Torna in scena a Milano, al Teatro degli Arcimboldi, il
musical “Mamma Mia !” in versione
originale, con una compagnia inglese da West End di Londra. Un’altra compagnia
britannica l’aveva presentato sempre qui nel 2009.
Il musical ha debuttato
nel 1999 sui più famosi successi degli ABBA, il gruppo svedese che balzò alla
ribalta negli anni ’70; ambientato su un’isoletta greca, racconta la storia di
una figlia che, alla vigilia del suo matrimonio, decide di scoprire l’identità
del padre, che la madre le ha sempre tenuto nascosta. In realtà, il motivo di
questo silenzio è che nemmeno Donna, la madre appunto, sa chi sia il vero padre
di sua figlia, essendoci tre possibili “candidati” al ruolo. La sposa, trovato
un vecchio diario della madre risalente all’estate di 21 anni prima, quando
rimase incinta, scopre l’esistenza di tre diversi uomini che, a distanza di
pochi giorni, sono entrati nella vita di Donna e, senza dire nulla alla madre,
invita tutti e tre al matrimonio.
Finale… A sorpresa, ma durante lo svolgimento della storia, emergono emozioni, sentimenti, valori veri. La forza di Donna, che ha cresciuto una figlia da sola, dandole tutto l’amore possibile, e che per darle un futuro si è rimboccata le maniche, avviando un hotel; il tema di crescere con un solo genitore non sapendo nulla dell’altro; le incertezze di un ventenne, all’apparenza spavaldo e sicuro di sé, alla vigilia di un passo per la vita come il matrimonio; ecco alcuni degli argomenti trattati dallo spettacolo scritto da Catherine Johnson. Le figure dei tre possibili padri incarnano tre tipologie maschili completamente diverse ma molto realistiche: il costruttore edile tutto d’un pezzo, che abbandonò Donna pur amandola per sposare la fidanzata storica con cui, però, non è durata e si ritrova solo con i suoi rimpianti; l’uomo dell’alta finanza, sempre preoccupato della forma e non della sostanza (esordisce dicendo “Spero che ci sia qualcuno che possa stirarmi i pantaloni…”); il viaggiatore avventuroso che vive in barca a vela, non possiede nemmeno una cravatta ed è innamorato solo della sua libertà.
Finale… A sorpresa, ma durante lo svolgimento della storia, emergono emozioni, sentimenti, valori veri. La forza di Donna, che ha cresciuto una figlia da sola, dandole tutto l’amore possibile, e che per darle un futuro si è rimboccata le maniche, avviando un hotel; il tema di crescere con un solo genitore non sapendo nulla dell’altro; le incertezze di un ventenne, all’apparenza spavaldo e sicuro di sé, alla vigilia di un passo per la vita come il matrimonio; ecco alcuni degli argomenti trattati dallo spettacolo scritto da Catherine Johnson. Le figure dei tre possibili padri incarnano tre tipologie maschili completamente diverse ma molto realistiche: il costruttore edile tutto d’un pezzo, che abbandonò Donna pur amandola per sposare la fidanzata storica con cui, però, non è durata e si ritrova solo con i suoi rimpianti; l’uomo dell’alta finanza, sempre preoccupato della forma e non della sostanza (esordisce dicendo “Spero che ci sia qualcuno che possa stirarmi i pantaloni…”); il viaggiatore avventuroso che vive in barca a vela, non possiede nemmeno una cravatta ed è innamorato solo della sua libertà.
L’allestimento è quello
originale che è rimasto in scena a Broadway fino a pochi mesi fa. Tutti gli
interpreti recitano, cantano e ballano: ecco la differenza con i paesi anglosassoni
che, in fondo hanno inventato questa forma di spettacolo: tutti fanno tutto. Recitato
in lingua originale, il pubblico può capire grazie all’ausilio di due schermi
che propongono la traduzione simultanea di dialoghi e canzoni.
Il cast, formato da nomi
sconosciuti, non colpisce come di solito succede per le compagnie anglosassoni.
Molto brava la protagonista femminile, Donna (Sara Poyzer),
e la figlia Sophie (Niamh Perry), con
delle voci incredibili e allo stesso tempo brave ballerine. Buona la prova di
Sky, lo sposo (Justin Thomas);
delle due amiche di Donna, Rosie (Sue Devaney) è
molto nel ruolo ma forse troppo fine ed elegante nei modi per il carattere
grezzo del suo personaggio. Deludono invece gli altri interpreti: Tanya (Shobna Gulati), personaggio comico per eccellenza, non fa
ridere proprio nessuno; i tre padri, Sam (Richard
Standing), Bill (Michael Beckley)
e Harry (Mark Jardine), completamente
insignificanti e, in alcuni casi, anche con errori dal punto di vista vocale. Il
corpo di ballo (ed allo stesso tempo, coro) si muove sulle belle idee
coreografiche di Anthony Van Laast, conta fisicità diverse ma che si amalgamano
molto bene. Particolare menzione merita la scena di Lay All Your Love On Me, dove i ballerini escono dalle quinte vestiti
con muta da sub e con tanto di maschera, boccaglio e pinne… E riescono a
ballare ugualmente.
Sulle note di brani di enorme successo come Dancing Queen, The Winners Take It All, Take
A Chance On Me, Voulez-Vous, S.O.S, Gimme! Gimme! Gimme! e, ovviamente, Mamma
Mia ! passano quasi tre ore senza
accorgersene. Musica dal vivo, con l’orchestra che suona ai piedi del palco.
Il pubblico
reagisce bene, apprezza e applaude convinto, anche perché i brani musicali sono
immortali ed estremamente conosciuti. Senza dubbio, livello di questi
interpreti a parte, chi ha visto il film, che contava un cast stellare (Meryl
Streep, Pierce Brosnan, Colin Firth tra gli altri)… Può anche dimenticarselo.
Chiara Pedretti
Teatro Degli Arcimboldi, viale Dell’Innovazione 20,
Milano
fino al 6 dicembre
da martedì a venerdì, ore 21.00; sabato ore 16.30 e 21.00; domenica ore 14.00
e 18.30
biglietti da EUR 29 a EUR 75
www.teatroarcimboldi.it
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