Milano,
Teatro della Luna. Sabato 2 gennaio 2016
A Milano, al Teatro Della Luna, è andata in
scena una sola replica de Il Lago dei
Cigni interpretato dalla Compagnia Nazionale di Raffaele Paganini, con la
coreografia di Luigi Martelletta.
Un classico della tradizione, che vede la sua
prima rappresentazione nel lontano 1877, con musica di Piotr Ciaikovskij, in
tre o quattro atti a seconda delle versioni. Non si contano le versioni
coreografiche: più o meno classiche, con il finale positivo o negativo, contemporanee,
o addirittura stravolgimenti completi della storia delle donne trasformate in
cigni dal cattivo di turno, il Mago Rothbart.
La versione di Martelletta è fortemente
legata alla tradizione, ma ne fa un’opera innanzi tutto più breve, nemmeno due
ore, sintetizzata tagliando molte parti, spesso in effetti di abbellimento ma
poco utili ai fini della storia. Primo e secondo atto tradizionali costituiscono
la prima parte: la festa al castello del Principe Siegfried, l’uscita con gli
amici e la scoperta dei cigni che di notte tornano ad assumere sembianze
femminili, con conseguente colpo di fulmine tra Siegfried e Odette. La seconda
parte si apre con l’atto del Cigno Nero-Odile, ma qui anche si chiude: manca la
parte finale, dove Siegfried, pentito per aver giurato amore eterno ad Odile
credendola Odette, cerca di riunirsi con l’amata. Martelletta sceglie innanzi
tutto il finale negativo: Siegfried, accortosi dell’errore, si dispera ma la
sua Odette ormai è senza speranza: lo spettacolo si chiude con lei morta,
adagiata su un albero.
Dieci danzatori nel cast, sei ragazze e
quattro ragazzi, sono riusciti a ricreare l’immortale capolavoro della
tradizione del balletto classico, dove tradizionalmente i ballerini sono
tantissimi. Di Raffaele Paganini c’è solo il nome della compagnia, ma i
danzatori sono tecnicamente molto prearati anche se manca del tutto
l’interpretazione. La coreografia è bellissima, molto tecnica e fisica,
potremmo dire proprio “alla Paganini”: grandi salti, pirouèttes, prese
difficili, ma il tutto senza anima. Maria Kicevska, macedone, è un Odette-Odile
identica, tecnicamente brava ma sempre uguale. Lo stesso dicasi per Boban
Kovachevski, un Siegfied dalla personalità ignota: prima o seconda parte,
l’espressione non cambia, meno male che la tecnica lo sostiene. Bello invece il
Rothbart di Sebastiano Meli, graffiante, cattivo, perfido al punto giusto. Fra
le ragazze, solo Maria Chiara Grasso ci dà l’impressione che le piaccia davverio
quello che sta facendo. Peccato davvero perché la preparazione tecnica c’è, la
coreografia merita davvero ma quando manca l’anima manca molto.
Da vedere, sempre di riuscirci: all’estero
gli spettacoli rimangono in scena settimane se non mesi, in Italia… Un tale
allestimento per una serata. Difficilmente comprensibile.
Chiara
Pedretti
Teatro della Luna
Via G. Di Vittorio –
Assago (MI)
02 gennaio 2016, ore 21
www.teatrodellaluna.com
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