Roma,
Teatro Ambra alla Garbatella (Piazza Giovanni da Triora 15). Dal 29 settembre
al 4 ottobre 2015
La curiosità era tanta. Prima volta, in
Italia, di uno spettacolo teatrale con l’utilizzo di tecnologie 3D. Scritto e
diretto da Teodora Nadoleanu e per la regia 3D di Katia Lopetti, presentato
come un progetto che nasce da un laboratorio teatrale che si pone l’obiettivo
di unire cinema e teatro. L’approccio personale è stato quello di sgombrare la
mente dalle esperienze di anni di teatro, di non aspettarsi mirabilie di tipo
cinematografico, ma di assistere a qualcosa di diverso, piacevole, divertente.
Se non altro, la voglia di una nuova, seppur sporadica, esperienza. Ungra, al
Teatro Ambra Garbatella di Roma, ha tradito ogni attesa. Passi l’utilizzo del
3D, che oltretutto è apparso davvero sperimentale, lontano da un coinvolgimento
se non emotivo, almeno visivo dello spettatore.
Difficoltà tecniche, piccoli intoppi, audio pessimo e, durante la recitazione delle protagoniste sul palco, l’impaccio degli occhialini che rendono buio il palcoscenico. Che infatti toglievo per usarli nei cambi scena, quando le proiezioni 3D fungevano da raccordo. Durante le scene interpretate dalle attrici, la tecnologia utilizzata si limita a delineare una cornice che fuoriesce dal palco, trascurabile e lontanissima dagli effetti abituati a vedere al cinema, anche lì non sempre necessari. Belle invece le scene proiettate sul fondo del palco. La storia, di genere fantasy, risulta essere fumettistica ma grottesca, con interpretazioni deludenti. Due popolazioni formate da sole donne, le Lavareg e le Cobias, si contendono spazio e futuro. Entrambe le fazioni, capitanate dalle rispettive regine, Dukra e Marax, cercheranno l’aiuto di Ungra, speranza di una nuova alba sul pianeta. Ma non c’è emozione, non c’è coinvolgimento, non c’è credibilità. Da dimenticare.
Difficoltà tecniche, piccoli intoppi, audio pessimo e, durante la recitazione delle protagoniste sul palco, l’impaccio degli occhialini che rendono buio il palcoscenico. Che infatti toglievo per usarli nei cambi scena, quando le proiezioni 3D fungevano da raccordo. Durante le scene interpretate dalle attrici, la tecnologia utilizzata si limita a delineare una cornice che fuoriesce dal palco, trascurabile e lontanissima dagli effetti abituati a vedere al cinema, anche lì non sempre necessari. Belle invece le scene proiettate sul fondo del palco. La storia, di genere fantasy, risulta essere fumettistica ma grottesca, con interpretazioni deludenti. Due popolazioni formate da sole donne, le Lavareg e le Cobias, si contendono spazio e futuro. Entrambe le fazioni, capitanate dalle rispettive regine, Dukra e Marax, cercheranno l’aiuto di Ungra, speranza di una nuova alba sul pianeta. Ma non c’è emozione, non c’è coinvolgimento, non c’è credibilità. Da dimenticare.
Paolo
Leone
Ungra
è una produzione Kateo Studios srl, le scene sono proiezioni 3D di Katia
Lopetti, Vocal coach Teodora Nadoleanu. Musica e arrangiamento Cybernova-Rosa
R. Tosto; Sound design e postproduzione musicale Rosa R. Tosto; Costumi Simone
Luciani.
Interpreti:
Nika Perrone, Elisabetta Raoli, Ludovica Avetrani, Sandra Rossi, Chiara
Lombardo, Sara Bocola, Francesca Di Vincenzo e con la partecipazione di Gabriella
Di Luzio.
Regia
teatrale di Teodora Nadoleanu; Regia 3D di Katia Lopetti.
Si
ringrazia l’ufficio stampa del Teatro Ambra Garbatella, Storyfinders, nella
persona di Lionella Bianca Fiorillo.
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