Teatro La Fenice, Venezia.
Domenica 20 settembre 2015
Una pavimentazione
instabile, piena di crepe, come a voler prevedere un terremoto imminente,
terremoto che preannuncia la tragedia, la tragedia della morte di due
innamorati.
Una scena di Maria
Spazzi sicuramente adeguata, una giusta metafora per parlare di “Tosca” e di un
amore spezzato dall’arroganza del potere.
Troppo celebre l’argomento
dell’opera pucciniana, ma non sarà inutile riassumerlo per rinfrescare la
memoria. Si tratta di un'opera lirica in tre atti di Giacomo Puccini su
libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, rappresentata per la prima volta
nel 1900. Siamo nella Roma del 1800, dopo il fallimento della Repubblica
Romana, quando i sostenitori della repubblica e dei volteriani sono
perseguitati dallo Stato Pontificio. Accade che il repubblicano Cesare
Angelotti, fuggito dalle carceri, viene aiutato e nascosto dal pittore Mario
Cavaradossi e dalla sua amante Tosca. Il barone Scarpia, capo della polizia
pontificia, scopre tutto e, innamorato anche lui della donna, cerca di
approfittare della situazione per averla, le promette infatti che se lei gli si
concederà Mario sarà liberato. Tosca infine accetta, l’ordine di liberazione
viene dato e, proprio nel momento che Scarpia sta per possederla, ella lo
uccide con un coltello da cucina. In realtà si capisce che la promessa di
Scarpia è fasulla e Mario viene realmente fucilato, come tutti gli altri
prigionieri e la stessa Tosca si suicida, non immaginando una vita senza il suo
amore.
Una scena in perenne
terremoto quindi, che diventa a seconda l’atelier pittorico di Mario, il
salotto di Scarpia, il carcere pontificio. Gli stessi elementi scenici fanno
pensare a un paesaggio in rovina: così il cavalletto in equilibrio precario e la
corrosa, semidistrutta cancellata del primo atto, così la tavola da pranzo di
Scarpia nel secondo, a cui sono rimaste solo due gambe (nel terz’atto la scena
si spoglia di oggettistica per rappresentare la desolazione delle carceri). E
così, per rinforzare ancora di più quest’atmosfera di tragedia, il disegno luci
privilegia l’ombra alla luce e gli stessi costumi di Federica Pionissi sono in linea con la tragicità del dramma.
Una regia ben
collaudata quella di Serena Sinigaglia, ottimo lavoro, che, unito alla riuscita
direzione orchestrale di Riccardo Frizza – pulita, emotiva, attenta agli
accenti tragici senza trasformarli in patetici, attenta anche a farci sentire
con chiarezza e limpidezza ogni singola nota pucciniana, che anche negli stessi
recitativi è estremamente innovativa per l’epoca -, alla guida dell’Orchestra
del Teatro La Fenice, dà luogo a un’interpretazione d’insieme corale e
credibile.
Bene anche le voci,
unica pecca è che la dizione Svetlana Kasyan, nel ruolo di Tosca, non è
perfetta, la soprano però rimedia a questo difetto con una sonorità vocale
attraente, con una discreta capacità teatrale e con una fisicità adatta all’impavido
personaggio.
Mario Malagnini è un
credibile Cavaradossi, uomo di valori, fedele all’arte, all’amore, alla libertà
e agli ideali repubblicani e ben interpreta, grazie a una voce che oscilla con
sapienza tra i piano e i forte, tra lirismo e vulcanismo, un temperamento
ribelle che non ha intenzione di piegarsi neanche davanti alla morte.
Al tenore e alla
soprano si scontra il baritono Angelo Veccia, uno Scarpia viscido e
ingannatore, una creatura demoniaca, infernale, che costringe i protagonisti a
muoversi in un paesaggio terremotato e distrutto, da lui stesso creato. Una
voce profonda e diabolica, perfettamente adatta per il ruolo dell’antagonista: è
forse l’interpretazione di maggiore spessore tra le tre principali.
In definitiva un’ottima
“Tosca” quella vista alla Fenice, una “Tosca” che non arriva mai al patetismo e
che tramite la metafora di un mondo in fase di distruzione, sa raccontare la
storia di un amore spezzato.
Stefano
Duranti Poccetti
PUCCINI "TOSCA"
Venezia: Teatro La Fenice
direttore: Riccardo Frizza
regia: Serena Sinigaglia
scene: Maria Spazzi
costumi: Federica Ponissi
durata complessiva:
2h45'Atto I: 0h45'intervallo: 0h25'Atto II: 0h40'intervallo: 0h25'Atto III:
0h30'DATA, ORA E TURNOACQUISTA
ULTIMO spettacolo:02/10/2015
personaggi e interpreti
Floria Tosca | Fiorenza
Cedolins (29/8; 2, 13, 16/9)
Svetlana Kasyan (4, 20,
22, 25/9; 2/10)
Mario Cavaradossi | Stefano
Secco (20, 29/8; 2, 13, 16, 22/9)
Mario
Malagnini (4, 20, 25/9; 2/10)
Il barone Scarpia | Marco
Vratogna (29/8; 2, 13, 16/9; 2/10)
Angelo Veccia
(4, 20, 22, 25/9)
Cesare Angelotti | Cristian
Saitta
Il sagrestano | Enric
Martinez-Castignani
Spoletta | Cristiano
Olivieri
Sciarrone | Armando Gabba
Un carceriere | Giampaolo
Baldin (29/8; 4, 16, 22/9; 2/10)
Enzo Borghetti (2, 13,
20, 25/9)
Un pastore | Maya Alzetta /
Laura Franco
maestro concertatore e
direttore | Riccardo Frizza
regia | Serena Sinigaglia
scene | Maria Spazzi
costumi | Federica Ponissi
Orchestra e Coro del Teatro
La Fenice
maestro del Coro Ulisse Trabacchin
Piccoli Cantori Veneziani
maestro del Coro Diana
D’Alessio
con sopratitoli in italiano
e in inglese
allestimento Fondazione
Teatro La Fenice
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