Ho
incontrato l’attrice Simona Mancini a Cinecittà, appena tornata da un provino.
Mi ha parlato di sé, della sua formazione, della sua carriera e dei suoi progetti
futuri. Ascoltiamola.
Simona,
puoi parlarmi un po’ di come è nato il tuo amore per l’Arte attoriale e della
tua formazione?
Nasco attrice e non
dico a caso “nasco”, perché per me attori si nasce, non si diventa. Sono stata
educata ad andare a teatro e al cinema fin da piccola, grazie a mio padre,
persona molto colta. Pensa che già da piccola, quando andavo a Teatro, gli
dicevo: “Papà, non voglio stare dalla
parte dello spettatore, voglio stare sul palcoscenico”. Fin da piccola
insomma avevo le idee chiare, tanto è vero che quando leggevo mi capitava
spesso di declamare e mi facevo addirittura le interviste da sola, come se
fossi una diva!
A 18 anni poi mi sono
diplomata e avevo intenzione d’iniziare seriamente il percorso di attrice. Fui
messa davanti a una scelta: “O studi o
lavori.” e io decisi, grazie al mio carattere ribelle, che come lavoro
volevo fare l’attrice, nonostante le difficoltà, visto che in Italia ancora si
fa fatica a considerare un attore in quanto lavoratore. Così ho iniziato a
studiare con vari Maestri e uno di questi, Ruffini, a cui dissi: “Io non voglio fare l’attrice, io sono
un’attrice!”, mi rispose che io potevo essere la nuova Eleonora Duse.
Sì, recitando ruoli
in piccole compagnie teatrali, lavorando anche in cortometraggi e in televisione.
Poi, nel 2011, mi si presenta l’occasione della svolta, visto che vengo scelta
come protagonista del mio primo, e fin qui unico, lungometraggio: “Tutti a
Ostia Beach”. Mi ricordo benissimo il giorno del provino, era al Brancaccio.
Dovevano scegliere in realtà una comprimaria, perché i protagonisti c’erano
già, ma quel provino andò talmente bene che mi presero come protagonista. Mi
chiesero di fare una coatta romana; inizialmente la cosa mi prese alla
sprovvista, ma poi chiesi una gomma da masticare e cominciai a fare il meglio
che potevo, masticando e gesticolando… mi presero! Ero protagonista insieme ad
Alvaro Vitali!
Immagino
la tua gioia, anche se so che poi c’è stata una delusione…
Infatti ero molto
felice e una volta pensa che andai anche al cinema a vederlo da spettatrice,
camuffandomi tra il pubblico. Poteva essere un grande trampolino di lancio, ma
purtroppo non fu così, perché ci furono dei problemi mai chiariti. Noi attori
non fummo pagati e il film si volatilizzò dopo circa un mese, quindi per me
questo rappresenta sia una grande soddisfazione, come del resto un grande
rammarico.
In
generale, hai interpretato più ruoli comici che tragici. Preferisci i primi ai
secondi?
Per me è abbastanza
indifferente interpretare ruoli comici o tragici, l’importante è emozionare.
Per la mia fisicità mi è capitato spesso di fare la bonona un po’ svampita, ma
non è facile, perché svampita non lo sono o almeno spero di non esserlo. In
“Rumori Fuori Scena” di Simon per esempio ero Claire, il personaggio più
superficiale. Mi sentivo molto diversa da lei, però mi piacque molto recitarla,
proprio perché ha dei lati che per certi aspetti vorrei avere, lati che a volte le rubo e che riporto anche nella vita di tutti i giorni.
Per quanto riguarda i ruoli tragici, invece, ho interpretato in Teatro “Lo stupro” di Franca Rame,
un’esperienza emotiva veramente intensa e uscire da teatro e vedere le persone
in lacrime che ti ringraziano per l’emozione ha qualcosa che non può essere
espresso a parole. Con quel testo volevo dimostrare a me stessa che potevo
interpretare uno spettacolo tragico al cento per cento e ci sono riuscita.
A
parte Teatro e cinema, dimmi qualcosa sulle tue esperienze televisive…
Per quanto riguarda
la televisione, ho lavorato, per dirla una su tutte, per Nuvolari, dove
interpretavo la moglie di uno dei giganti del wrestling, che non è solo uno
sport, ma una vera e propria forma di spettacolo, dove ci vuole una
preparazione fisica e performativa notevole.
Non
è un mondo facile quello dello spettacolo, dove a volte molte strade rimangono
precluse.
Purtroppo è vero, non
è un mondo facile, esiste molta raccomandazione ed esiste una casta dove è complicato
entrare. Per gli stessi registi emergenti non è semplice, perché possono
produrre film soltanto se hanno proprie facoltà economiche. Nonostante questo non demordo
e credo nella meritocrazia. Purtroppo ci sono molte persone che si accostano a
questo mondo solo per l’ambizione di emergere e non per l’amore dell’Arte, ma
sono sicura che alla fine l’Arte trionfa sempre.
Parlami
dei tuoi progetti imminenti…
Ultimamente ho finito
di girare un cortometraggio, comico e che mi piace molto. Spero che finisca la
post produzione al più presto per poterlo portare in giro; secondo me può
funzionare, è geniale!
Ho inoltre scritto io
stessa un cortometraggio, di cui non voglio svelare molto se non che è presente
un bel colpo di scena finale, cortometraggio del quale curerò anche la regia.
Spero inoltre di riprendere a breve la mia trasmissione radiofonica “A tu per
tu”, in onda su una web radio e su digitale terrestre, dove incontro personaggi
famosi dello spettacolo e anche artisti emergenti. Mi piace molto questo ruolo
d’intervistatrice, all’inizio non pensavo di esserne adatta e che mi sarebbe
piaciuto così tanto. Al momento inoltre vi aspetto al Teatro Petrolini per “Matrimonio
per Tre”, una commedia divertente ed esilarante. Finita questa esperienza sono
già stata inoltre scritturata per un testo impegnato di Pirandello.
Infine,
chi è Simona lontana dal palcoscenico?
A volte mi sveglio
con l’idea di andare in palestra o di uscire a guardare i negozi. In realtà appena
accendo il computer non posso fare a meno di leggere i copioni che mi mandano.
Insomma, quando non sono a Teatro penso comunque al Teatro.
Curata
da Stefano Duranti Poccetti
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