“Jazz
alla Rocca”, Castiglion del Lago, Rocca Medievale. Lunedì 3 agosto 2015
Un appuntamento imperdibile per tutti
gli appassionati di musica, un evento da ricordare per molto tempo e di cui
vantarsi col prossimo (“IO C’ERO!”): Roy Hargrove, uno dei più grandi
trombettisti jazz al mondo, in concerto con il suo quintetto a Castiglione del
Lago, nella splendida cornice della Rocca Medievale. Proprio da questo scenario d’eccezione è nato il titolo
dell’iniziativa “Jazz alla Rocca”, organizzata dall’intraprendente e
appassionato Fabio Giacchetta -proprietario del jazz club “Ricomincio da tre” a
San Mariano di Corciano (PG)- in collaborazione con l’associazione “Lagodarte e
con lo studio di registrazione Hemiolia, senza dimenticare il patrocinio del
comune di Castiglione del Lago. Ancora
fresca di “Trasimeno blues”, la cittadina umbra è dunque tornata di nuovo
protagonista ospitando un artista di valore assoluto, che ha ripagato il
pubblico con un’esibizione –lo dico subito- meravigliosa.
La serata è stata aperta dal crooner statunitense Gregory Generet
che, ben supportato da un quartetto di giovani musicisti italiani, ha deliziato
i presenti con la sua voce calda per una quarantina di minuti, reinterpretando
brani del calibro di Moondance (Van
Morrison) e It don’t mean a thing (Duke
Ellington).
Alle 22:40 circa –per dovere di
cronaca- l’ingresso sul palco del “Roy Hargrove Quintet”, anche se il
batterista del gruppo aveva già rotto il ghiaccio accompagnando Generet nel
brano che ha chiuso la sua esibizione. Ad affiancare il leader Hargrove (tromba e flicorno), munito di un paio di
occhialoni scuri con montatura arancione à
la Miles Davis ,
i suoi musicisti di fiducia: Sullivan Fortner al piano; Ameen Saleem al
contrabbasso; Justin Robinson al sassofono; Quincy Phillips alla batteria.
Sfidando il caldo e –soprattutto- i
nugoli e nugoli di moscerini, i nostri hanno suonato fino a mezzanotte
inoltrata, alternando composizioni originali a cover di brani altrui (tra le quali una bella versione del classico
‘Round Midnight). Un’ora e mezza
abbondante di grande jazz –in stile hard bop- , con Hargrove che ha centellinato i
propri interventi concedendo molto spazio agli altri, in particolare al
pirotecnico sassofonista Robinson, evidentemente padrone della tecnica della “respirazione
circolare” (di cui era maestro il grande Roland Kirk), a giudicare dagli
indiavolati e lunghi a solo che ha
sciorinato a ripetizione senza mostrare il minimo segno di fatica. Da segnalare,
poi, lo spassoso siparietto di cui si è reso protagonista l’estroso batterista
Quincy Phillips: a un certo punto, stanco di asciugarsi in continuazione il sudore,
si è calato l’asciugamano sulla testa a mo’ di cappuccio coprendosi
completamente il viso, e in queste condizioni ha suonato un brano intero, sotto
lo sguardo impassibile del serioso Hargrove, che probabilmente sotto sotto ci
avrà pure ridacchiato…Chissà, forse qualcuno tra i tanti che hanno ripreso la
scena deciderà di pubblicarla su Youtube, a beneficio degli assenti, e pure dei
posteri! L’episodio esprime bene il clima rilassato e positivo della serata,
un’atmosfera serena e confidenziale che ha pian piano contagiato lo stesso Roy
Hargrove, che nel finale si è esibito pure al canto in un paio di pezzi, con un
risultato tutt’altro che disprezzabile, anche se il meglio di sé –ovviamente-
l’ha dato con i suoi strumenti, flicorno e tromba, quest’ultima suonata spesso
in sordina.
Visto il successo di questa prima
serata del “Jazz alla Rocca”, c’è solo da sperare che l’iniziativa abbia un
futuro…
Francesco Vignaroli
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