Napoli, Teatro San
Carlo. Dal 13 al 14 ottobre 2015
Foto Francesco Squeglia |
Giunta
al suo sesto anno, lo scorso 20 ottobre si è conclusa Autunno Danza 20XV,
la consueta rassegna che il Teatro San Carlo di Napoli dedica al balletto e
all'arte coreutica.
Tra
i titoli in programma primo fra tutti l'Otello di Fabrizio Monteverde,
riproposto per la seconda volta in quest'anno con la coppia Perez- Toromani.
La
kermesse si è chiusa con il Gala della Scuola di Ballo che ha
reso omaggio ad Anna Razzi, già ètoile del Teatro alla Scala e
direttrice della scuola partenopea per ben venticinque anni, la quale, per effetto del Decreto Madia, a breve cederà il posto
dirigenziale all'ex-danzatore del Ballet National de
Marseille Stéphane Fournial.
Foto Francesco Squeglia |
Al Gala hanno preso parte oltre agli allievi dei corsi
accademici, interpreti di coreografie
tratte dal repertorio classico della scuola e di lavori contemporanei, anche vecchi
diplomati oggi stelle della danza internazionale, come l'ètoile Giuseppe
Picone che ha eseguito Carmina Burana,
un assolo da lui stesso creato su musica di Carl Orff, ed il primo ballerino
ospite Alessandro Macario. Quest'ultimo ha danzato sia con la stessa Anna Razzi
(dama di gran classe in lussuoso abito scuro) il Valzer dal Gattopardo
su coreografie di Fabio Gison, sia in coppia con la giovane e talentuosa Luisa
Ieluzzi ─ danzatrice col dono della pura bellezza ─ Expression, l'elettro-pas
de deux di spirito forsythiano coreografato da Edmondo Tucci, meritando una
clamorosa standing ovation.
Ma il sold out assoluto del festival, contornato da enorme
successo di critica, non poteva che spettare al ritorno in terra campana della
beniamina per eccellezza del pubblico sancarliano: l'astro del Bolshoi Svetlana
Zakharova, ammirata nelle scorse stagioni in celebri titoli di repertorio quali
Don Chisciotte e Giselle.
Foto Francesco Squeglia |
Nelle serate del 13 e del 14 ottobre il Lirico napoletano ha ospitato
l'allestimento del Maggio Musicale Fiorentino, con le scenografie ed i costumi
di Boris Messerer appositamente ideati per la versione della Carmen di
Georges Bizet coreografata da Alberto Alonso.
Con il titolo Carmen Suite,
il co-fondatore dell'attuale Balletto Nazionale di Cuba, volle creare
nel non lontano 1967 una pièce adatta al brillante carisma ed alla forte
tecnica della più grande ballerina dei tempi moderni, Majia Plisetskaja,
scomparsa lo scorso maggio all'età di novant'anni.
Le musiche furono riadattate da Rodion Shchedrin, marito della
danzatrice russa, il quale ne stravolse gli arrangiamenti per costruire
l'ideale partitura di quello che ancora oggi è considerato un alto esempio di
balletto sovietico-cubano.
Sul palcoscenico del Massimo, l' ètoile ucraina del Teatro
alla Scala ha infiammato letteralmente la scena. Regalando al pubblico una
Carmen maliziosa e vivace, accattivante negli sguardi, a volte spregiudicata,
ma al contempo delicata e dolce nel viso, la Zakharova ha sfoggiato uno stile
ed un'eleganza magnetici, soprattutto negli infiniti allungamenti delle gambe e
nel portamento fiero tipicamente ispanico, che certamente la annoverano fra la
rosa degli artisti poliedrici e leggendari, riscattandola dallo sterile
appellativo di "cigno" del ballet
romantique.
Ad animare la cornice scenografica pensata dall'estro contemporaneo di
Messerer, il corpo di ballo del real
teatro, ricco di elementi sempre più preparati tecnicamente ed artisticamente,
il quale ha danzato variazioni di gruppo
con precisa sincronia, dimostrando di possedere un'energia travolgente in
sintonia con la tormentata trama ispirata all novella di Prosper Mérimée .
Il pubblico, ritrovatosi catapultato in un'arena circolare e trionfale,
coronata da alti seggi inquisitori simboli del severo giudizio morale, ha
assistito alle vicissitudini del triangolo sentimentale fra la seducente e
sfrontata zingara ed i suoi due amanti: Don José ─ un Denis Rodkin dalle fattezze troppo
delicate per tale ruolo ─ ed il toreador Escamillo, interpretato da
Michail Lobukhin, primo ballerino del Bolshoi esteticamente poco
"mediterraneo" ma decisamente convincente nella parte per gli accenti
spigolosi e rapidi dei suoi movimenti.
Foto Francesco Squeglia |
Merita menzione la danzatrice Alessandra Veronetti nel
ruolo del Destino/ Toro, che nonostante
pochi momenti di incertezza tecnica e di estensione del corpo, ha
vestito i panni di un personaggio astratto complesso, curando la leggibilità
delle seuenze coreografiche, la gestualità e la pulizia delle linee.
In entrambe le serate dell'evento, ad anticipare il
capolavoro di Alonso e creare un legame, la prima creazione commissionata dal
Massimo al Maître de Ballet della compagnia Lienz Chang, un
quadro di apertura della durata circa di quindici minuti intitolato Spanish Dance
& Concert.
Una composizione coreografica stutturata su passi a due e quintetti,
incentrata sull'estetica della danza fine a se stessa e sul gioco del
virtuosismo tecnico, combinando elementi del balletto accademico a
stilizzazioni contemporanee delle tipiche danze spagnole. Il tutto sulle accantivanti musiche di Jules Massenet,
in un'atmosfera semi-gotica di luci ed elementi scenici, come a risvegliare
grazie alla danza sentimenti di gioia anche all'imbrunire dell'autunno; del
resto sembra essere proprio questo il messaggio ed il il leitmotiv della rassegna.
Sottili e leggiadre come le
modelle che le hanno indossate in punta di piedi, le vesti disegnate da Giusi
Giustino, ricalcavano le perfette silhouette delle tersicoree di fila, creando
piacevole contrasto e dinamismo visivo tra l'allegria degli scambi o dei
passaggi, ed i
decori floreari inseriti fra le cuciture, dalle tonalità rigorosamente
autunnali.
Brillava in quei momenti la bravura di Salvatore Manzo, fenomeno delle pirouette e dell'elevazione.
Un'apertura di stagione di tutto rispetto insomma che preannuncia una
programmazione fitta di balletti ed
ospiti speciali quest'anno in quel di Napoli, che ci auguriamo porti quest'arte
e la compagnia del San Carlo sempre più verso la definitiva conquista del
grande pubblico.
Andrea Arionte
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