ITALIA 1964 85’ B/N
REGIA:
UBALDO B. RAGONA / SIDNEY SALKOW
INTERPRETI:
VINCENT PRICE, FRANCA BETTOIA, EMMA DANIELI, GIACOMO ROSSI-STAURT
VERSIONE
DVD: SI’, edizione RIPLEY’S HOME VIDEO
1968. Lo scienziato Robert Morgan (Price)
sembra essere l’unico superstite della misteriosa epidemia che, tre anni prima,
ha sterminato la popolazione mondiale prima uccidendo e poi trasformando in vampiri
le persone. Questi nuovi esseri temono: l’aglio, la propria immagine riflessa
allo specchio e la luce del sole, che li rende deboli. Per tale motivo, di
giorno sono quasi inoffensivi e letargici mentre, all’arrivo del buio, si
trasformano in mostri aggressivi e famelici. La vita quotidiana di Morgan è
scandita da una routine triste e
immutabile, opposta a quella dei suoi “nemici”: di giorno l’uomo gira per la
città spopolata in cerca di provviste e di vampiri da stanare e uccidere
conficcandogli paletti di legno nel cuore; di notte si barrica in casa
assediato dalle creature, guidate dal suo ex-collega e migliore amico Sam
(Rossi-Stuart), che cercano invano di entrare per ucciderlo.
Dopo un primo incontro con un cane, che purtroppo si rivela infetto, la speranza sembra riaccendersi quando Morgan trova Ruth, una ragazza contagiata ma ancora viva, che lo scienziato riesce a guarire iniettandole il proprio sangue, al cui interno ha scoperto la presenza dell’antidoto contro il morbo. Ma Ruth, in realtà, è stata inviata in avanscoperta da un gruppo di suoi simili, con il compito di trattenere lo scienziato in attesa che i compagni arrivino a far giustizia: desiderosi di costruire una nuova società, i contagiati hanno deciso di punire Morgan, “reo” di aver eliminato indiscriminatamente sia i malati che i vampiri e di non aver saputo trovare in tempo una cura efficace contro la malattia...
Dopo un primo incontro con un cane, che purtroppo si rivela infetto, la speranza sembra riaccendersi quando Morgan trova Ruth, una ragazza contagiata ma ancora viva, che lo scienziato riesce a guarire iniettandole il proprio sangue, al cui interno ha scoperto la presenza dell’antidoto contro il morbo. Ma Ruth, in realtà, è stata inviata in avanscoperta da un gruppo di suoi simili, con il compito di trattenere lo scienziato in attesa che i compagni arrivino a far giustizia: desiderosi di costruire una nuova società, i contagiati hanno deciso di punire Morgan, “reo” di aver eliminato indiscriminatamente sia i malati che i vampiri e di non aver saputo trovare in tempo una cura efficace contro la malattia...
L’horror
italiano che non t’aspetti, il film che può addirittura vantarsi di aver
anticipato (e, chissà, forse anche ispirato), nell’ambito del filone
“catastrofico-epidemiologico”, la mitica “saga dei morti viventi” del grande
George A. Romero, il cui primo capitolo, La
notte dei morti viventi, è datato 1968, cioè ben quattro anni dopo la qui
presente opera. Comune ai due film è la fonte d’ispirazione, cioè lo scrittore
Richard Matheson: L’ultimo uomo della
terra è tratto, infatti, dal romanzo Io
sono leggenda, tornato alla ribalta nel 2007 grazie all’omonimo film di
Francis Lawrence (protagonista Will Smith); La
notte dei morti viventi rielabora invece il racconto I vampiri. Credito verso Romero a parte (ma scusate se è poco!),
siamo in presenza di un lavoro convincente e riuscito, pienamente all’altezza
dei migliori film americani sul genere. Trascurando alcune mediocri imitazioni
dei decenni successivi, possiamo considerarlo quasi un unicum nella cinematografia italiana.
Sono di prim’ordine gli ingredienti che fanno
de L’ultimo uomo della terra un film
imperdibile sia per gli appassionati dell’horror
che per i cinefili. Innanzitutto la presenza di Vincent Price, un vero
specialista in questo campo (cito, almeno, le sue partecipazioni ai film di
Roger Corman tratti dai racconti di Edgar Allan Poe), che qui giganteggia
regalandoci una delle sue migliori interpretazioni di sempre. Evidentemente a
suo agio con il clima cupo e pessimista della storia, l’attore riesce a conferire
al personaggio di Morgan una statura eroica e commovente al tempo stesso, che
raggiunge il culmine nella scena in cui, rivedendo vecchi filmini della vita
felice che fu, lo scienziato comincia a ridere per poi trasformare
improvvisamente le risate in pianto (quanto è sottile il confine tra commedia e
tragedia!); una grande prova d’attore al servizio di un’altrettanto grande
sceneggiatura. In apertura ho parlato di horror,
ma forse sarebbe più giusto collocare L’ultimo
uomo della terra nell’ambito della fantascienza o, meglio ancora, in quello
drammatico: il focus del film è
infatti rappresentato dall’angosciosa condizione esistenziale di un uomo
rimasto completamente solo, il che rappresenta uno degli incubi per eccellenza
degli esseri umani. A che serve poter disporre del mondo intero, se non si ha
nessuno con cui condividerlo? Morgan è un sopravvissuto a tutto, tranne che a
sé stesso: la vita è la sua inevitabile condanna. Concentrata su tutto ciò, la
storia procede rinunciando pressoché totalmente a due tra gli elementi-cardine
del genere horror: la violenza e il
sangue (e questo differenzia nettamente il film dalla già citata saga
romeriana). Se la prima è soltanto suggerita o rappresentata in maniera
stilizzata, l’assenza del secondo è tale da… far morire di sete gli stessi
vampiri! Battute a parte, si nota l’intento, da parte degli autori, di andare
oltre l’intrattenimento puro e semplice per alzare il tiro e confezionare un
film più adulto, come confermano i risvolti “politici” dell’ultima parte del
film, preludio a una conclusione che più amara non poteva essere. La scoperta
di altri esseri umani superstiti, porta a Morgan una felicità intensa ma
effimera: i contagiati, infatti, hanno già emesso la sua condanna a morte. Nel
nuovo mondo che stanno edificando sulle ceneri di quello vecchio, non c’è posto
per un “diverso” come lo scienziato, l’”ultimo uomo della Terra”, che anzi
viene percepito come una minaccia al Nuovo Ordine. Da qui, la spietata
determinazione con la quale il commando
di fanatici –inquietantemente vestiti di nero- riesce a portare a compimento la
spedizione punitiva contro il nemico, in un curioso rovesciamento delle parti
rispetto a ciò che accadeva nei secoli scorsi durante le grandi pestilenze: la
caccia all’untore –cioè l’appestato- si trasforma qui in una caccia al “sano”,
vittima del razzismo dei suoi carnefici. Peccato che, nel frattempo, il sano
avesse trovato la cura per l’epidemia… Un finale all’insegna del pessimismo più
radicale e per certi aspetti simile, di nuovo, al beffardo epilogo -carico di
un’ironia qui però del tutto assente- della Notte
dei morti viventi, in cui l’unico superstite della fattoria assediata dai
mostri, dopo aver miracolosamente superato la notte, cade sotto i colpi dei
suoi salvatori che, scambiandolo per uno zombi, lo regolano col piombo…
Semplicemente geniale, infine,
l’ambientazione del film, un non-luogo apocalittico e straniante ottenuto
sfruttando gli scenari futuristici e lunari del quartiere EUR di Roma.
A
distanza di decenni è ancora avvolta nel mistero e piuttosto controversa la
questione relativa alla paternità registica del film, attribuita a Ubaldo
Ragona nella versione italiana e a Sidney Salkow in quella americana. Che nei
contenuti extra del DVD ci sia la soluzione dell’arcano…?
Francesco Vignaroli
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