Romaeuropa
Festival, Roma. Dal 27 al 30 ottobre 2015
Il “Giulio Cesare-Pezzi staccati” di Romeo Castellucci è silenzio. Silenzio
della persuasione, impossibilità retorica, autismo epico.
Uno spettacolo della durata di 40 minuti circa presso l’Aula Ottagonale
delle Terme di Diocleziano (Ex Planetario) in scena all’interno del Romaeuropa
Festival 2015 dal 27 al 30 Ottobre (h 19 e 21) che si espone con la prossemica
del suono e una cinetica assente. Tutto ciò cui si deve assistere c’è o non c’è
di fronte a noi, la temporalità non viene suggerita da nessun meccanismo
narrativo.
Giulio Cesare, Antonio, Bruto, Cassio, sono personaggi che vogliono gesti
eroici ma che Castellucci propone all’insegna di budella semantiche e
incombenti grumi di secrezioni. Una microcamera posta su una sonda che
raggiunge le interiora della voce passando da una narice di uno degli attori
mentre è impegnato nella sua attività oratoria, un attore laringectomizzato che
rende la sua afasia all’onore del Giulio Cesare tradito, e ammazzato.
Niente che ricordi alcuna possibilità di onnipotenza di Giulio Cesare che
rivestito di un manto-sarcofago rosso appare in scena con movimenti minimi
essenziali, accennati, ma capaci di aizzare suoni che seguono ogni variazione
delle sue braccia. Il potere di indicare la strada, di scegliere un alleato, di
accusare, di sentire la disfatta, sta in questa installazione sonora che fa
riverberare l’eco della sua vita. L’eco di tutto ciò che il potere non mostra
al pubblico, quel retroscena di cui non vorremmo forse mai avere certezza che
sia il luogo delle decisioni. Sulla vita, sulla morte, sulla credibilità del
fascino.
Ogni frammento è difficile da partecipare perché costa fatica guardare cosa
succede al nostro corpo esattamente quando parliamo, o quando parliamo senza il
suono prodotto dal nostro corpo: dove trae, dunque, possanza la tragedia di
questa rappresentazione?
Un’afasica tristezza si porta dietro questo Giulio Cesare, laddove
l’atmosfera impalpabile e quasi svuotata di tutto, anche della mucosa verità
delle parole, sembra rimandare al pubblico ogni appello di ricezione.
Dopo il sangue del volto di Antonio - confine tra la fine di Cesare e la
conquista di ogni folla - nove lampadine scoppiano e lentamente fanno apparire
il buio totale.
La parola è luce, suono, anche quando non sappiamo stare insieme.
Rosa Traversa
Ideazione,
Regia Romeo Castellucci
Con
Gianni Plazzi (Giulio Cesare), Dalmazio Masini (Marcantonio), Simone Toni
(…vskji)
Assistenza
alla messa in scena Silvano Voltolina Tecnica Stefano Carboni
Foto ©
Luca Del Pia
Prodotto
da Socìetas Raffaello Sanzio Nel quadro de “e la volpe disse al corvo. Corso di
linguistica generale” Progetto speciale della città di Bologna 2014
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