Foto Sirio Gori |
Insolita mattinata al
Teatro Eliseo quella dell’11 settembre, tra operai, poltroncine ancora da
fissare e lavori in corso in ogni angolo. Una conferenza stampa “itinerante”,
accompagnati per i meandri del Teatro
più importante di Roma dal suo nuovo direttore artistico, Luca Barbareschi, che
per più di un’ora ci ha illustrato, scendendo nei particolari, il cantiere
quasi ultimato all’interno di un vero Tempio della cultura. Dagli uffici di Via
della Consulta lo sciame di giornalisti ha seguito, si potrebbe dire, l’ape
regina Barbareschi su e giù nel Teatro. Dal foyer al nuovo ristorante, dalla
platea alla galleria, dai bagni ai camerini, dal palcoscenico alla zona di
carico/scarico dei materiali di scena, sia nel grande che nel Piccolo Eliseo. A
pochi giorni dalla riapertura ufficiale, dopo un anno di scandalosa chiusura,
sta per riaprire quello che non sarà soltanto teatro, ma vivrà tutti i giorni
ospitando eventi culturali di ogni tipo.
Foto Sirio Gori |
“Vogliamo
ricreare empatia col pubblico. Pubblico che l’anno scorso è stato vessato, con
una campagna abbonamenti interrotta”, afferma Barbareschi (e non risarcita
– ndr) “Io capisco che tanti non si
fidino, viviamo in un Paese di chiacchieroni. Perché dovrei fidarmi quando
opere vengono annunciate, vedi la celebre “Nuvola” (di Fuksas – ndr), e che poi
rimangono incompiute? Perché credere ad un signore che a febbraio annuncia che
farà una cosa e che poi a settembre è pronta? Siamo già a quasi duemila
abbonati, abbiamo cominciato da pochissimo, stiamo crescendo. E’ un grande
orgoglio, siamo 52 persone, la Eliseo Multimedia, unica società non
partecipata, persone che lavorano, collaborano con gli autori e tant’altro.
L’ìdea è quella di una factory che scelga una linea editoriale, teatrale,
televisiva o cinematografica, con una forte identità italiana.” Tante, a
questo proposito, le attività parallele al teatro, come testimoniano gli
accordi già chiusi con la Treccani per i lunedì letterari, con il FAI che terrà
40 lezioni e, nel particolare, con Andrea Carandini che ne terrà 8 su Roma, il
contratto stipulato con il Gemelli “per cui declineremo, in giornate
particolari, la scienza attraverso una divulgazione di tipo teatrale.”
Molto importante anche l’accordo raggiunto con l’Accademia di Santa Cecilia
grazie al quale, per quaranta domeniche, ci saranno dei concerti all’Eliseo,
primo teatro che avrà una sua orchestra di 40 elementi “e daremo la possibilità ai ragazzi che usciranno dal decimo anno di
Accademia, di confrontarsi con il pubblico. Abbiamo un programma meraviglioso e
presto avremo anche la musica da camera, sempre la domenica, al Piccolo”.
Ci saranno anche incontri con grandi linguisti grazie all’accordo raggiunto con
l’Università Roma Tre, “perché voglio
parlare della lingua italiana, che oggi non si usa più.”
Foto Sirio Gori |
La ristorazione
vedrà l’apertura di un ristorante (molto bella la pavimentazione trasparente e
costellata di locandine storiche) aperto tutti i giorni della settimana, anche
prima e dopo teatro, e che proporrà una cucina totalmente “Gluten-free”. Sono
state affrontate tante tematiche, tra cui quella della partecipazione delle
istituzioni “pari a zero”, precisa il
direttore. “Non voglio fare nessuna
polemica, io sono un privato che si assume le responsabilità. Questo è il Paese
dei San Tommaso, che vogliono prima vedere. Un Paese di chiacchieroni. Io,
nella mia vita, tutto quello che ho annunciato l’ho poi realizzato. Il 28
settembre riapro due teatri a norma. Non hanno voluto aiutarci? E’ stato deciso
che questo sia il teatro meno pagato d’Italia dal Ministero? Ne prendo atto. Mi auguro che da gennaio
vengano a vedere e decidano che meritiamo almeno quello che era elargito prima,
quando era un teatro inagibile da 12 anni.” Tra le tante novità, anche una
convenzione con Federalberghi per agevolare il soggiorno degli spettatori
itineranti. “Una macchina organizzativa
come la nostra non può non pensare a chi decide di venire in un’ora a Roma con
l’alta velocità per vedere uno spettacolo. Io stesso spesso vado a vedere una
mostra e torno qui nell’arco di una mattinata. Sono cambiate le logiche.”
Per quanto riguarda i lavori veri e propri, un milione di Euro è stato speso
solo per la messa a norma dell’impianto elettrico. Insieme all’architetto
Cecilia Montalbotti, direttrice dei lavori, sono stati illustrati alcuni
accorgimenti tecnici innovativi e alcune modifiche in platea e nella parte alta
delle gallerie, ora molto più luminose. Ci assicurano che per il 28 tutto sarà
perfettamente a posto. “Questo è
l’Eliseo”, - ha concluso Barbareschi – “una filosofia di passione, amore, di
restituzione. Un luogo di crescita spirituale nel senso laico del termine. Un
luogo in cui ci sia il tempo per la riflessione, per capire. E proprio lo
spettacolo di apertura in cui io stesso sarò interprete (Una tigre del Bengala
allo zoo di Baghdad, di Rajiv Joseph, dal 29 settembre – ndr) affronterà molti
temi caldi, come il terrorismo, l’Islam. Dopodichè io sarò per tutta la
stagione nel mio ufficetto lassù in galleria. Questo è un punto di partenza,
non di arrivo. Dobbiamo ricercare l’equilibrio tra economia, perché questa è
una macchina economica, e la creatività. La creatività costa e mi piacerebbe
molto creare un consorzio di teatri per ottimizzare i costi di comunicazione,
gestire anche la crescita. A Milano questo è normale. Competitività ma anche
sinergia. Secondo me Roma ha toccato il fondo, più in basso di così penso che
ci sia solo il terremoto. Io ho avuto la fortuna e il privilegio di lavorare in
tutto il mondo, ma non potrei pensare di andar via da Roma. Questa è la città
più bella che abbia mai visto. Però è giusto che nel mio piccolo io
contribuisca a cambiare le cose. Ognuno deve fare al massimo quello che sa
fare. Nel 2018 questo teatro celebrerà il centenario. Ma anche quello dovrà
essere una partenza e non un punto di arrivo. Sostenere le tradizioni perché le
tradizioni ci sostengano. E’ una regola aurea. A Roma ci sono ottimi
imprenditori nel teatro, vedi Turi Ferro al Quirino, Longobardi che ha fatto
rinascere la Sala Umberto e il Brancaccio, la famiglia Balsamo che ha rimesso
in piedi straordinariamente l’Ambra Jovinelli, che era fallito. Il mio appello
provocatorio è per tanti artisti ricchi…Benigni, Valsecchi e tanti altri,
adottate un teatro! A salire sul palco del Teatro Valle e dichiarare la
rivoluzione sono capaci tutti, mettere mano al portafogli è un po’ più
difficile. Lo faccio veramente l’appello. Ce ne sono di artisti ricchi, ma
molto più di me, potrei fare un lungo elenco. Investire due tre milioni di
euro, per chi ha avuto il successo che ha avuto, è una cosa possibile. Questa è
la vera rivoluzione. Quella dei luoghi, delle eccellenze degli spazi, dare
opportunità ai giovani. Tutto si può fare se si vuole. Ma l’atto di generosità
è un atto vero. I soldi bisogna metterli, i tempi delle chiacchiere stanno
finendo. Questo è un inizio, che Dio ci protegga.” La storia riprende il
suo corso.
Paolo
Leone
Si
ringrazia l’ufficio stampa del Teatro Eliseo, nella persona di Maria Letizia
Maffei.
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