Castiglion Fiorentino,
Teatro Comunale Mario Spina. Lunedì 18 gennaio 2016
Germania, più o meno ai giorni nostri.
Gospodin ha deciso di vivere “UNA NUOVA FORMA DI VITA” (sic) e di “AFFERRARE IL CAPITALISMO PER LE PALLE”, voltando le
spalle a una società di “BORGHESUCCI”. Fermo nel suo proposito, stabilisce un
dogma in quattro punti che prevedono, tra le altre cose, la totale rinuncia al
denaro e alla proprietà; per questo accetta di buon grado di farsi svuotare la
casa dalla moglie che, essendosene andata, reclama per sé la mobilia; per
questo, senza battere ciglio, presta il televisore a un amico artista per
un’improbabile istallazione intitolata “Tempus fuckit” (!). L’unica privazione
che non accetta è quella causatagli dagli uomini di Greenpeace, che gli hanno
requisito il suo amato lama. Dopo aver ceduto alla moglie anche il letto,
Gospodin si ritrova a dormire sulla paglia nel suo appartamento vuoto.
Nonostante non abbia più un soldo, si rifiuta di lavorare, vivendo in totale
emarginazione e proseguendo la sua crociata anticapitalista e antimperialista,
deciso più che mai a non arrendersi al sistema.
Ma il diavolo ci mette lo zampino. Come si dice: “Se Gospodin non vuole i soldi, allora i soldi vanno da Gospodin”… No, il detto non è proprio così, ma pazienza… Dunque, il nostro si inguaia quando accetta di custodire in casa una valigetta piena zeppa di denaro (dalla provenienza, diciamo così, dubbia) per conto di un amico; peccato che quest’ultimo, per via di un (ehm) incidente di percorso, non possa più venire a riprendersela. Dopo il primo errore, cioè aver preso la valigetta, Gospodin ne commette un secondo: mostra i soldi alla moglie, che spiffera tutto a destra e a sinistra. In men che non si dica, il nostro povero idealista si ritrova la casa invasa da una processione continua di parenti (la moglie e la madre) e amici bisognosi di un prestito. Gospodin resiste stoicamente (non toccherà né cederà quello sporco denaro per niente al mondo!) fino a che la notizia giunge alle orecchie della polizia…Come va a finire? Che Gospodin trova la libertà e la società ideale proprio in prigione…
Ma il diavolo ci mette lo zampino. Come si dice: “Se Gospodin non vuole i soldi, allora i soldi vanno da Gospodin”… No, il detto non è proprio così, ma pazienza… Dunque, il nostro si inguaia quando accetta di custodire in casa una valigetta piena zeppa di denaro (dalla provenienza, diciamo così, dubbia) per conto di un amico; peccato che quest’ultimo, per via di un (ehm) incidente di percorso, non possa più venire a riprendersela. Dopo il primo errore, cioè aver preso la valigetta, Gospodin ne commette un secondo: mostra i soldi alla moglie, che spiffera tutto a destra e a sinistra. In men che non si dica, il nostro povero idealista si ritrova la casa invasa da una processione continua di parenti (la moglie e la madre) e amici bisognosi di un prestito. Gospodin resiste stoicamente (non toccherà né cederà quello sporco denaro per niente al mondo!) fino a che la notizia giunge alle orecchie della polizia…Come va a finire? Che Gospodin trova la libertà e la società ideale proprio in prigione…
Gospodin
è
una tragicomica parabola anticapitalista e anticonsumista, in cui si ride e si
riflette seguendo le disavventure di uno sgangherato anti-eroe idealista, al
tempo stesso tenero e grottesco nella sua coerenza estrema. Lo spettacolo è nel
complesso gradevole ma un po’ troppo lungo, e l’assenza dell’intervallo, in
questo caso, non depone a suo favore. Il ritmo è un po’ discontinuo, e a scene
incisive e divertenti se ne alternano altre piuttosto inconcludenti e scialbe.
Belle le scenografie. Buona la prova dei tre attori, con un Claudio Santamaria
che, però, non brilla certo per espressività.
Chiudo con un sentito “BENTORNATO!” al Teatro
Comunale di Castiglion Fiorentino, ripartito alla grande con la presente stagione
teatrale 2015/2016 (per info: officinedellacultura.org o toscanaspettacolo.it)
dopo una lunga “pausa di riflessione”.
Francesco Vignaroli
di Philipp Lohle
regia: Giorgio Barberio
Corsetti
con: Claudio Santamaria,
Federica Santoro e Marcello Prayer
Si ringrazia Officine
della Cultura
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