Roma, Fontanone Estate. Venerdì 4
settembre 2015
Gli scenari
incantevoli, la linea dell’orizzonte segnata dalle cime, le valli, i ruscelli,
il verde dei prati, la vita semplice di gente semplice alle prese con
l’assurdità della guerra. Guerra di trincea, la prima guerra mondiale. “Non è vivere quello”, anche se fosse
giusto. Se lo ripete la ragazza, una delle “portatrice carniche” che insieme ai
vettovagliamenti per i soldati in quota, nella sua pesante gerla trasporta
l’amore per la vita, per quelle terre incantate, la luce nei suoi occhi e la
speranza, chissà, di un amore che fa capolino tra le granate e i colpi dei
cecchini. Per una sera, nel chiuso del Teatro Belli (rifugio estivo in caso di
maltempo della bellissima rassegna del Fontanone Estate), la pia illusione
della frescura montana ha fatto breccia in una Roma ancora torrida. Grazie al
bel testo di Paolo Logli, interpretato da una sorprendente Claudia Campagnola nelle vesti della portatrice, con
l’ausilio prezioso e suggestivo di Rossella Montanari ai flauti e alle
percussioni e con le belle musiche di Enrico Blatti, abbiamo percorso i
sentieri montani ancor prima della luce dell’alba in direzione delle trincee,
dove gli uomini della valle furono inviati.
Una ragazza dalla disarmante semplicità, con i suoi essenziali pensieri e giudizi, scarni ma giusti. Altrochè se giusti. Il suo racconto, tra preghiere, ricordi e speranze, lega il fondovalle all’inferno del fronte, e si snoda sui sentieri percorsi ogni volta dalle donne come lei.
Una ragazza dalla disarmante semplicità, con i suoi essenziali pensieri e giudizi, scarni ma giusti. Altrochè se giusti. Il suo racconto, tra preghiere, ricordi e speranze, lega il fondovalle all’inferno del fronte, e si snoda sui sentieri percorsi ogni volta dalle donne come lei.
Un filo di pensiero affidato alle capacità espressive
della Campagnola, perfettamente in parte col suo viso di brava ragazza, col suo
“passo” adeguato alla montagna, ai ritmi regolari della vita alpina. Ma quanto
amore in quel filo logico, quanta
voglia di vita, quanto rispetto per la bellezza della natura e quanta paura di
non poterne più godere. La follia
dell’uomo che non si ferma nemmeno davanti ad un cielo che mozza il fiato, nemmeno davanti all’immensità di un
orizzonte segnato dalle cime millenarie, a suggerirci la nostra pochezza e il
nostro passaggio veloce, trascurabile, nello scenario della vita.
Il testo di Logli,
tra i diversi messi in scena e visti in
occasione della commemorazione della prima guerra mondiale, ha il pregio di
farsi poesia, pur tra il sibilo sinistro del mortaio e lo schiocco del
moschetto. L’orrore lo sfiora, ne mostra le ombre. Ma ad emergere è la concreta
poesia di una ragazza montanara, abituata alla fatica, ma illuminata dal
desiderio d’amore. Per la sua terra, per le montagne, per i suoi prati verdi e
rigogliosi. Per un uomo che la spia mentre si lava, lassù in trincea, e che osa
la “sfrontatezza” di lanciarle un bacio con la mano, un attimo prima... Un monologo intenso, a tratti commovente,
che lascia una sensazione di inevitabile amarezza e qualche riflessione in più.
Paolo
Leone
Compagnia
della Luna presenta:
Un
attimo prima, di Paolo Logli. Con Claudia Campagnola. Rossella Montanari ai
flauti e alle percussioni. Musiche di Enrico Blatti. Regia di Norma Martelli.
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