La
musica è un’attività umana speciale che spesso percorre momenti delle nostre
vite. A volte la musica è un inno di luce per la mente, un chiarore per
riflettere; ci dà formazione, coraggio, ci aiuta a rialzarci dopo una caduta.
La musica certe volte è un modello da cui prendere spunto. Tali parole non sono
solo frutto di pensiero o riflessione, bensì un prodotto di sperimentazione in
prima persona. La mia vita posso paragonarla a delle canzoni di Giannni
Morandi, perché molte delle sue canzoni (come alcune di altri) mi hanno
accompagnato nel cammino; la mia vita, come quella di un qualsiasi individuo, è
stata ricca di emozioni positive e negative. Nella mia vita ho spesso incontrato,
purtroppo, delle persone che mi hanno svalutato in modo profondo e brutale, in
un contesto in cui ovviamente, quando le persone ti fanno del male ti trovi
scoraggiato e non è facile non cadere. Molte volte sono caduto e un supporto di
sostegno è stata una canzone proprio di Gianni Morandi,“Uno su mille”, un punto
fondamentale che mi accompagna nel mio cammino.
La
stessa, che in apparenza sembra sostenere che solo “Uno” ci riesce, in realtà
sostiene una cosa diversa. Quell’ “Uno” sta infatti a indicare l’unicità di un
singolo individuo, perché ogni singolo è un “Uno”. Grazie a questa canzone ho
detto “Non credo a chi mi dice che sono finito, che non arriverò mai da nessuna
parte” e così ho iniziato a contare su me stesso, a credere in me, a un uomo
che aveva da imparare e da insegnare e che come tanti aveva in sé il suo “Uno”;
come il personaggio della canzone non ho mai barato e così sono divenuto l’uomo
che sono, smentendo chi diceva che non ero nessuno. Grazie ai miei dispiaceri
ho fatto la conoscenza non solo della mia sensibilità, del mio sé, ma
soprattutto la conoscenza del male e dei dolori umani. Ho concepito che
attraverso dispiaceri e dolori si poteva partire per poter dare qualcosa che
potesse aiutare il mondo e l’uomo a migliorare; attraverso dispiaceri nascono
conoscenze, comprensioni e la possibilità di poter dare di più, come canta
Morandi insieme a Tozzi e Ruggeri in “Si può dare di più”. Non c’è bisogno di
essere un eroe, perché ogni uomo è un eroe, ognuno è uno su mille e proprio per
questo può dare sempre qualcosa di più rispetto all’altro, qualcosa di diverso,
perché non esiste un “uno” uguale all’altro, ciascuno ha un vissuto differente,
con i suoi dolori e dispiaceri. Il dolore, un’emozione negativa che per ogni
uomo dovrebbe raffigurare la possibilità di migliorare il presente per se
stesso e per gli altri. Ho elaborato questo dai due successi del cantante e
avevo solo 9 anni quando lo incontrai nel mio cammino per la prima volta. Mali
e dolori che mi sono serviti per crescere, per scrivere la mia vita e da una
parte per fortuna, perché altrimenti non avrei nulla da scrivere – cosa potrei
scrivere se non avessi provato emozioni, positive o negative che siano?
Sostenevo
questo e intanto crescevo con i miei sogni da realizzare, che nessuno ha mai
potuto distruggere e abbattere, anche se c’erano coloro che li svalutavano, ma
io intanto camminavo e come dice lo stesso Morandi nella sua “Canzone libera” “non
mi risparmiavo, pronto a seguire… le volate del mio cuore” – crescendo a modo
mio, di fronte alla vita, che è una canzone libera, libero di credere in ciò
che voglio, là dove ci sono strade sempre di nuove; avventure che non ti
aspetti, da scoprire solo da chi ha voglia di vivere veramente: “questa vita
solo mia”, dice Morandi, qui in un mondo in cui il mio canto è libero qui nello
stesso dove “nasce il sentimento, nasce in mezzo al pianto […] vola sulle
accuse della gente…” ci insegna Lucio Battisti, perché il sentimento negativo
che proviamo ci porta proprio ad accusare delle persone a volte; e non ci
rendiamo conto che solo se ci facciamo afferrare dall’amore, questo “fa l’acqua
buona”, come dice Ivano Fossati nella sua “l’amore fa”. “L’amore ci cambia la
vita” dice Morandi, perché ci migliora, ci rende felici e ci fa stare bene..
l’amore non solo inteso come quello che unisce una coppia, ma anche inteso come
quel sentimento universale che vive nei nostri cuori.
Insomma
la musica, le canzoni ci accompagnano nelle nostre vite, contengono tratti
delle nostre vite, a volte però ce ne accorgiamo più tardi. Infatti, certe
volte ci sono delle canzoni che ci ricordano delle emozioni della vita che
abbiamo vissuto prima e che fanno parte del nostro passato. Ad esempio, proprio
una delle ultime canzoni di Morandi “Solo insieme saremo felici”, mi ricorda un momento nella mia vita passata
in cui ero “Io […] una foglia li sospesa […] che osservavo delle nuvole in
cielo aspettando dei segnali...” – era l’attesa, la speranza dell’amore più
grande della vita, che un giorno arrivò dandomi tanto, ma come la musica niente
è eterno e così si cade ancora, ma non per questo bisogna avere timore, perché
la vita non finisce. Mi è anche capitato di trovarmi pugnalato da chi era un
grande amico, una pugnalata al cuore nel momento in cui hai bisogno proprio di
avere un amico vicino; così ti trovi da solo, un lupo solitario, sì, perché in
questi momenti dove ci sentiamo abbandonati da tutti ci sentiamo “lupi solitari”,
come canta Ivana Spagna. Ogni male e angoscia sono strettamente personali e
anche se gli altri possono comprenderlo, capirlo ogni male è personale, è per
questo che “siamo lupi solitari con un grande cuore”. Cuore che non dobbiamo
tenere in catene per farlo poi battere solo nelle nostre frustrazioni,
portandoci a compiere violenze verso altri - anche se chi fa violenza è pur
sempre un Uno e se non fai del male non permetti al ricevente di costruire. In
un mondo in cui ogni vita è una canzone libera, che solo tu componi, una canzone
libera che ti insegna, che ti istruisce a conoscere il tuo dolore, a prenderlo
in mano e farne uno strumento per migliorare te stesso e il mondo. In sostanza
ogni sofferenza va presa per farne un bagaglio di conoscenza e comprensione per
aiutare gli altri, aiutando così anche se stessi. La sofferenza è
indispensabile alla nostra vita, perché ogni sofferenza è parte di una storia,
della storia di ogni individuo, senza la quale non esisterebbero gioie e
dolori, senza la quale non esisterebbe una vita da raccontare in una canzone
libera.
Ho
scritto quest’articolo per dire “Grazie a tutti”: a chi mi vuole bene, a chi mi
ha amato, a chi mi ha fatto del male, a chi mi ha insegnato ad andare avanti, a
chi mi ha insegnato e rinsegnato l’amicizia, a Morandi che canta che “quando
credi che sia finita un’occasione invece avrai”. Lo dedico a chi pensa e crede
che per essere migliori si debba ferire il prossimo, a chi si mostra possente,
quando invece è molto fragile. Lo dedico alle loro vittime, che sono fragili,
di una fragilità di cui certe persone si approfittano. Lo dedico a chi non
crede a se stesso, a chi vede negli altri dei grandi senza accorgersi che in
realtà quello che vede è solo se stesso: l’altro, chi ti sta di fronte, è solo uno
specchio falso in cui ti specchi.
Giuseppe Sanfilippo
Sei un grande uomo Giuseppe. Ti meriti tanto nella vita.
RispondiEliminaChi ti conosce sa bene cosa hai passato e sa bene che sei un esempio, un modello da cui imparare
RispondiEliminaUn uomo che a fatto delle sue sofferenze un'alternativa per aiutare gli altre. Un uomo che dal dolore e nato un grande filantropo: Sei unico Giuseppe e questo fa di te un grande filosofo consulente e un grande professionista
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