Roma,
Teatro Lo Spazio (via Locri – Metro A San Giovanni). Dal 24 novembre al 6
dicembre 2015
Ombre. Ectoplasmi, presenze sgualcite, si
muovono nel degrado ambientale e umano più abbietto, amorale, ferino, teso non
tanto a perseguire il proprio esclusivo benessere quanto a sfruttare, a lucrare
torbidamente senza mai emergere dalla discarica delle proprie esistenze.
Sfruttatori e sfruttati, tossici e sbandati, marchettari e trans, disadattati
di ogni tipo. Ombre anche attorno a loro, una città che si muove indifferente,
di cui si scorge solo il profilo, muto e colpevole (le capocce). Storie dalla terra di nessuno, di ordinaria illegalità
e disfacimento. Il Teatro Lo Spazio si trasforma totalmente per fare spazio
alla messa in scena dell’ultima opera firmata Duccio Camerini e diviene una
squallida cascina abbandonata dove si muovono tutti i personaggi di Risorgi. Atmosfera post-apocalittica.
Rifiuti in terra, rifiuti i personaggi, scarti umani ai margini della società,
o forse solo lo specchio deformato che riflette l’essenza celata dei “giusti”,
degli altri all’interno del confine cittadino, chissà. Nove personaggi che,
come ratti, si muovono nella penombra lasciando affiorare le proprie storie da
ultimi.
Brutti, sporchi e cattivi, cattivissimi, verrebbe da pensare. Sullo sfondo, un orripilante traffico di storpi addestrati ad elemosinare in occasione dell’imminente Giubileo della misericordia, in primo piano le singole storie, rabbiose, squallide, senza passato ma anche senza futuro dei singoli personaggi. E se ognuno è, a suo modo, alla ricerca di una propria personale risurrezione, di un riscatto, alla fine la speranza di un cambiamento viene soffocata da un risolutivo atto violento, che sancirà lo status di ognuno, immodificabile e disperato. Perché “chi si illude non ci sta con la testa… illudersi è da perdenti”.
Brutti, sporchi e cattivi, cattivissimi, verrebbe da pensare. Sullo sfondo, un orripilante traffico di storpi addestrati ad elemosinare in occasione dell’imminente Giubileo della misericordia, in primo piano le singole storie, rabbiose, squallide, senza passato ma anche senza futuro dei singoli personaggi. E se ognuno è, a suo modo, alla ricerca di una propria personale risurrezione, di un riscatto, alla fine la speranza di un cambiamento viene soffocata da un risolutivo atto violento, che sancirà lo status di ognuno, immodificabile e disperato. Perché “chi si illude non ci sta con la testa… illudersi è da perdenti”.
Risorgi, “storia scabrosa e barocca” come
afferma il suo autore, non convince del tutto. Tante cose, spunti, storie al
suo interno, forse anche troppe, che rimangono come incompiute. Situazioni
realistiche ma che non decollano, si intrecciano, si sfiorano, senza
trasmettere la sensazione di concretezza all’intero impianto drammaturgico,
bensì di affastellamento poco convincente. Potenzialità enormi, nei temi e in
alcune interpretazioni degli attori in scena, che rimangono però inespresse. Bello
l’accompagnamento musicale dal vivo eseguito da Matteo Colasanti e i movimenti
scenici della regia, efficaci, che occupano ogni angolo del teatro. Il finale,
affidato ad un monologo didascalico piuttosto stucchevole, non migliora di
certo la situazione. Ci aspettavamo molto di più, peccato.
Paolo
Leone
"Risorgi".
Scritto e diretto da Duccio Camerini.
Con:
Duccio Camerini, Nicola Sorrenti, Ciro Carlo Fico, Barnaba Bonafaccia, Marco
Damiano Minandri, Simone Bobini, Matteo Micheli, Giusy Emanuela Iannone e
Cristina Pedetta. Accompagnamento musicale dal vivo di Matteo Colasanti.
Combattimenti scenici a cura di Massimilano Cutrera; la musica della festa è di
Mercutio. Luci di Alessio Pascale
Si
ringrazia l’ufficio stampa nelle persone di Monica e Cecilia Brizzi
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