nuova drammaturgia ed il ruolo dei teatri off in tutto questo.

Antonio Serrano
“Oh, di questo ne abbiamo parlato tra di noi, - risponde Serrano – il ruolo dei teatri off è quello di proporre nuove forme di spettacoli o, laddove non ci sia una nuova forma, di proporre cose non già viste, comunque nuove scritture. Per quanto mi riguarda, la nuova drammaturgia è composta da nuovi testi scritti da autori contemporanei che siano rappresentabili. Anche con argomenti forti, perché no. Mi piace l’idea di una drammaturgia che affronti temi legati al sociale e alla contemporaneità”.  Aggiunge Mario Gelardi: “Io vengo da una regione complicata come la Campania, in cui c’è stata una grande fase di teatro di impegno civile. Sono drammaturgo ma anche il dramaturg, alla tedesca, nel senso che aiuto le compagnie giovani a trovare dei testi giusti, oppure lavoro su testo di altri per fare in modo che vadano in scena con la compagnia giovani. Io penso che il termine teatro off vada ormai usato per tutti quei teatri che non sono riconosciuti ministerialmente e non nel senso che sono off, cioè fuori da un circuito.  Non esistono più i circuiti. La madre della drammaturgia contemporanea è proprio il teatro indipendente! Ti posso dire che nella mia città, Napoli, il Teatro Nazionale non ha nessun autore contemporaneo, non produce ormai da tre anni nessun autore vivente! Pensa quindi se non ci fossimo noi come teatri di drammaturgia contemporanea, come si alleverebbe una nuova generazione di drammaturghi! Raccontare quello che ci accade intorno, e non dimenticare mai che il drammaturgo fa le domande, ma non deve avere necessariamente le risposte. Deve continuare a farle le domande, anche quando la società non vuole rispondere”. Chiude infine Palmi: “Anche noi, come il collega, abbiamo un autore in compagnia, che è Antonio Zavagli, drammaturgo e dramaturg appunto. Ci somigliamo molto come situazioni. Siamo compagnie che gestiscono uno spazio, produciamo scritture originali che possano avere un appiglio con il presente, ma non necessariamente. La nuova drammaturgia non è certamente il teatro di ricerca, come qualcuno ancora travisa. E’ una scrittura originale che non necessariamente deve essere strana o incomprensibile”.

Il Corriere dello Spettacolo augura le migliori fortune al progetto Con.Te. 3.0

Paolo Leone



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