Piccolo Teatro Grassi, Milano. Venerdì 24 luglio 2015
I due fratelli veneti, talmente affiatati che a stento
riconosciamo chi sia il braccio e chi la mente, ma sospettiamo lo siano
entrambi, alternandosi, ci stupiscono molto positivamente presentandoci uno
spettacolo, nella settimana che OUTIS e il Piccolo dedicano al teatro delle
regioni, che pur con un titolo così
romantico, di fogazzariana
memoria, è invece l’affresco di un mondo
che di idilliaco non ha proprio nulla, stravolgendo quell’idea che abbiamo
della montagna, dove tutto ci appare puro e quasi divino, incontaminato e
felice. Ergo, ci piace.
E’ infatti la storia surreale ma non troppo, di una famiglia composta da quattro fratelli,
e qui ci viene il sospetto che i genitori siano stati “soppressi” magari con
una dose di funghi avvelenati e poi sotterrati nella neve, che si alternano, anche loro? in ruoli alquanto “originali” nella gestione di un
albergo in un comprensorio sciistico.
Lo spettatore già dall’inizio è spiazzato, quando
entra in scena Ennio, il fratello più “originale” di tutti che con un paio di corna da cervo sulla testa
stra-parla di funghi, e sa tutto di loro, e per l’intero spettacolo non aprirà
bocca se non per raccontarci le specie,
i modi di prenderli, di mangiarli, di riconoscerli, insomma un “autistico
micologico” come viene definito. Poi
appare la sorella Elsa, che invano cerca di instaurare una conversazione con
Ennio, sembra lei quella che prende le decisioni, la più organizzata e decisa a
preparare l’inaugurazione della stagione invernale in pompa magna, peccato che
la neve non ci sia, però fa un freddo
cane e la caldaia è andata in blocco.
Fiato sprecato chiedere aiuto al micologo, lui la guarda, stupefatto,
come se fosse in un altro mondo, piccolo o grande che sia, quello di una natura
non matrigna, non “scalmanata” ma che fa il suo dovere, nulla più.
Molto interessanti la scenografia,le musiche
inquietanti, i costumi, riempiono la scena
in maniera perfetta dando ai dialoghi, ai movimenti, ai silenzi una ancora maggiore espressività e profondità.
Con la loro cadenza veneta, cantilenante,
rassicurante, danzante, i fratelli Dalla Via, che con questo spettacolo hanno
vinto il Premio Kantor nel 2010, ci raccontano la vita vissuta o sopravvissuta
in un mondo lontano da tutto, di cui
sentono la strettezza, l’insignificanza, un mondo “che gli si incolla
addosso” impedendogli di andare più lontano, più in alto. E infatti quella
seggiovia su cui dondolano gli altri due fratelli, Bertilla e Alberto, vestiti
da sciatori, forse non arriva nemmeno sulle cime, ma li lascia a metà, a metà
della vita.
Più che Fogazzaro, sentiamo Cechov, “a Mosca a Mosca”
è arrivato sulle montagne, e anche i
fratelli Coen, e Beckett, Shining di Kubrick,
insomma Marta e Diego mirano in alto ma lo fanno con molta originalità e
bravura, il surrealismo c’è ma è ben dosato, insieme a tanta intelligenza e ad
un ottima regia.
Bravi!
Daria D.
Piccolo mondo alpino di
e con Marta e Diego Dalla Via
Musiche e luci di Roberto Di Fresco
Ideazione costumi di Licia Lucchese
Realizzazione costumi Sonia Marianni
Produzione La Piccionaia, Fratelli Dalla Via, Bassano Opera
Estate
Tramedautore XV Festival Internazionale del Teatro della
Regioni
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