27 luglio, 2015

"Liberata", testo e regia di Nicola Bonazzi. Di Daria D.


Piccolo Teatro Grassi, Milano. Sabato 25 luglio 2015

Una storia d’amore, sottomissione, violenza, gelosia, fede, speranza, ambientata tra le giostre, i calcinculo, le baracchine, i tiri a segno, i palloncini, i colori e le luci di un Luna Park, il mare della riviera romagnola sullo sfondo, e una donna che prega e che fa di nome Liberata.
Liberata, è una donna illibata, superstiziosa, devota, che lavora in uno di quei tiri a segno del Luna Park, “come un’oca tra le oche” crede nell’amore, non ne ha mai conosciuto uno, vive di sogni, come quello di sposarsi in chiesa con l’uomo più bello del mondo. Sogni banali, ma per chi vive di poco o di nulla, rappresentano il Tutto e nessuno ha il diritto di ucciderli, quei sogni.
Ma ecco che un uomo dall’aspetto “da divo di Hollywood” si avvicina a Liberata, per tentare la fortuna e lei, “come un’oca tra le oche” ci casca, ovverosia s’innamora. E lui, Italo, nome di fascista memoria, che è padre/padrone, con due figlie che rinchiude nel carrozzone quando va a farsi i fatti suoi, vedovo, bello e alto, con la sigaretta in bocca come “un divo di Hollywood”, sa come approfittare di una donna, come farne una schiava, come addomesticarla, come punirla, come sfruttarla, senza mai darle un po’ di affetto, attenzione e rispetto. Lei è per lui né più né meno che un fenomeno da baraccone, “Venghino! Venghino! Signori…” si rivolge a noi come fossimo il pubblico del suo circo, in questa  fiera di paese dove si parla il dialetto emiliano/romagnolo. E noi, lì, ad assistere  alla loro storia, alle loro sofferenze, abbiamo pagato il biglietto, è uno spettacolo, è un varietà, quelle donne non soffrono davvero, non sono violentate, sfruttate, picchiate, è tutta una finzione! Quando finirà lo spettacolo… già, quando finirà lo spettacolo… che succederà?
Nicola Bonazzi mette in scena, per la rassegna TRAMEDAUTORE giunta alla quindicesima edizione, grazie a OUTIS e alle sue organizzatrici Angela Calicchio e Tatiana Olear, con un gruppo di straordinari attori e  una regia forte e delicata insieme, che non usa espedienti intellettualistici né complicazioni registiche che molte volte nascondono il vuoto, la leggenda di Santa Liberata e la riadatta ambientandola nella sua terra, l’Emilia Romagna, facendole  parlare il dialetto di questa terra, generosa e passionale.
Santa Liberata, aveva chiesto una grazia per non dover venire meno al suo voto di castità e così, nella notte precedente al matrimonio, Dio  le aveva concesso di “liberarsi” presentandosi al futuro sposo con una folta barba, che le era cresciuta nel frattempo. Non si sposò ovviamente, ma il padre la fece crocifiggere. Una leggenda che, come tutte le leggende, è il simbolo di una condizione umana, in questo caso della donna, e della sua sottomissione ai padri/padroni che ancora esistono, soprattutto dove vige l’ignoranza, la promiscuità, la rabbia, la violenza. E non solo. Anche dietro facciate rispettabili e inimmaginabili, la donna vive una condizione di dipendenza, di sofferenza, che in silenzio lei accetta, perché COSI' E' STATO E SEMPRE SARA'. AMEN.
Liberata è dolce, sottomessa, sempre al servizio di Italo che vive come in un harem, molto bella la scena iniziale, quando il “sovrano”, con una gran faccia da schiaffi, sigaretta in bocca, sguardo altero, il maschio perfetto,  si lascia vestire dalle tre donne, dando  ordini e beandosi del suo aspetto. E quella tremenda della violenza sulla figlia, che muta accetta di saziare le voglie del padre, perché non ci sono alternative.
Gli attori,  così ben diretti, ci comunicano tutte le sfumature dell’animo umano in questa storia che il regista allontana nel tempo, ma che è così attuale, tremendamente attuale.
Ma alla fine, Liberata userà quella cinghia che tante volte Italo aveva sferzato  su di lei e sulle figlie, per  compiere un atto, l’ultimo, il più tragico, ma il più liberatorio.
Lo spettacolo finisce, le luci si spengono, le giostre non girano più, i tiri a segno non hanno più clienti, e noi usciamo dal circo pensando che era tutto tremendamente vero.

Daria D.


Con Micaela Casalboni, Giulia Franzaresi, Andrea Gadda, Frida Zerbinati
Aiuto regia Carolina de la Calle Casanova
Scene di Nicola Bruschi
Costumi di Cristina Gamberini
Organizzazione Stefano Salerno
Produzione Compagnia Teatro dell’Argine
OUTIS, Tramedautore XV Festival Internazionale del Teatro della Regioni

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