Ciao
Filippo, puoi raccontarmi un po’ la tua formazione d’attore?
Ciao a tutti! Io ho
capito di voler fare l'attore da adolescente, e a 18 anni ho iniziato a
frequentare un corso di recitazione cine-televisiva a Torino. Durante quei due
anni ho fatto le mie prime esperienze, di fronte alla telecamera. Nel frattempo
ho iniziato anche l'università: Dams Multimediale. A 19 anni il primo incontro
con quello che è diventato il mio maestro, Michael Margotta, insegnante
americano membro dell'Actor's Studio. Intorno ai 22 anni mi sono trasferito a
Roma. Ho cercato di entrare al Centro Sperimentale di Cinema, ma è più
difficile che vincere 3 lotterie di fila. Ho visitato quindi un po' di scuole
per cercare di capire cosa fare, ma alla fine ho deciso di iniziare un vero
percorso con Michael frequentando il suo Actor's Center a Roma. Ho studiato con
lui per circa 3 anni, durante i quali ho potuto conoscere meglio il teatro, che
fino ad allora avevo un po' snobbato a favore del cinema, e soprattutto il
mondo dei metodi recitativi, che ho poi approfondito negli anni a seguire,
anche all'università.
Mi sento davvero
così, ma una parte di responsabilità spetta a me. O meglio, al fatto di non
avere avuto da ragazzino uno straccio di guida in questa avventura. Ero
sprovveduto, nel vero senso della parola. Questa è una carriera in cui è
fondamentale avere delle conoscenze, un network di persone da utilizzare a
seconda delle necessità del momento. Ed è per questo che è importante
frequentare una scuola: avrai sempre degli ex compagni di corso e degli ex
insegnanti cui rivolgerti, o con cui avviare delle collaborazioni. Questa cosa
l'ho scoperta tardi, quando avevo già terminato il mio percorso in solitaria.
Persone ne avevo conosciute, ma senza instaurare rapporti concreti. Negli
ultimi tempi, a Roma, mi sono dato da fare nel propormi, nel cercare dei
contatti con realtà teatrali, ma ho trovato solo porte chiuse. Non dei rifiuti
dopo avermi visto o sentito parlare, bensì una chiusura totale a priori. Il mercato era saturo, questo è vero, e la
cosa si rifletteva anche sulle agenzie.
Allora decisi di tornare nella mia Torino e ricominciare, ma era ormai
giunta la “grande crisi”, che ha amplificato in maniera esponenziale le
difficoltà di questo ambito, mutando la situazione da “molto difficile” a
“catastrofica”. Oggi una compagnia teatrale media è composta si e no da 4
persone, i più “anziani” del gruppo in genere. E ogni proposta dall'esterno rimane
inascoltata perché “prima dobbiamo riuscire a campare noi”. Dal 2011 ad oggi si
nota un impoverimento del mondo teatrale, ed anche cinematografico, di cui
soffriremo per molto tempo, temo. Oggigiorno non ha più nemmeno senso proporsi
a delle compagnie: per quanto consolidate, la risposta sarà sempre la stessa.
In special modo se non hai nemmeno frequentato una scuola dal nome altisonante!
Infatti
arrivi a un punto in cui decidi di fare tutto da solo. Decidi di mettere in
scena “Diario di un killer sentimentale" di Luìs Sepùlveda. Contatti
l’autore stesso, che a tua sorpresa ti dà piena disponibilità.
Sì, è stata una bella
sorpresa. La sua agenzia mi ha concesso pieni diritti di utilizzo con un
accordo davvero vantaggioso. Interessante notare come le cose cambino
drasticamente non appena varchi i confini di Stato. In Italia se possono devono
spennarti e succhiarti fino all'ultima goccia di sangue, anche se sei uno degli
“ultimi”. È da tempo che penso infatti di andarmene anche io, ma prima volevo
almeno un'occasione per mostrare cosa so fare, non si sa mai. Questa occasione
non vuole saperne di arrivare dall'esterno, quindi me la sono creata da solo.
Vedremo come andranno le cose: da parte mia spero di non dover diventare
l'ennesimo emigrante.
Di
questo spettacolo curi veramente tutto, dal lato artistico a quello più
pratico…
Eh sì, purtroppo.
Sarebbe stato bello avere una folta schiera di collaboratori addetti ai vari
settori della produzione teatrale, ma le finanze limitate mi hanno costretto al
fai-da-te quasi totale. Ho iniziato curandone l'adattamento teatrale, poi ho
reclutato gli interpreti del cast ed altri collaboratori. Ci tengo a precisare
che ho sempre pagato tutti, ad eccezione di un paio di persone che si sono
offerte di aiutarmi in amicizia. Ho coinvolto anche due giovanissimi
illustratori, appena usciti dall'Accademia, e ho fatto il possibile per pagare
anche loro. Riguardo la regia il discorso è un po' diverso: come attore per me
sarebbe stato un grandissimo sollievo avere una direzione, essere un esecutore
con responsabilità limitate e quindi concentrarmi solo sulla mia parte. Ma
oltre al fatto che non posso permettermi di pagare un'altra persona di volta in
volta, ho pensato che forse con un regista avrei avuto delle divergenze di
vedute, perché io sin dall'inizio ho una visione molto chiara dello spettacolo
e del mio personaggio, che potrebbe non coincidere con quella di un eventuale
regista. Avendo studiato regia all'università e avendo visto moltissimi
spettacoli, ho pensato che di certo come regista non farò più danni di quanto
non si veda in giro. Cercherò di limitarli! Anche in altri settori ho dovuto
darmi da fare: ho curato tutto il montaggio audio, i contatti con i teatri e le
PR in generale, e tutta la promozione, compresa la grafica di locandina e
volantini!
Perché
hai scelto questo testo? Quando andrà in scena? Hai già qualche data?
Andrà in scena
venerdì 13 novembre, al Teatro Cardinal Massaia di Torino. Purtroppo è la sola
data che ho, al momento. Piazzare lo spettacolo è stata un'altra odissea, come
se non fosse già abbastanza. Molti sono stati i rifiuti, anche qui del tutto
aprioristici (e dettati dal fatto che io sono un sig. Nessuno), ed alcuni
ritardi nella produzione mi hanno fatto perdere questa stagione. Fortunatamente
al Teatro Cardinal Massaia si sono ricordati di me e abbiamo concordato una
serata in cartellone, ad inizio stagione. Subito dopo il debutto mi darò da
fare per trovare altre date: spero di portarlo un po' in giro per il Piemonte e
magari a Milano ed altre grandi città.
Sul motivo della
scelta c'è molto da tenere in considerazione. Il romanzo d'origine lo conosco
da tempo e ho sempre desiderato interpretare questo personaggio. Credo sia
importante, per mettersi in gioco, farlo con qualcosa che ti piace davvero. Il
fatto che il suo autore sia famoso a livello internazionale, un vero
best-seller, è senz'altro un punto a favore che cerco di utilizzare. Ho pensato
poi che il suo genere Noir, quasi Pulp, fosse molto interessante da proporre a
teatro: senza dubbio non si vede tutti i giorni ed ho cercato di renderlo il
più attuale possibile, contaminandolo un po' con il linguaggio del moderno
cinema digitale e del fumetto.
Infine, un motivo
puramente pratico: essendo un monologo ho avuto modo di prepararlo con calma, a
seconda delle mie possibilità e necessità, senza avere l'ansia delle
disponibilità limitate di altri attori o di un regista. Questo perché mi è
capitato di dover interrompere tutto per mancanza di fondi, quindi ho dovuto
lavorare per alcuni periodi, per poter finanziare il resto della produzione.
Tuttavia, il motivo principale della scelta del testo è semplicemente perché...
è figo! E può piacere a tutti.
Cosa
consigli a coloro che hanno scelto un percorso come il tuo? La tua esperienza
dimostra che con la determinatezza si può ottenere tutto.
Beh, ancora non so
quale sarà l'esito di tutta l'operazione, quindi non so dire se davvero “si può
ottenere tutto”. Ma senza dubbio puoi dare a te stesso una possibilità, laddove
nessuno vuole offrirtela. Io sono sempre stato il tipo che se l'autobus non
passa, piuttosto che aspettare speranzoso se la fa a piedi. Se proprio dovessi
dare un consiglio, sarebbe di NON intraprendere un percorso così da soli!
Cercate più che potete di avviare delle collaborazioni, perché il carico di
lavoro è davvero ingente, insostenibile per una sola persona. Se per forza di
cose vi ritrovate a doverlo fare vi direi di tenere duro, non fatevi fermare da
nulla, neanche dalla mancanza di soldi, non esitate a chiedere aiuto (pratico)
perché c'è molta più gente disposta a dare una mano di quanta si possa
immaginare. E studiate bene tutte le possibilità che si possono sfruttare da
enti come i Comuni, le circoscrizioni, la provincia... ecc. Ed anche i bandi e
concorsi vari. Ma la cosa più importante resta cercare collaboratori: in
mancanza di “liquidi” parlategli con sincerità e con passione. Fateli
innamorare del progetto.
Hai
già altri progetti a parte questo di cui abbiamo parlato?
Ci penso molto e sto
valutando possibilità, ma la risposta al momento è no, purtroppo. Dipenderà
molto da come andrà questo. Anzitutto vorrei portarlo in tournée il più
possibile, e poi si vedrà.
Infine,
cosa ti proponi? Continuare a lavorare in solitario o ti auspichi di creare un
gruppo di lavoro stabile?
Penso sia chiaro
ormai come lavorare completamente da soli ad una produzione teatrale sia una
cosa insostenibile e deteriorante. Spero proprio di non doverlo più fare. Anche
perché non è pensabile continuare a fare monologhi per sempre! Spero che
vedendo come lavoro qualcuno si faccia avanti per creare qualcosa insieme. Il
teatro è un'attività di gruppo per sua natura: farlo da solo è stata per me una
forzatura necessaria.
Curata
da Stefano Duranti Poccetti
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