Catania, Teatro Massimo Bellini. Dal 17 al 24 gennaio 2016
Foto Giacomo Orlando |
Un’inaugurazione di stagione degna di nota per il Teatro
Massimo Bellini di Catania che, probabilmente anche in un’ottica di rilancio
della propria immagine, sceglie di portare sulle tavole del proprio
palcoscenico una gemma preziosa del classicismo italiano, “Fedra” di Giovanni
Paisiello. Autore particolarmente prolifico, Paisiello viene ricordato per alcuni
titoli come: La serva fatta padrona
(1769); Socrate immaginario (1775); Il barbiere di Siviglia (1782) e Nina, o sia la pazza per amore (1789) che
in particolare ne consacrò la fama, oltre che per molte composizioni religiose,
diversi concerti per cembalo e orchestra e una dozzina circa di quartetti.
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Un
tributo che la città di Catania vuole omaggiare al compositore tarantino anche in
occasione del bicentenario della sua morte. Un allestimento notevole a
partire dalla ricercata regia di Andrea Cigni, il quale coadiuvato nel lavoro da
Lorenzo Cutùli, che firma scenografie e costumi, ha creato una dimensione
teatrale in linea con la contemporaneità di Paisiello, offrendo allo spettatore
una rappresentazione di elevato pregio artistico. La scena ospita al centro del
palcoscenico due cerchi concentrici in legno che a seconda dei momenti
dell’opera aprono lo sfondo a diverse situazioni, mentre il fondale che in
alcuni momenti resta nudo in altri viene chiuso da pareti porpora.
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Grande
utilizzo del velatino usato come parete su cui proiettare le parole di Euripide
che quasi incorniciano i protagonisti o per mostrare immagini che danno vita a
suggestioni visive cariche di colori. L’idea
di ricordare il drammaturgo grecoè benaccetta dato che con questo soggetto ispirò
molti scrittori a cavallo tra Seicento e Settecento. Una trama sordida che vede esplodere la malvagità di Fedra nei confronti
della principessa Aricia, rea di essere amata da Ippolito oggetto del desiderio
della perfida regina. Se l’uccisione della fanciulla è però impedita dalla dea
Diana, Fedra tenta inesorabile di sedurre il ragazzo, appoggiata nel suo
intento dal consigliere Learco. Dopo esser stata rifiutata da Ippolito, la
donna lo accusa con il marito Teseo, che intanto ha fatto ritorno da un viaggionegli
Inferi, di averla sedotta. Costretto all’esilio, Ippolito durante il viaggio in
mare viene attaccato da un mostro marino. Credendolo morto Fedra confessa ogni
cosa e si uccide. Il finale è lieto, i due innamorati con buona pace di tutti possono finalmente
celebrare il loro amore.Niente è lasciato al casoeogni cosa è calcolata nei
minimi dettagli. Le apparizioni delle divinità sono sempre sottolineate dai
simboli che liraffigurano, come la testa di cervo calata dall’alto nel momento
in cui fa la sua comparsa Diana (Esther Andaloro) o l’apparizione di Mercurio
(Salvatore D’Agata )su una nuvola alata.Anche i costumi denotano grande
cura nelle fattezze e nell’utilizzo di stoffe ricche: taffetà e velluti. Sobri
i costumi degli artisti del coro, per le donne si scelgono vestiti ampi nerie
copricapi abbinati mentre gli uomini indossano soprabiti e cilindri. I costumi dei
protagonisti sono di ottima lavorazione e ancora una volta rimandano a un
periodo ben preciso: Fedra indossa (Raffaella Milanesi) un abito con corpetto
steccato blu e ricamo nero sul davanti, il costume di Aricia ha invece rimandi
rinascimentali con vita alta e maniche a palloncino mentre il velluto scarlatto
predomina sugli abiti di Ippolito e Teseo.
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Jérôme Correas è chiamato a
dirigere l’Orchestra del Massimo Bellini, compito che porta a termine in
maniera egregia e con rigore nei
confronti dello spartito. Buona la prova del coro, guidato da Ross Craigmile,
in special modo la sezione femminile che si è distinta per pulizia, leggerezza del
suono e capacità espressive. Caterina Poggini, nei panni di Ippolito, è una valida interprete attenta
oltremodo nell’esecuzione dei virtuosismi. Il soprano ha una vocalità
interessante, è solida negli acuti anche se purtroppo non sembra dare il giusto
appoggio nelle parti basse risultando flebili all’ascoltatore. Raffinato il
timbro della protagonista eponima, la Milanesi esegue ogni nota con un’intenzione
ben precisa ammaliando anche scenicamente.
Foto Giacomo Orlando |
Una vocalità sontuosa quella di Anna Maria Dell’Oste, che veste i
panni di Aricia, evidenziata in più passaggi. Alla notevole bravura interpretativa la cantante aggiunge un’intensa espressività
palpabile sia nelle arie che nei brani d’assieme. Artavazd Sargsyan è un ottimo
Teseo, timbro piacevole, fraseggio pulito e ottima dizione sono i suoi punti di
forza. Discreta l’esecuzione di Piera Bivona adatta alla parte mentre sicuramente
sotto tono rispetto all’ambito attoriale, dove invece si mostra una fiera
Diana, la performance canora dell’Andaloro. Anche l’interpretazione di Lo Turco
non è affatto indimenticabile mentre è falsata dal microfono la voce di
Salvatore D’agata, una scelta comprensibile nient’affatto condivisa.
Con dispiacere notiamo che la platea non è al completo,
un vero peccato per gli spettatori catanesi che probabilmente da troppo tempo
si sono assuefatti ai soliti titoli altisonanti avendo perso questa volta l’occasione di deliziarsi con la vivace musica di
Paisiello.
Laura Cavallaro
FEDRA
di Giovanni Paisiello Dramma per la musica in due atti dell’ Abate Salvioni DirettoreJérômeCorreas Regia Andrea Cigni Maestro del CoroRossCraigmile Scene e costumi Lorenzo Cutùli
Luci Fiammetta Baldiserri
Fedra moglie di Teseo e figlia di Minosse e Pasife già regnanti di Creta Raffaella Milanesi - Anna Corvino (R, S1, S2) Teseo re di Atene ArtavazdSargsyan – Carlos Natale (R, S1, S2) Aricia principessa della stirpe dei Pallantidi antichi re di Atene Anna Maria Dell’Oste - Carmen Salamone (R, S1, S2) Ippolito figlio di Teseo Caterina Poggini - Federica Pagliuca (R,S1,S2) Learco confidente di Fedra - Piera Bivona
Mercurio - Salvatore
D’Agata
Plutone - Giuseppe Lo Turco Tisifone - Sonia Fortunato Diana - Esther Andaloro
Cori di sacerdoti e sacerdotesse di
Diana e di deità infernali
ORCHESTRA
E CORO DEL TEATRO MASSIMO BELLINI
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