Rosso Cuore uno, Cesare Cassone |
Spesso e volentieri,
quasi ogni pomeriggio, don Guglielmo se ne andava nella caffetteria all’angolo
della strada che spunta sul Conservatorio. Lo chiamavano Professore, per via
del suo mestiere, e pure Eccellenza,
oltre che per la sua intelligenza anche per la sua eleganza, dentro a quel suo
cappotto di panno d’Inverno e nelle sue camicie di seta alla Stagione. Se ne
entrava nel locale, dove tutti i rumori della strada tacevano per far spazio al
silenzio, e si beveva la sua tazzina di caffè chiudendo gli occhi per
assaporarne fino in fondo il gusto.
«Come va, Professó?»,
chiedeva il figlio del proprietario che, ormai per il tempo e per l’abitudine
di incontrarlo nella caffetteria del padre, aveva contratto amicizia con lui.
«Eh, lacreme e
suspiri, Professore», rispose quella volta il giovane.
Don Guglielmo lo
guardò mentre posava la tazzina sopra al tavolino.
«È sempre per la
scrittrice?»
«Eh sì, voi la
conoscete, è stata pure allieva vostra. E conoscete pure a me... ‘Na capa
analfabeta.»
«Non è questione di
studio Salvató, no! Il cuore di un uomo innamorato è sempre analfabeta. E le
femmine questo lo sanno, ricordalo.»
Salvatore lo guardava
con quella sua solita espressione incantata, il Professore teneva una parola
giusta per tutto e per tutti, e pure per lui.
«Vuoi sapere io
Angiolina mia come l’ho conosciuta?», riprese il Professore dopo che la tazzina
fu completamente vuota.
«Eravamo ad una
festa, una di quelle piccole festicciuole che si fanno in riva al mare per dire
“Arrivederci!” all’Estate e “Avanti!” all’Autunno... Io già l’avevo vista tante
volte quando ero studente, io ero un giovanotto e lei una signorina che
lavorava alla tipografia; passando e spassando fuori a quell’uscio, più di una
volta persi il coraggio d’entrarvi, e così caso volle che per comuni amicizie
ci ritrovassimo su quella stessa spiaggia a quella medesima festa. Allora lì
io presi il coraggio, e potetti apprendere come il giovane che la mattina
passava accanto alla tipografia non era passato inosservato; puoi certamente
comprendere il mio stato d’animo, Salvató, il mio scorno, a quella sua
affermazione: fai che aveva capito che io là ci passavo sì per andare
all’Università, ma che rallentavo il cammino vicino a quell’uscio proprio per
vederla? Ecco, pure a me il cuore era analfabeta, ma quella sera tentai di
rimediare. Mi offrii di riaccompagnarla a casa, e le sue compagne che si
guardavano e sorridevano come per taciuti discorsi che solo loro parevano
sentire e capire, mi fecero venire una domanda: “Ma se vede accussì assai che
me piace Angiulina?” Eh sì, Salvatore mio, si vedeva così assai, perché, come
ti dicevo prima, il cuore di un uomo innamorato è analfabeta, non te fa capì
niente, ma la donna se ne accorge, lo capisce che tu stai tutto frastornato. E
le amiche di Angiolina se ne erano accorte e pure lei. Iniziammo a vederci più
spesso, l’aspettavo fuori l’esercizio per riaccompagnarla a casa, a volte
pranzavamo insieme e parlavamo tanto, parlavamo di noi. Cose che a volte non si
ricordano neanche, inezie Salvató, ma che a quel momento ti paiono fatate e
preziose perché è grazie a loro se puoi far entrare nel cuore la voce della tua
amata... Mi paiono ieri Salvatore mio, tutte queste cose di cui ti sto
parlando», aggiunse con un tono di voce emozionato e con gli occhi lucidi di
chi ha lo sguardo velato dai felici ricordi; e dopo una breve pausa sospirando
riprese: «Ed ancora oggi Angiolina mia mi fa provare quelle emozioni: è mia
moglie, eppure a volte pare che mi fa perdere il coraggio di prenderle la mano,
di darle un bacio cuore a cuore, e me fa annegà ‘int’ ‘e suspiri.»
«Prufessó ma come,
pure voi allora...»
«Sì, guagliò, il
cuore mio è ancora analfabeta»
«E che si può fare?»
«Niente, non se pò fa
niente, perché a tutte le età ‘sto cuore resta così; hai voglia a studiare, ma
la testa studia, il cuore quand’è innamorato no; studi questo, studi quello,
quell’altro e quell’altro ancora, ma più studi e più non ci capisci niente
peggio di prima. Sienteme a me, non c’è niente da fare per un cuore innamorato
che prendere il coraggio e dedicare alla tua amata tutto quel cuore.»
«Ma...»
«Fidati Salvatore:
meglio un cuore analfabeta, perché quando sa, allora non è sincero.»
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