Albano Laziale, Anfiteatro
Festival, 31 luglio 2015
Quando appare sul grande
palco dell’Anfiteatro Festival di Albano Laziale, raggiante come il suo sorriso,
con la bellissima scenografia costruita alle sue spalle (una Palermo con tanto
di luminarie) e comincia a stuzzicare, a giocare col pubblico ritardatario, si
ha subito la certezza di una serata divertente. Improvvisazione, battuta
fulminante, naturale simpatia, che non basterebbero però per lasciare una
traccia, un ricordo di uno spettacolo. Il pubblico, si percepisce, le vuole
bene, la aspetta, pronto a lasciarsi trasportare dalla sua ironia. E Teresa
risponde, facendosi arguta e lasciando trasparire un’attenzione comune a
(quasi) tutti gli attori comici, verso l’essere umano e i suoi comportamenti nella
storia. Un’antropologa della risata.
Comicità sobria, cerebrale, lontana da qualsiasi volgarità, confidenziale, che parte dall’epica dell’Odissea, di cui legge magistralmente le prime righe (ah, se i nostri professori ce l’avessero letta con altrettanto pathos..) per addentrarsi in un’irresistibile, ironica, sferzante satira sociale. Tanto divertente quanto veritiera. Dal rapporto tra uomo e donna nei millenni, Ulisse antieroe per eccellenza, dai tradimenti bilaterali, alle reazioni condizionate dalla cultura in cui si vive, fino alle famiglie, in particolar modo la sua. Si racconta, Teresa, scherzando sui suoi “traumi” di terza figlia nata in casa, a Palermo, il ventitré novembre.
Comicità sobria, cerebrale, lontana da qualsiasi volgarità, confidenziale, che parte dall’epica dell’Odissea, di cui legge magistralmente le prime righe (ah, se i nostri professori ce l’avessero letta con altrettanto pathos..) per addentrarsi in un’irresistibile, ironica, sferzante satira sociale. Tanto divertente quanto veritiera. Dal rapporto tra uomo e donna nei millenni, Ulisse antieroe per eccellenza, dai tradimenti bilaterali, alle reazioni condizionate dalla cultura in cui si vive, fino alle famiglie, in particolar modo la sua. Si racconta, Teresa, scherzando sui suoi “traumi” di terza figlia nata in casa, a Palermo, il ventitré novembre.
Vola allegramente, come una rondine,
sulle sue paure e su quelle di una società che, per un insano istinto di
protezione, si dimentica di vivere serenamente. E il confronto con gli anni 70,
quelli della sua infanzia, è esilarante. In pochi anni è cambiato un mondo e
siamo cambiati tutti con esso. Una società che ha un manuale per ogni sua
paura, dove le insicurezze vengono codificate con l’illusione di vincerle. Dove
gli educatori hanno perso ogni certezza e sono in balia di coloro che
dovrebbero essere educati. La Mannino però non forza mai un concetto, non
eccede, non giudica, non sentenzia. Semplicemente, espone i fatti sotto gli
occhi di tutti, evidenziandone i lati comici, con uno stile sobrio e con
l’aiuto funzionale di uno schermo sul quale vengono proiettate, nei momenti
giusti, delle immagini funzionali al suo racconto. Uno spettacolo ben
costruito, divertente, delicato, elegantemente lontano dalla comicità sguaiata. Si va via con la piacevole sensazione di aver
incontrato un’amica di sempre, una di noi.
Paolo
Leone
Albano Laziale, Anfiteatro
Festival, 31 luglio 2015
Bananas presenta: Teresa Mannino in
Sono nata il ventitré, di Teresa Mannino e Giovanna Donini. Regia di
Teresa Mannino. Foto di scena: Elena Lanfaloni.
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