Peeter van Bredael, Commedia dell'Arte |
Era
l’agosto 2013 quando ipotizzavo l’avvento di una Nuova Commedia dell’Arte.
Avevo scritto tutto: il manifesto, un piccolo saggio di presentazione e anche
un testo teatrale dal titolo “Città comica, città tragica”. Questi documenti
erano rimasti appartati in una cartella del computer e oggi decido di
pubblicarli. A seguito il Manifesto, il saggio e un appunto su ipotetiche nuove
maschere. Forse un giorno riuscirò a pubblicare, magari anche a rappresentare,
la pièce di cui parlavo in precedenza.
Manifesto
per il Ritorno della Commedia dell’Arte.
La Commedia dell’Arte non è
mai morta, è lì che aspetta di essere rispolverata
Amici
Teatranti e amici del Pubblico, da quanto tempo è che parliamo di “Commedia
dell’Arte”? Da sempre praticamente; tutti nel nostro sangue abbiamo la Commedia
dell’Arte. Il problema è che ultimamente noi non ne parliamo come una cosa
viva, ma ne parliamo come se fosse un pezzo da Museo, messa in bacheca o rappresentata
come se fosse una reliquia d’epoca. In realtà la Commedia dell’Arte è più viva
che mai, pronta all’uso! Non aspetta altro che qualcuno la riporti nei Teatri.
Insomma, amici, non avete voglia e desiderio di creare delle nuove maschere per
la Commedia dell’Arte? Poi nuovi cliché e nuove situazioni… tutto questo perché
finalmente la Commedia dell’Arte ritorni – non rinasca, perché in realtà non è
mai morta!
Come
vogliamo il Teatro per questo Ritorno?
Vogliamo
che il Pubblico ricominci ad andare a Teatro e che non ne sia spaventato!
Vogliamo
un Teatro che non tenga conto della televisione, ma che percorra la sua strada.
Vogliamo
un Teatro che non dialoghi con se stesso o con pochi operatori dello Spettacolo,
ma con il Pubblico.
E
cosa vogliamo dal Ritorno della Commedia dell’Arte?
Vogliamo
la stessa velocità e precisione ritmica di quella originaria; vogliamo la
stessa caparbia interazione gestuale e vocale tra i personaggi.
Vogliamo
la farsa, sì, ma una farsa diversa; una farsa che non divenga schiava della
stessa farsa, ma che sia caricata di significati profondi. Al suo Ritorno infatti
la Commedia dell’Arte avrà anche dei momenti tragici e mai e poi mai la
commedia dovrà diventare un pretesto per dimenticare di parlare di alti significati
sociali, concettuali, spirituali. Le drammaturgie della Commedia dell’Arte
infatti non saranno solo delle farse, ma saranno in grado di raccontare tramite
la comicità situazioni serie e importanti, caricandosi sovente di una certa
intensità poetica e spirituale. In definitiva i copioni non saranno solo delle
scritture farsesche, ma dei drammi completi e a tutto tondo, in grado e di far
ridere e di far pensare e riflettere, ed è per questo motivo che a essere
rappresentate non saranno soltanto maschere stereotipate; esse saranno
affiancate in scena infatti da personaggi perfettamente umani e psicologici,
ponderati e profondi, che con le loro riflessioni si scontreranno con le
“ossessioni” e i limiti delle maschere.
Vogliamo
Maschere nuove, personaggi nuovi, così da riformulare una “nuova mitologia” del
Teatro e della Commedia dell’Arte; personaggi adatti ai nostri tempi,
personaggi che non indosseranno più le ingombranti maschere dell’antica
Commedia, ma saranno vestiti con semplicità e a volto scoperto.
Vogliamo
che la Commedia dell’Arte sia rappresentata in Teatro a luci accese, dove il
pubblico avrà il permesso di parlare durante la rappresentazione e il bar del
teatro potrà distribuire vivande durante le rappresentazioni; rappresentazioni
non troppo lunghe, perché il pubblico non si stanchi, e dove il costo del
biglietto non sarà alto, perché tutti i cittadini dovranno avere la possibilità
e lo stimolo di poter partecipare.
La
Commedia dell’Arte, come sappiamo, era improvvisata o comunque “nasceva
all’improvviso”. Questo non sarà subito possibile da realizzare, perché all’inizio
non saranno state collaudate né abbastanza maschere né abbastanza situazioni
nuove; è per questo che le prime Commedie dovranno essere scritte interamente
come veri e propri drammi teatrali e solo in un secondo momento si potrà
giungere all’improvvisazione, quando il materiale sarà abbastanza denso e
vasto.
Questo
è il Manifesto che lancio a tutti coloro che crederanno in queste idee, a tutti
coloro che vorranno fare parte al progetto per creare una “nuova mitologia
teatrale”, a tutto quel Pubblico che vorrà tornare a Teatro senza sentirsi
soffocato davanti a una rappresentazione autoreferenziale e a-teatrale, a tutti
gli attori che vorranno sperimentare nuove maschere e nuove situazioni
sceniche, a tutti i drammaturghi che vorranno ricominciare a scrivere per la
Commedia, a tutti i registi e produttori che ricominceranno a credere sul
potenziale della Commedia di Zanni.
Io
la mia l’ho detta con questo Manifesto e chi vorrà seguirmi mi seguirà, ma, se
non sarò io il promotore di tutto questo, di certo ne verrà un altro dopo di
me, perché almeno una cosa è certa: La
Commedia dell’Arte non è mai morta, è lì che aspetta di essere rispolverata.
Stefano Duranti Poccetti
Cortona,
17 agosto 2013
Per
il Ritorno della Commedia dell’Arte
La Commedia dell’Arte
è certamente uno dei nostri patrimoni teatrali più importanti, nonostante
questo sembra essere stata in larga parte dimenticata o, se non proprio
dimenticata, considerata come un pezzo da museo di cui si sono persi i suoi
reali significati.
Come riproporre la
Commedia dell’Arte ai giorni nostri? È questo quello che mi chiedo già da un
po’ di tempo e alla fine credo di essere giunto alla risposta. Innanzitutto
parto dal presupposto che in realtà la Commedia dell’Arte non è morta, ma è
stata fatta morire, avendola fatta passare per qualcosa di antico e
arrugginito, senza riflettere sull’emblematico significato che potrebbe avere
ai nostri giorni come a quelli che furono. In verità, mi sembrano morti sul
nascere altri modi di fare Teatro contemporanei rispetto alla Commedia
dell’Arte, che mi sembra sempre così viva. Per Teatro morto intendo quel Teatro
autoreferenziale che invece di condurre verso di sé lo Spettatore lo spaventa
con tutte le sue forze. Ci chiediamo quindi spesso: “Perché la gente non va più a Teatro?”, da persona che il Teatro lo
segue da un bel po’ di anni posso dire che spesso le persone hanno ragione a
non andarci, se il Teatro non riesce a proporre un repertorio che riesca ad
affascinare il Pubblico. Molto Teatro contemporaneo inciampa proprio su questo
sasso: sull’autoreferenzialità, dove non si sente la volontà di dialogare con
l’altro, ma solo di fargli provare emozioni unidirezionali, spesso con il
risultato d’intimorire lo Spettatore. Con questo non voglio dire che il Teatro
dovrebbe assecondare i gusti del Pubblico perdendo le sue qualità e i suoi
contenuti, ma esistono metodi perché questi contenuti possano essere raccontati
scenicamente in un modo divertente e leggero (nel senso calviniano).
Altra cosa che si
sente dire spesso dagli uomini di Teatro, e che è riconducibile alla domanda
poco fa scritta, è: “Con il Teatro non si
guadagna e spesso non si vive!”. Allora, non vogliamo fare realmente
qualcosa per riportare il Pubblico a Teatro, invece di crogiolarsi sempre sulle
stesse lamentele? Vogliamo trovare finalmente una formula che piaccia al Pubblico
e che allo stesso tempo non perda i suoi contenuti? Vogliamo trovare una
formula veramente teatrale e che non tenga conto della televisione? Vogliamo
dare al pubblico uno Spettacolo dove magari non costi neanche tanto il
biglietto e dove gli Spettatori, anche giovani, siano realmente interessati ad
andare?
Dopo avere parlato
brevemente e in generale di queste “problematiche” sociali della nuova
drammaturgia, comincio a parlare della Commedia dell’Arte e di come questa
possa essere riproposta al pubblico moderno.
In primo luogo, a mio
parere, essendo cambiati i tempi ed essendo cambiato così anche il sistema
morale, non possiamo fare uso delle stesse maschere e degli stessi stilemi dei
secoli passati. Abbiamo bisogno così di nuove maschere, di nuovi stereotipi, di
nuovi costumi (moderni, leggeri e che lascino il volto scoperto), di nuove
drammaturgie.
Se secoli fa la
Commedia dell’Arte era improvvisata, o meglio, nasceva “all’improvviso”, questo
ancora non è possibile da realizzare, perché ancora non sono state collaudate
né abbastanza maschere né abbastanza situazioni nuove; è per questo che le
prime Commedie dovranno essere scritte interamente come veri e propri drammi
teatrali e solo in un secondo momento si potrà giungere
all’improvvisazione, quando il materiale sarà abbastanza denso e vasto.
Della Commedia
dell’Arte originale rimangono molti elementi: i ritmi scenici veloci e precisi,
il modo comico delle volte farsesco, l’importanza data all’interazione gestuale
e vocale tra i personaggi, personaggi sempre racchiusi all’interno dei loro
luoghi stereotipati. Agli elementi originari se ne aggiungono dei nuovi:
innanzitutto, la Commedia dell’Arte avrà anche dei momenti tragici e mai e poi
mai la commedia dovrà essere sottomessa alla commedia e mai e poi mai la
commedia dovrà diventare un pretesto per dimenticare di parlare di alti significati
sociali, concettuali, spirituali. Le drammaturgie della Commedia dell’Arte
infatti non saranno solo delle farse, ma saranno in grado di raccontare tramite
la comicità situazioni serie e importanti, caricandosi sovente di una certa
intensità poetica e spirituale. In definitiva i copioni non saranno solo delle
scritture farsesche, ma dei drammi completi e a tutto tondo, in grado e di far
ridere e di far pensare e riflettere, ed è per questo motivo che a essere
rappresentate non saranno soltanto maschere stereotipate; esse saranno affiancate
in scena infatti da personaggi perfettamente umani e psicologici, ponderati e
profondi, che con le loro riflessioni si scontreranno con le “ossessioni” e i
limiti delle maschere.
Altro punto
fondamentale è che la Commedia dell’Arte, almeno inizialmente – poi si vedrà se
la sperimentazione funzionerà – sarà rappresentata in Teatro a luci accese e il
pubblico avrà il permesso di parlare durante la rappresentazione e il bar del
teatro potrà distribuire vivande durante le rappresentazioni; rappresentazioni non
troppo lunghe, perché il pubblico non si stanchi, e dove il costo del biglietto
non sarà alto, perché tutti i cittadini dovranno avere la possibilità e lo
stimolo di poter partecipare.
Tutto questo è
riassunto in “Città comica, città tragica”,
testo composto da me in quanto precursore di questa nuova teoria della Commedia
dell’Arte e dove, alla fine, si vedrà anche l’entrata in scena di uno storico
personaggio: Arlecchino!
Il Teatro italiano, e
non, non può fare a meno di non valutare al meglio un patrimonio così elevato
come quello della Commedia dell’Arte, che, oltre a essere elevato, può essere
ancora estremamente attuale.
Non so se il mio
progetto andrà avanti e se troverà i giusti sostenitori, ma sono sicuro che, se
questo non avverrà adesso per mano mia, avverrà in futuro, perché non potrà
essere altrimenti.
Propongo
delle idee per la creazione di nuove maschere per una Nuova Commedia dell’Arte:
Il
Signor Va Bene- Gli va sempre bene tutto.
Il
Signor Va Male – Non gli sta mai bene niente!
Il
Vecchio Spaccatutto – Rompe qualsiasi cosa, è sbadato in tutto,
anche quando guida.
Lo
Psicologo Spione – Non sa fare il suo mestiere e spiffera in
giro i segreti dei suoi pazienti.
Il
Collezionista di Tutto – Colleziona proprio di tutto, anche il
cibo!
Delinquente –
In realtà è un ragazzo onesto e giusto, ma viene sempre incriminato
ingiustamente. Secondo la mitologia della Nuova Commedia dell’Arte sarà
trasformato dal padre Arlecchino in Onesto – questo accade nell’opera
“Città comica, città tragica”.
Il
Politico Corrotto – Un classico della nostra società.
Il
Mafioso Caduto in Fallimento – Ha perso il suo brio e il
suo coraggio. Ha paura di qualsiasi cosa e la sua pistola spara una bandierina con
scritto “Bang”.
Isabella –
E’ una donna bellissima ambita da tutti e che difficilmente si concede.
Santo
Maledetto – è un personaggio astratto che racchiude in sé tutte le
caratteristiche del Bene e del Male.
Misantropo –
Odia tutti, o quasi tutti, gli altri personaggi.
Stefano Duranti Poccetti
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