Milano, Teatro
Filodrammatici. Dal 21 Gennaio al 7 febbraio 2016
Cosa si può scrivere
quando uno spettacolo è perfetto? Che è perfetto! Potrei fermarmi qui, con la
mia recensione, altre parole sarebbero un di più, aggiungerei solo un
caloroso invito per il pubblico ad
andare a vederlo.
Ma tranquilli, non
sarò così parca di parole, né vi lascerò senza qualche commento extra. Sennò
che recensione sarebbe, anzi, per meglio dire, che contributo sarebbe?
Prima di tutto,
interessante e originale è la scelta di rappresentare il testo “Radiant Vermin”
del drammaturgo inglese Philip Ridley, messo in scena per la prima volta a
Londra nel 2015 e il cui humour, sì signori lo humour e l’ho scritto all’inglese e non all’americana humor è ancora molto e solo
britannico, facciamocene una ragione, e
non importa quanto nero sia, qui pervade tutta la storia, con l' aggiunta di
una fantastica visione della vita, il che è assolutamente strategicamente
necessario, se vogliamo rafforzare concetti che si basano sulla vita reale.
Quando la realtà non ci viene sbattuta addosso con crudezza e brutalità, facendoci sentire tutti in colpa, depressi dall’inizio alla fine, impotenti, meschini, cinici, ma assume una versione fantascientifica, favolistica, surreale, allora, le cose, paradossalmente, ci toccano di più, senza ferirci.
Quando la realtà non ci viene sbattuta addosso con crudezza e brutalità, facendoci sentire tutti in colpa, depressi dall’inizio alla fine, impotenti, meschini, cinici, ma assume una versione fantascientifica, favolistica, surreale, allora, le cose, paradossalmente, ci toccano di più, senza ferirci.
La realtà la vediamo
tutti i giorni, ci opprime, ci fustiga, ci lascia senza parole, ci spaventa, ma
se andiamo a teatro o al cinema, o se leggiamo storie che sappiano con un
sorriso raccontarcela, usando ironia, gentilezza e intelligenza, allora, non
solo abbiamo passato un po’ di tempo positivamente, ma ci rimarrà qualcosa in
più che forse non ci aspettavamo.
Questa storia mi ha
ricordato in qualche modo J.G. Ballard, anche se in Ridley temi come la ricerca della felicità a tutti i costi, la
sovrappopolazione delle città, il nuovo “Millennium” (titolo di un romanzo di Ballard), i centri commerciali, la
“pulizia” etnica, sono trattati con umorismo, sarcasmo, in forma di parodia. Ma
l’effetto dei due scrittori, entrambi inglesi, sullo spettatore o lettore non
cambia, ed è quello di raccontare la realtà dietro a sogni e incubi. Perché sicuramente
questo Parassiti Fotonici è anche un incubo, quello che vivono Jill e Ollie,
bravissimi Federica Castellini (forse una stellina in più) e Tommaso Amadio,
una giovane coppia in attesa di un figlio, cui viene regalata, da una
misteriosa Miss Dee, perfetta Elisabetta Torlasco, simpatica e subdola, un po’
agente immobiliare, un po’ Faust, un po’ Mary Poppins, la “Casa dei sogni”. L’unico lato negativo è
che la casa non ha acqua né luce, insomma ha bisogno di ristrutturazioni, ma
tutto il resto è free of charge.
Allora perché non accettare l’offerta? Alle ristrutturazioni ci penseranno con
calma.
Poi, una notte, un
barbone entra in casa, e Ollie accidentalmente
lo uccide. Ma da questa “soppressione”, come per incanto, la cucina si
trasforma: all’improvviso diventa la cucina dei sogni. Dopo uno shock iniziale,
perché di assassinio si tratta, legittima difesa? chissà, Jill e Ollie, ci
fanno un pensierino sopra, per il bene del bambino, s’intende, per la sua
felicità: fare altre ehm… ehm.. ristrutturazioni, sopprimendo parassiti, gente
inutile e dannosa alla società. Che c’è di male? Mors tua vita mea. Un po’ alla
volta, forti dell’idea che il mondo in fondo non perderebbe nulla, i due
simpatici criminali decidono di invitare
in casa dei barboni, dietro la
scusa di dare loro da mangiare, per poi
invece sopprimerli, in vari modi, ma quello che sembra più efficace è una
bacchetta magica che rilascia una scossa elettrica. Geniale!
A poco a poco, la
casa diventa una reggia, tutto splende, tutto è radiante o radiattivo... La felicità è al settimo cielo, i sensi di
colpa cancellati, tutto sembra facile, ora, tanto che si trovano ben presto
vittime consapevoli o inconsapevoli, di
un' escalation di bisogni, perché enough
is not enough.
È esattamente quello
che succede nella società dei consumi: perché accontentarsi di una macchina
quando ne puoi avere due, perché accontentarsi di un telefono serie 1 se puoi
avere la serie 6, anzi 6 plus-over-super? Perché avere solo una casa, e non
quella al mare e perché no anche in montagna? Ma per avere di più, sempre di
più, cosa sei disposto a fare? Lo
sappiamo tutti cosa certa gente è disposta a fare. Ma Jill e Ollie hanno la
scusante del bambino e noi forse facciamo il tifo per loro. Io sì. Sicura?
Well…
La storia che ci
viene raccontata è affidata principalmente alla recitazione e la regia di Bruno Fornasari non si impone mai su di
essa ma la segue, la incalza, la rende efficace con semplicità e intelligenza.
Non ci sono momenti di vuoto, le battute si susseguono argute e divertenti, ti
accalappiano nel loro vortice di umorismo e sorpresa. Bello vedere spettacoli
che non si affidano all’esteriorità ma all’essenza concreta del teatro: saper
raccontare. Punto e basta.
Enough
is not enough. Perché magari nella prossima stagione ci
piacerebbe vedere ancora rappresentato qualche testo di Ridley, questo
drammaturgo contemporaneo che Fornasari ha fatto conoscere al pubblico
milanese, che di sicuro è molto esigente ma che stasera è stato ampiamente
soddisfatto.
Daria
D.
Traduzione in inglese dell'articolo:
Traduzione in inglese dell'articolo:
When a performance is perfect what else can we write
about it? Bravo! Perfect! So I definitively could stop here with my review,
adding other words would sound useless. Only one thing, though: an invitation to
come and see the performance.
Relax folks, I won’ t
leave you without any comment. Would be unfair and unprofessional.
So, first of all, the choice to stage Radiant Vermin
by Philip Ridley, English playwright and much more, presented for the first time in 2015, is interesting and
original, because its humour and mind you I didn’t write humor, American style, is hundred percent
unquestionable British, and no matter how black (the humour, of course).
This humour permeates
the whole story, a fantastic, surrealistic
vision of life so strategically absolutely necessary to reinforce some
concepts based on the reality. When we
are not obliged on stage or on screen to face a brutal, graphic, cruel reality,
preventing us feeling guilty, depressed, impotent, cynical, the reality takes on a fairytale, fictional, surreal
aspect. In doing so real matters seem more distant, less scary but
paradoxically become instead more profound and affordable by our consciences.
We are touched but not wounded. Everyday we cope with reality, we are
oppressed, whipped, speechless, but if
the story we see, or we read is told with irony, lightness, sarcasm,
gentleness, we feel richer and open to understand much better. And we
definitively get something that will last longer.
This story reminded me of J.G. Ballard even if in Ridley
matters like the search and struggle for happiness at all cost, the
overpopulation in our cities, the new Millennium people (title of the Ballard
novel), the malls, the ethnic suppression, are handled with irony, like a parody
of our times. Both writers have the same result on the audience, whether they
tell us dreams that nightmares.
Radiant Vermin is the dream under the guise of a
house, absolutely free of charge, offered by Miss Dee, the very good Elisabetta
Torlasco, nice and sly, a little bit real estate agent, a little bit Faust, a
little bit Mary Poppins, to Jill and Ollie, excellent the actors Federica
Castellini (maybe she deserves an extra star) and Tommaso Amadio, a young
couple waiting for a child. The dreamy house needs just some renovations, like
there is no water nor electricity, but all the rest is free. Why not accepting the tempting offer? As far
as the renovations they will take care, later on.
One night, house still under remodeling, a homeless
breaks into. Ollie, accidentally, kills
him. As a consequence of his gesture, like magic, the kitchen get transformed
in a bit, sparkling and dreamy. After the initial shock, and the presumption he
did in self-defense, the idea to “suppress accidentally” other vermin of the
society could be the solution to have what they want: a dreamy house. Of course
they would do it for the sake of the child!
Mors tua vita mea.
So here it is the criminal plan: every night inviting in their home some
homeless with the excuse of feeding them and then execute them, in different
ways even if at last the most efficient seems a magic wand equipped with an
electric shock. Brilliant idea!
Night after night everything is radiant, clean,
perfect. They are finally happy, guilty free, and in need to have more and more.
Because enough is not enough, as states our consumer society. Why be content
with one car when you can have two of them? Why be satisfied with a mobile
phone series 6 if you can have the model 6 plus-over-super? Why own just a
house if you can have another one at the beach side or up to the mountains?
What would you do to have more? We know very well, unfortunately, what some
people are willing to do to have more stuff, the superfluous one. Jill and Ollie have the excuse of the child
soon to be born. Do we excuse them? Maybe… well…
The original and interesting story is entrusted mainly
to acting and the direction of Bruno Fornasari is never imposing but follows, presses
gently, making the performance more strong and efficient, but with simplicity
and cleverness. There are never empty spaces, the lines follow one another,
witty and funny, capturing the audience in a vortex of surprise and humour.
Nothing is given for granted or expressed only externally but represents the
real true and essence of Theater: to tell a story. That’s all.
Since enough is not enough we hope to see more works
by Ridley next season, here at the Filodrammatici, under the direction of
Fornasari who had the merit to bring to the attention of the Milanese audience,
so demanding, the English playwright and to have satisfied it hundred percent,
plus one.
Enough is never enough
Traduzione e regia di Bruno
Fornasari
Con Tommaso Amadio,
Federica Castellini, Elisabetta Torlasco
scene Aurelio Colombo
costumi Erika Carretta
musiche originali
Massimiliano Setti
tecnica Andrea Diana, Enrico
Fiorentino
assistenti alla regia Marco
Rizzo, Chiara Serangeli
produzione Teatro
Filodrammatici
PRIMA NAZIONALE
Teatro Filodrammatici Mlano,
dal 21 GEN. al 7 FEB. 2016
troppo lungo...
RispondiEliminaAd onor di cronaca ho portato a Milano al Teatro Libero lo spettacolo VINCENT RIVER di Philip Ridley nel gennaio del 2010. Ebbe delle bellissime recensioni. Ma sono passati tanti anni e si sa il tempo non sempre è galantuomo. A Roma è dal 2008 che gli spettacoli di Philip Ridley vanno in scena con regolarità. MERCURY FUR, VINCENT RIVER, MOONFLEECE, DARK VANILLA JUNGLE e l'ultimo del dicembre scorso TENDER NAPALM. Tutti da me tradotti e diretti.
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