Parma, Teatro Due. Venerdì
22 gennaio 2016
PARMA (Scénario) -
“Catastrofe, il linguaggio della
montagna, il bicchiere della staffa, il nuovo ordine mondiale” è la metafora del
Novecento, dell’inumano e il suo opposto
che si incontrano e dove a trionfare è il primo. Sempre. Il dramma, per la regia di Massimiliano Farau, è andato in scena ieri al Teatro Due di
Parma, dove ci ha accolto un’aria da interrogatorio avvolta da un bagliore
fioco tra gli sbuffi di fumo di un sigaro. Si incontra poi un fantoccio
sbiancato e senza volto, privato di sé da quelli che lo manipolano.
Le quattro vicende
trattano l’abuso di potere, il rapporto
manicheo tra infallibile e annientato:
il primo – che si autoproclama portavoce di Dio - ama la morte degli altri pur odiandone la
disperazione, è sadico, svilisce, sa di poter fare tutto quello che vuole,
vieta, castiga e pulisce la terra dai “pezzi di merda che pensano” in nome
della democrazia. I perdenti invece non
credono in “Dio” e nei loro adepti , annuiscono e dicono “Uccidimi”, non
vogliono nulla perché non sono più.
Vera interprete delle
quattro opere è la parola: bistrattata, proibita,impossibile, pensata, morta o
illogica, come quella che permetterebbe ai cani di presentarsi con il proprio
nome. La parola è solo a senso unico, come quella di Orwell: non c’è un dialogo, c’è sempre qualcuno che
parla e qualcun altro che subisce. Tutte
le scene, tratte dalle opere di Pinter e Beckett, sono spezzate dal sistema
binario di buio e luce, quest’ ultima
che si staglia su uno spazio minimale in bianco e nero le cui uniche pennellate
di colore sono l’ocra di uno scotch – “il bicchiere della staffa”, anafora che
detta il tempo alla scena - e il rosso degli sputi di sangue che colano dalle
labbra tumefatte. Il What a wonderful
world finale contraddice sapientemente l’intero spettacolo: una canzone di vita dopo
un elogio di morte.
Chiara
Cataldo
Con Cristina Cattellani, Paola De Crescenzo, Davide
Gagliardini, Luca Nucera,
Gian Marco Pellecchia, Bruna Rossi, Emanuele Vezzoli
e con Mattia Gambetta, Tommaso Vaja
scene Fabiana di Marco
costumi Gianluca Falaschi
luci Pasquale Mari
suono Andrea Romanini
regia Massimilano farau
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