Piccolo Teatro Grassi,
Milano. Sabato 25 luglio 2015
Una storia d’amore,
sottomissione, violenza, gelosia, fede, speranza, ambientata tra le giostre, i
calcinculo, le baracchine, i tiri a segno, i palloncini, i colori e le luci di
un Luna Park, il mare della riviera romagnola sullo sfondo, e una donna che
prega e che fa di nome Liberata.
Liberata, è una donna
illibata, superstiziosa, devota, che lavora in uno di quei tiri a segno del
Luna Park, “come un’oca tra le oche” crede nell’amore, non ne ha mai conosciuto
uno, vive di sogni, come quello di sposarsi in chiesa con l’uomo più bello del
mondo. Sogni banali, ma per chi vive di poco o di nulla, rappresentano il Tutto
e nessuno ha il diritto di ucciderli, quei sogni.
Ma ecco che un uomo
dall’aspetto “da divo di Hollywood” si avvicina a Liberata, per tentare la
fortuna e lei, “come un’oca tra le oche” ci casca, ovverosia s’innamora. E lui,
Italo, nome di fascista memoria, che è padre/padrone, con due figlie che
rinchiude nel carrozzone quando va a farsi i fatti suoi, vedovo, bello e alto,
con la sigaretta in bocca come “un divo di Hollywood”, sa come approfittare di
una donna, come farne una schiava, come addomesticarla, come punirla, come
sfruttarla, senza mai darle un po’ di affetto, attenzione e rispetto. Lei è per
lui né più né meno che un fenomeno da baraccone, “Venghino! Venghino! Signori…”
si rivolge a noi come fossimo il pubblico del suo circo, in questa fiera di paese dove si parla il dialetto
emiliano/romagnolo. E noi, lì, ad assistere
alla loro storia, alle loro sofferenze, abbiamo pagato il biglietto, è
uno spettacolo, è un varietà, quelle donne non soffrono davvero, non sono
violentate, sfruttate, picchiate, è tutta una finzione! Quando finirà lo
spettacolo… già, quando finirà lo spettacolo… che succederà?
Nicola Bonazzi mette
in scena, per la rassegna TRAMEDAUTORE giunta alla quindicesima edizione,
grazie a OUTIS e alle sue organizzatrici Angela Calicchio e Tatiana Olear, con
un gruppo di straordinari attori e una
regia forte e delicata insieme, che non usa espedienti intellettualistici né
complicazioni registiche che molte volte nascondono il vuoto, la leggenda di Santa
Liberata e la riadatta ambientandola nella sua terra, l’Emilia Romagna,
facendole parlare il dialetto di questa
terra, generosa e passionale.
Santa Liberata, aveva
chiesto una grazia per non dover venire meno al suo voto di castità e così,
nella notte precedente al matrimonio, Dio
le aveva concesso di “liberarsi” presentandosi al futuro sposo con una
folta barba, che le era cresciuta nel frattempo. Non si sposò ovviamente, ma il
padre la fece crocifiggere. Una leggenda che, come tutte le leggende, è il
simbolo di una condizione umana, in questo caso della donna, e della sua
sottomissione ai padri/padroni che ancora esistono, soprattutto dove vige
l’ignoranza, la promiscuità, la rabbia, la violenza. E non solo. Anche dietro
facciate rispettabili e inimmaginabili, la donna vive una condizione di
dipendenza, di sofferenza, che in silenzio lei accetta, perché COSI' E' STATO E
SEMPRE SARA'. AMEN.
Liberata è dolce,
sottomessa, sempre al servizio di Italo che vive come in un harem, molto bella
la scena iniziale, quando il “sovrano”, con una gran faccia da schiaffi,
sigaretta in bocca, sguardo altero, il maschio perfetto, si lascia vestire dalle tre donne, dando ordini e beandosi del suo aspetto. E quella
tremenda della violenza sulla figlia, che muta accetta di saziare le voglie del
padre, perché non ci sono alternative.
Gli attori, così ben diretti, ci comunicano tutte le
sfumature dell’animo umano in questa storia che il regista allontana nel tempo,
ma che è così attuale, tremendamente attuale.
Ma alla fine,
Liberata userà quella cinghia che tante volte Italo aveva sferzato su di lei e sulle figlie, per compiere un atto, l’ultimo, il più tragico,
ma il più liberatorio.
Lo spettacolo
finisce, le luci si spengono, le giostre non girano più, i tiri a segno non
hanno più clienti, e noi usciamo dal circo pensando che era tutto tremendamente
vero.
Daria
D.
Con Micaela Casalboni,
Giulia Franzaresi, Andrea Gadda, Frida Zerbinati
Aiuto regia Carolina de la
Calle Casanova
Scene di Nicola Bruschi
Costumi di Cristina
Gamberini
Organizzazione Stefano
Salerno
Produzione Compagnia Teatro
dell’Argine
OUTIS, Tramedautore XV
Festival Internazionale del Teatro della Regioni
Nessun commento:
Posta un commento