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07 gennaio, 2016

“IL LAGO DEI CIGNI” SINTETIZZATO. Di Chiara Pedretti


Milano, Teatro della Luna. Sabato 2 gennaio 2016

A Milano, al Teatro Della Luna, è andata in scena una sola replica de Il Lago dei Cigni interpretato dalla Compagnia Nazionale di Raffaele Paganini, con la coreografia di Luigi Martelletta.
Un classico della tradizione, che vede la sua prima rappresentazione nel lontano 1877, con musica di Piotr Ciaikovskij, in tre o quattro atti a seconda delle versioni. Non si contano le versioni coreografiche: più o meno classiche, con il finale positivo o negativo, contemporanee, o addirittura stravolgimenti completi della storia delle donne trasformate in cigni dal cattivo di turno, il Mago Rothbart.
La versione di Martelletta è fortemente legata alla tradizione, ma ne fa un’opera innanzi tutto più breve, nemmeno due ore, sintetizzata tagliando molte parti, spesso in effetti di abbellimento ma poco utili ai fini della storia. Primo e secondo atto tradizionali costituiscono la prima parte: la festa al castello del Principe Siegfried, l’uscita con gli amici e la scoperta dei cigni che di notte tornano ad assumere sembianze femminili, con conseguente colpo di fulmine tra Siegfried e Odette. La seconda parte si apre con l’atto del Cigno Nero-Odile, ma qui anche si chiude: manca la parte finale, dove Siegfried, pentito per aver giurato amore eterno ad Odile credendola Odette, cerca di riunirsi con l’amata. Martelletta sceglie innanzi tutto il finale negativo: Siegfried, accortosi dell’errore, si dispera ma la sua Odette ormai è senza speranza: lo spettacolo si chiude con lei morta, adagiata su un albero.
Dieci danzatori nel cast, sei ragazze e quattro ragazzi, sono riusciti a ricreare l’immortale capolavoro della tradizione del balletto classico, dove tradizionalmente i ballerini sono tantissimi. Di Raffaele Paganini c’è solo il nome della compagnia, ma i danzatori sono tecnicamente molto prearati anche se manca del tutto l’interpretazione. La coreografia è bellissima, molto tecnica e fisica, potremmo dire proprio “alla Paganini”: grandi salti, pirouèttes, prese difficili, ma il tutto senza anima. Maria Kicevska, macedone, è un Odette-Odile identica, tecnicamente brava ma sempre uguale. Lo stesso dicasi per Boban Kovachevski, un Siegfied dalla personalità ignota: prima o seconda parte, l’espressione non cambia, meno male che la tecnica lo sostiene. Bello invece il Rothbart di Sebastiano Meli, graffiante, cattivo, perfido al punto giusto. Fra le ragazze, solo Maria Chiara Grasso ci dà l’impressione che le piaccia davverio quello che sta facendo. Peccato davvero perché la preparazione tecnica c’è, la coreografia merita davvero ma quando manca l’anima manca molto.
Da vedere, sempre di riuscirci: all’estero gli spettacoli rimangono in scena settimane se non mesi, in Italia… Un tale allestimento per una serata. Difficilmente comprensibile.

Chiara Pedretti


Teatro della Luna
Via G. Di Vittorio – Assago (MI)
02 gennaio 2016, ore 21

www.teatrodellaluna.com

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