Roma, Fontanone Estate (Via
Garibaldi 30). Sabato 29 agosto 2015
La polvere non si vedeva, né
il tanfo della piccola casa, soffocante microcosmo di sentimenti e dolori
repressi tra tre fratelli, arrivava alle nostre narici. Ma lo spettacolo
allestito nel piccolo giardino del Fontanone il 29 agosto, quel carillon di umanità richiamato dal
titolo, è di così rara potenza e bellezza, tali da portare lo spettatore
all’interno di vissuti straziati, a cui non si può rimanere indifferenti. Tre
personaggi, tre solitudini diverse e legate dal filo rosso della famiglia.
Macerie di vite vissute a metà, tra senso del dovere e vigliaccheria, tra
diversità non accettate e vergogna, tra amore e paura. Microcosmi che non
riescono ad incontrarsi, nonostante il legame di sangue. Ognuno chiuso nel suo
acquario, come il pesciolino Fefè della storia, tra le pareti trasparenti delle
proprie fobìe e convinzioni. Si gira, come un carillon, senza toccarsi mai.
E’ solo sul palco che accade questo, o il bellissimo testo di Davide Sacco e le interpretazioni straordinarie dei tre attori in scena (Eva Sabelli, Orazio Cerino e Giovanni Merano) riescono a far male a chi assiste, anche noi nelle nostre ampolle di sicurezza? Il grande merito di questo spettacolo è forse proprio questo. Con atmosfere che a tratti ricordano il teatro di Ruccello, con quelle sensazioni claustrofobiche, i tre attori in scena disintegrano la quarta parete, sin dalla prima scena, scenograficamente bellissima, in cui danno le spalle al pubblico, immobili, (e con il conforto di una splendida vista su Roma). Tre fratelli rimasti soli, con un bagaglio di degrado e disagio. Un piccolo mondo, non antico, dove non c’è spazio per gli sconfitti, dove anche gli sguardi uccidono, in cui il diverso (a qualsiasi titolo) è ai margini, dove nell’illusione di potersi sottrarre a tutto quel peso, si tenta di tracciare una linea divisoria tra bene e male, tra bello e brutto. Ma è solo un gioco, la realtà è diversa, sfuggevole è la verità, se mai ce ne sia una. L’unica certezza è che siamo lontani, soli, e tutti speriamo in un piccolo, squallido miracolo che non arriva mai.
E’ solo sul palco che accade questo, o il bellissimo testo di Davide Sacco e le interpretazioni straordinarie dei tre attori in scena (Eva Sabelli, Orazio Cerino e Giovanni Merano) riescono a far male a chi assiste, anche noi nelle nostre ampolle di sicurezza? Il grande merito di questo spettacolo è forse proprio questo. Con atmosfere che a tratti ricordano il teatro di Ruccello, con quelle sensazioni claustrofobiche, i tre attori in scena disintegrano la quarta parete, sin dalla prima scena, scenograficamente bellissima, in cui danno le spalle al pubblico, immobili, (e con il conforto di una splendida vista su Roma). Tre fratelli rimasti soli, con un bagaglio di degrado e disagio. Un piccolo mondo, non antico, dove non c’è spazio per gli sconfitti, dove anche gli sguardi uccidono, in cui il diverso (a qualsiasi titolo) è ai margini, dove nell’illusione di potersi sottrarre a tutto quel peso, si tenta di tracciare una linea divisoria tra bene e male, tra bello e brutto. Ma è solo un gioco, la realtà è diversa, sfuggevole è la verità, se mai ce ne sia una. L’unica certezza è che siamo lontani, soli, e tutti speriamo in un piccolo, squallido miracolo che non arriva mai.
Difficile trovare un difetto in questa pièce.
Bello il testo, bella la regia, le luci, i movimenti in scena, i costumi. Forse
il testo, in qualche frangente, risulta eccessivamente verboso, sottraendo
veridicità alle interpretazioni dei tre protagonisti, che rimangono
straordinariamente intense e coinvolgenti. Nel complesso, questo piccolo carillon metropolitano non è affatto squallido, anzi
brilla come un gioiello. Il nostro Paese è ricco di giovani validi e
preparati e i direttori dei nostri teatri dovrebbero avere più coraggio nel
proporli al pubblico. La qualità, alla lunga, paga. E in questo spettacolo, di
qualità, ce n’è davvero tanta.
Paolo
Leone
Avamposto Teatro presenta: Piccolo
e squallido carillon metropolitano, di Davide Sacco. Con: Orazio Cerino,
Giovanni Merano ed Eva Sabelli. Regia di Davide Sacco.
Premio miglior attore a
Orazio Cerino - La corte della formica,
Teatro Bellini 2013
Premio speciale migliore
scenografia a Luigi Sacco – La corte della formica, Teatro Bellini 2013
Scene di Luigi Sacco;
Costumi di Silvia Tagliaferri; Luci di Francesco Barbera; Organizzazione di
Ilaria Ceci; Addetto stampa: Marta Scandorza.
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