Roma, Teatro dei Conciatori
(via dei Conciatori 5). Dal 2 al 7 giugno 2015
Scena “pulp” in
palcoscenico per l’ultimo appuntamento stagionale al Teatro dei Conciatori. Il
morso, spettacolo scritto da Giuseppe Convertini e Alessandro Amori, per la
regia del primo, mi aveva incuriosito per la sua sinossi molto intrigante,
inducendomi ad affrontare il caldo romano in un giorno di festa. Promesse
mantenute solo in parte. La scena si apre con un uomo, la bocca sporca di
sangue, e una donna che giace in terra, apparentemente morta, col collo
sanguinante ferito da un morso profondo e un coltellaccio di fianco. Lui
inveisce contro l’aggressore, si dispera. Poi inizia un lungo percorso a
ritroso, aiutato da un funzionale velatino a separare il presente dal passato,
alla ricerca delle cause di una così inspiegabile ferocia. Sarà un viaggio nel
tempo e nelle sue tare psichiche, ma anche in una terra di riti magici, con
personaggi che tormenteranno la sua mente così follemente razionale.
Il tema, interessante da affrontare, del
leggendario “morso della taranta” e delle sue conseguenze, delle verità
occultate e ammantate di mitologia, delle realtà da non nominare in una società
rurale e magica come quella salentina, si scontra con una messa in scena che
suscita più di una perplessità. L’utilizzo continuo del video, che da sempre
divide in teatro, qui è davvero eccessivo. Se l’idea di rappresentare gli
incubi del protagonista maschile (Daniele Tammurello), nel vortice del suo
delirio di “tarantato”, poteva essere accettato per far comprendere la genesi
della sua efferatezza, non lo è più se le immagini e soprattutto l’audio, si
vanno a sovrapporre, fino a cancellarlo dalla scena, all’interprete sul palco.
Effetto quanto mai fastidioso, alla lunga. Una drammaturgia basata in così
tanta parte sulle proiezioni video, non convince. L’idea di base è
interessante, ma lo spettacolo, col passare dei minuti, diventa pesante e anche
ripetitivo. Il finale è stucchevole, una sorta di psico-thriller poco
convincente, nonostante l’interpretazione estremamente fisica di Tammurello e
Maria Antonietta Pagliara. Peccato.
Paolo
Leone
Il Morso, di Giuseppe
Convertini e Alessandro Amori. Regia di Giuseppe Convertini.
Con Daniele Tammurello e M.
Antonietta Pagliara. E con la partecipazione video della Compagnia Laboratorio
“Il Sud in movimento”
Si ringrazia l’ufficio
stampa del Teatro dei Conciatori nella persona di Maya Amenduni.
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