Festival delle musiche,
Arezzo. Venerdì 24 luglio 2015
A volte bisogna
sapersi fermare, dimenticare tutto il resto e restare in ascolto. È quello che
abbiamo fatto venerdì 24 luglio all’Eden Lab in occasione del Festival delle
musiche. Sono le 19.30, fatidica ora dell’aperitivo, ma noi ci concentriamo nel
sentire scorrere le parole di Andrea Franchi, accompagnate dalla sua stessa
chitarra. Sono parole che nascono da dentro, da un bisogno interiore di
esprimersi, che danno uno sguardo esterno della sua intimità, sono parole dette
quasi sotto voce, per lasciare a noi il compito di ascoltarle in silenzio.
I pezzi che il
cantautore, musicista e compositore pratese propone sono estratti da due suoi
dischi, “Lei o contro di lei” (2012) e “Tanz!” (2015). Ci domandiamo che cosa
significhi quest’ultimo titolo e Franchi in privato ci risponde che “l’album
vuole essere un inno al muoversi, al non stare fermo, al guardarsi da fuori mentre
si danza. Una ricerca interiore per fuggire l’immobilismo mentale, dove la più
grande conquista dell’uomo è la sconfitta.” Tra i brani notiamo “Guarigioni” e
“Doppio delitto”, un inno all’uccidere simbolicamente se stesso, come specifica
il musicista con tagliente ironia, “non perché abbia mai desiderato uccidere
fisicamente qualcuno.” Ci innamoriamo subito di “Occhio ragazzi”, brano
ispirato alla storia del Mostro di Firenze e ai suoi duplici omicidi. Il titolo
si riferisce alla tipica espressione che veniva usata negli anni ‘80 e addirittura
affissa nei manifesti come avvertimento alle giovani coppie di non allontanarsi
in luoghi troppo appartati per non rischiare la vita. Ci fermiamo un po’ a
parlare con Andrea e scopriamo che è la prima volta che in un solo album
inserisce così tanti pezzi strumentali, quattro su dieci, perché “io mi sento
innanzitutto un musicista prima che un cantautore, anche se per me non c’è
differenza tra i pezzi, sono tutte canzone.”
La carriera artistica
di Andrea Franchi è intensa e varia. Da anni collabora come chitarrista,
batterista e coautore con Paolo Benvegnù; come musicista e produttore con Marco
Parenti, Andrea Chimenti, Marco Iacampo, Alessandro Fiori, Giorgia del Mese e
Matteo Bonechi, per citarne alcuni. Realizza, inoltre, le musiche di “Ivi ci
sta lo fegato” del Teatro Metropopolare e la colonna sonora per “Il Topo” con
la regia di Paolo Magelli. Ricorda ancora con grande affetto lo spettacolo
prodotto dal Teatro Metastasio di Prato: un’esperienza significativa sia per il
testo, un riadattamento da un racconto di Raffaello Pecchioli, che per il modo
di lavorare del regista con lui e con gli attori. “Io non sono un grande
lettore, ma in quel caso il racconto di Raffaello mi era entrato dentro le
ossa, era parte di me.”
Progetti futuri? “Costituire
una nuova band con cui girare e creare una musica più personale, un mio tratto
distintivo contaminato anche dalle percussioni africane.” Noi intanto
aspettiamo l’8 agosto per ascoltarlo insieme a Paolo Benvegnù durante il Simmetrie
Festival di Arezzo.
Sara
Bonci
Nessun commento:
Posta un commento