Taormina
Opera Stars. Martedì 18 agosto 2015
Pare
ormai che il presupposto basta che se ne
parli, alla basedi molte copertine patinate di cronaca rosa e mondana si
sia esteso, purtroppo, anche al mondo dell’arte. E infatti a catalizzare l’attenzione
ne La Traviata di Enrico Stinchelli,
all’interno della rassegna da lui diretta Taormina
Opera Stars, sembra esser stato il nudo integraledel soprano Natasha
Dikanovich durante il preludio. Nessuna opinione contraria alla decisione di
svestire questa prima Violetta, sì perché Stinchelli ha scelto di portarne in
scena non una ma quattro, evidenziando, a suo modo di vedere, perognuna alcune peculiarità
del registro vocale. Ciò che ci lascia perplessi è l’eccessiva sponsorizzazione
di un aspetto a nostro avviso marginale che ha messo in secondo piano altri
aspetti più interessanti dello spettacolo. La scelta registica di rimarcare la
caducità dell’animo umano e la corruzione della società, sufficientemente
presenti nella drammaturgia dell’opera non è chiara.
Non possiamo che giustificarlo come una trovata promozionalevisto che per di più si trattava di un nudo pudico: il soprano aveva il seno coperto da un velo e una volta apparsa scoperta di schiena è stata prontamente rivestita da Annina.Sciolta la questione spinosa entriamo nel vivo dello spettacolo. Singolare la scelta di posizionare l’orchestra in fondo al palcoscenico come se si assistesse ad un concerto, giustificandola come una decisione volta a migliorare l’acustica sia dell’ascoltatore sia dei cantanti. Di fatto l’ascolto era buono, anche se visivamente l’effetto era piuttosto confusionario, basta solo dire che l’Orchestra Taormina Opera Stars era incorniciata da un sipario turchese mentre il direttore d’orchestra, Silvia Casarin Rizzolo, era coperta da un triangolo dorato, scelta che cozzava con il resto della scenografia. Per quanto riguarda i cantanti, nonostante fossero aiutati dai monitor, hanno sicuramente dovuto affrontare una grande prova tecnica che nel complesso ha funzionato anche se non siamo certi che abbiano sempresentito l’orchestra. Forse è questa la ragione per cui nel duettoInvitato a qui seguirmi, il soprano Eva Corbetta, ha anticipato ampiamente un attacco.
Non possiamo che giustificarlo come una trovata promozionalevisto che per di più si trattava di un nudo pudico: il soprano aveva il seno coperto da un velo e una volta apparsa scoperta di schiena è stata prontamente rivestita da Annina.Sciolta la questione spinosa entriamo nel vivo dello spettacolo. Singolare la scelta di posizionare l’orchestra in fondo al palcoscenico come se si assistesse ad un concerto, giustificandola come una decisione volta a migliorare l’acustica sia dell’ascoltatore sia dei cantanti. Di fatto l’ascolto era buono, anche se visivamente l’effetto era piuttosto confusionario, basta solo dire che l’Orchestra Taormina Opera Stars era incorniciata da un sipario turchese mentre il direttore d’orchestra, Silvia Casarin Rizzolo, era coperta da un triangolo dorato, scelta che cozzava con il resto della scenografia. Per quanto riguarda i cantanti, nonostante fossero aiutati dai monitor, hanno sicuramente dovuto affrontare una grande prova tecnica che nel complesso ha funzionato anche se non siamo certi che abbiano sempresentito l’orchestra. Forse è questa la ragione per cui nel duettoInvitato a qui seguirmi, il soprano Eva Corbetta, ha anticipato ampiamente un attacco.
L’orchestra
ha regalato un’esecuzione valida, anche se non sono mancati suoni striduli
provenienti dal violoncello e dai violini, probabilmente a causa dell’umiditàinficiandoalcuni
passaggiper esempio nell’ouverture. Il direttore Silvia Casarin Rizzolo ha tenuto conto dei tempi e delle linee del
compositore, calibrando il volume dell’orchestra in modo da non sovrastare le
voci dei solisti e del coro, il quale nel complesso è stato discreto,nonostante
non ci siano stati particolari slanci di colore. La regia di Stinchelli ha tentato di emancipare i
cantanti dalla bacchetta del direttore, riuscendoci. Una scelta che ci è molto
piaciuta poiché non sono molti i registi che si preoccupano di quest’aspetto,
tuttavia è mancata una direzione del coro, il quale era per lo più statico
sulla scena.Molte scelte appaiono discutibili, in primis quella di optare per
quattro interpreti, interrompendo a nostro avviso lo sviluppo del personaggio
sia a livello interpretativo sia musicale. Era come se ad ogni ingresso in
scena di una nuova Violetta si ricominciasse da capo il percorso del
personaggio che nonostante la bravura delle cantanti, di fatto non ha spiccato
il volo. A convincerci poco anche la scelta di portare in scena la Morte. L’interpreteche ne vestiva i panni appariva
inesperta sul palcoscenico e la sua presenza anziché creare inquietudine e
scandire lo scorrere del tempo ricordava
il personaggio di un film horror di serie b. Ancora non capiamo come mai si sia
ricorsi ad un noto attore come Bruno Torrisi per fargli ricoprire il ruolo di
comparsa. Molti interrogativi ai quali la rappresentazione non ha dato
risposta.La scenografia, firmata dalla Bottega Fantastica, era una miscellanea
di oggetti senza uniformità di stili. D’altronde nessuno firma né le scene né i
costumi, anche se questo non autorizza ad un pressappochismo così dilagante.
Una vera catastrofe i costumi, si rintraccia poca attenzione per le epoche
storiche e per i dettagli.
Lo stile per lo più ottocentesco ha subito non poche
incursioni moderne come all’inizio del secondo atto quando Alfredo appare in
scena con una giacca e un pantalone cinque tasche color cachi, oppure Annina
vestita con una sottoveste nera di raso e ai piedi delle ballerine o ancor
peggio quando un cantante del coro entra in scena indossando una camicia e un
pantalone nero mentre i suoi colleghi erano tutti in costume. Anche gli abiti
di Violetta, ad eccezione del primo, un bell’abito blu in tulle, erano
raffazzonati. La Silvia Casarin Rizzolo è
apparsa rigida, come se non avesse ben memorizzato i movimenti di scena,
disagio che si è ripercosso anche sulla performance canora. Molte imprecisioni
a livello tecnico, volume scarso, dizione approssimata, forse perché la giovane
cantante è ancora troppo acerba per affrontare una prova di questo tipo. Non si può certo
dire lo stesso di Carolina Varela. La
sua è stata un’esecuzione superlativa, una maturità nell’espressione e una
consapevolezza dello spazio che sostenuti dalla straordinaria potenza vocale le
hanno permesso di essere impeccabile. Perfetta intonazione, pregni i vibrati,
la sua è stata una Violetta consapevole dell’amore e del sacrificio richiesto
da Giorgio Germont, interpretato da un bravissimo Piero Terranova. Il baritono ha fatto sfoggio di un ottimo timbro e
di un fraseggio sicuro supportato da una personalità recitativa di spicco.
Nell’emozionante aria Di Provenza il mare, il suol, Terranova ha cantato
raccontando il suo personaggio con un risultato strabiliante, confermato dagli
applausi scroscianti del pubblico.
Il tenore Young MinOh è stato
un Alfredo appassionato, il suo personaggio ha spiccato per l’attenzione
rivolta ai dettagli: perfetta intonazione, pronuncia e articolazione delle
paroleprecisa. Una voce ricca di tessitura e ottima padronanza del palcoscenico
hanno fatto di questo cantante il protagonista indiscusso della scena. Eva Corbetta, che interpreta Violettanel
terzo quadro,ha posto l’accento sull’aspetto drammatico del personaggio. Il
soprano ha una voce cristallina anche se alcuni acuti sono stati metallici.Pregevole
anche Tea Purtseladzeultima
Violetta, sempre chiara, limpida, particolarmente intonata e precisa come nel
duetto Parigi, o cara, noi lasceremo.Ciò che è prevalso maggiormente
nello spettacolo è stata proprio la qualità degli interpreti e infatti anche i
cantanti nei ruoli secondari sono stati all’altezza del compito.Buona
l’impostazione vocale di Sabrina Messina
nei panni di Flora, anche se troppe controscene nel secondo atto hanno
distratto lo spettatore. Ben preparati anche Angelica Meo (Annina), Alessandro
D’Acrissa(Gastone ), Antonio di Matteo(Dottor Grenvil), del quale sottolineiamo sia la potenzasiala profondità
vocale, Riccardo Palazzo nel
duplice ruolo di Giuseppe e del
commissionario, Francesco Solinas(Barone Douphol), Nazario Pantaleo Gualano(Marchese d'Obigny) e Gino Epaminonda (domestico di Flora).Una nota dolente la
presenza del corpo di ballo Danza Taormina diretto dalla coreografa Alessandra Scalambrino, che è apparso disomogeneo, impreciso e
spesso fuori tempo. Alla fine tanti applausi per tutti da parte dei 4000
spettatori che con entusiasmo hanno seguito lo spettacolo.
Laura Cavallaro
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