Dal 6 al 31 ottobre 2015 al
Piccolo Teatro Strehler, Milano
Epilogo-L’Olimpo
Atena: Ero
invisibile.
Zeus: E così dovrebbe
essere la giustizia. Una forza silenziosa e invisibile.
Atena: E così
l’amore. L’amore dovrebbe essere allo stesso modo.
Zeus: Atena hai
ancora un compito. E’ Notte su Itaca. Concedi a questi amanti la notte più
lunga della loro vita . Nell’intimità. Nascosti. Vai a oriente, verso l’alba e
trattienila al di là del suo confine. Non lasciare che l’oscurità rimbocchi le
sue coperte, non ancora. Riunisci adesso le nuvole per un lieve temporale sopra
la terra e nascondi questa umana vicenda ai nostri occhi divini.
E mentre un tuono echeggia su Itaca finalmente
Ulisse dopo venti anni d’assenza può
stringere tra le braccia la sua Penelope
vestita con un abito della scenografa Yashi, che ricorda la notte, blu e viola,
regale ed elegante come lei, e insieme
ballare sulle note della musica di Thodoris Ekonomou, un pianoforte
leggero, ritmato, a volte spiritoso come il commento di un film muto, e che ci
ha accompagnato per tutto lo spettacolo.
Poi tutti gli dei dell’Olimpo ritornano in
scena per unirsi ai due protagonisti, riprendendo la scena iniziale, come un
ballo di corte, per celebrare gli sposi riuniti. Abbiamo assistito a ventisei quadri, per
quasi due ore, lasciando Robert Wilson
raccontarci una delle storie più appassionanti mai scritte, eravamo
come bambini che prima di addormentarsi
vogliono sentire le favole. E così era nelle intenzioni di Wilson che parla di
questo spettacolo, che vanta ben 140 repliche, durante una lecture alla Statale di Milano: raccontare con semplicità una
storia umana e divina, piena di simboli e di avventure, di miti e di sfortune,
di mostri e di sirene, di battaglie e di tregue, di fedeltà, di giustizia e di
amore. Una storia che non ha tempo, e che andrebbe letta e riletta, per fermare
il tempo.
Wilson presenta al
pubblico un allestimento teatrale del poema epico nella versione in greco
moderno tratta dal testo del poeta inglese Simon Armitage, e lo fa con uno
spirito giocoso e non- realistico, servendosi di una scenografia essenziale, stilizzata, che va dritta al punto oppure ci lascia
immaginare altri luoghi, altre situazioni, altre vicende.
Gli attori, che
recitano in greco moderno, a parte Omero/Tiresia che usa l’italiano, e molti di
loro hanno doppi o tripli ruoli come Maria Nafpliotou che è Calipso, Penelope e
Circe, sono anche mimi e ballerini, e sotto la direzione del maestro, diventano
un gruppo affiatato e omogeneo, che dialoga in perfetta sintonia con le luci
taglienti, a volte accecanti, altre serene che illuminano le vicende di Ulisse,
conosciuto per la sua sagacia e per la sua astuzia, o con le scenografie dallo
stile cubista, futurista, ripreso anche dai costumi.
Wilson fa della
tragedia di Ulisse quasi un film degli anni venti, esagerando la recitazione, i
movimenti, gli slanci, il make up, inserendo canzoncine divertenti
e balletti, perché il suo approccio al testo classico, non è una pedissequa
rappresentazione di esso né una rilettura in senso sociologico o sociale, God forbid! ma è come un pop-up book per bambini, ogni pagina si
anima di figurine colorate , cui il regista ha aggiunto il movimento, le
parole, la musica.
Alcuni quadri come
quello della discesa agli inferi, o l’incontro con le sirene, o il passaggio a
Scilla e Cariddi, l’uccisione di Polifemo, ormai un classico di tutte le
locandine, o la suggestiva e risolutiva scena dell’incordatura dell’arco, hanno
un forte impatto drammatico, combinando
abilità tecnica e leggerezza, simile ad un teatro delle ombre che rimane
avvolto nella magia delle sue forme, dei suoi silenzi, delle sue evocazioni,
facendo a volte capolino per stuzzicarci ed emozionarci, per inebriarci o
spaventarci.
25- Ricongiungimento
Penelope: Oh Odisseo,
mio Odisseo. Vieni da me Odisseo. Non odiare la mia ostinatezza. Come può una
donna riconoscere un uomo dopo vent’anni? Come può una moglie riconoscere suo
marito dopo tanto tempo? Sono venuti qui impostori, uomini che hanno finto di
essere te. Ma nessuno mi si è avvicinato. Odisseo,mi hai sentito? Solo il mio
cuore ostinato ci ha permesso di rimanere vivi. Solo due persone conoscono il
segreto di questo letto. Adesso sei a casa, mio Odisseo.
Odisseo: Tu sei la
mia casa Penelope. Tu sei la mia Itaca.
Un classico happy end come desidera ogni bambino :
per i finali tristi c’è sempre la vita, là fuori, fuori dal teatro, dai libri,
dai sogni, e questo Robert Wilson lo sa, eccome se lo sa! Ma prima ancora lo
sapeva Omero...
Daria
D.
Odyssey progetto, regia,
scene e luci di Robert Wilson
musiche Thodoris Economou
testo Simon Armitage da
Omero
drammaturgia Wolfgang Wiens,
costumi Yashi
collaboratrice alla
scenografia Stephanie Engeln
collaboratore alle luci
Scott Bolman
suono Studio 19 - Kostas
Bokos, Vassilis Kountouris
scenografie, oggetti di
scena e costumi realizzati dai Laboratori del Piccolo Teatro
con (in ordine di locandina)
Zeta Douka, Lydia Koniordou, Alexandros Mylonas, Maria Nafpliotou, Vicky
Papadopoulou, Argyrios Pantazaras, Giovanni Battaglia, Stavros Zalmas,
Thanassis Akokkalidis, Euripides Laskaridis, Kosmas Fontoukis, Yorgos Glastras,
Akis Sakellariou, Yorgis Tsampourakis, Yorgos Tzavaras, Marianna Kavallieratou,
Lena Papaligoura, Elena Rivoltini, Dimitris Piatas (voce)
coproduzione internazionale
Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, National Theatre of Greece
Spettacolo in greco moderno
sovratitolato in italiano e in inglese a cura di Prescott Studio
e Montclair State
University, NJ, USA nell’ambito del progetto “Tradurre voci attraverso i
continenti”
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