Esibizioniste un po’
bisogna esserlo, altrimenti si rischia di mollare il colpo dopo poche lezioni.
Sensuali non guasta, “anche se la sensualità sta negli occhi di chi guarda”.
Sportive lo si diventa, se non altro perché tre allenamenti a settimana bastano
e avanza per tonificare qualunque corpo. E se poi si è mamme, beh questo può
persino cambiare la vita. Se pensavate che la Pole Dance fosse “cosa” da
ragazzine, siete fuori strada. E se immaginavate che fosse un ballo da
scantinato di periferia, siete rimasti indietro nel tempo. Oggi, ballare Pole
dance va di moda più che mai, tanto che la disciplina ambisce ad entrare nelle
Olimpiadi. E a buttarsi sono soprattutto donne dalla trentina in su. Magari
mamme. Donne della porta accanto che, infilato top e coulotte, ballano attorno
al palo. Irene Gollin ne ha fatto una “malattia” tanto da esser passata da
allieva a maestra, Stefania Ongaro è sulla buona strada per seguire le strade
della sua mentore.
Cosa le accomuna? Qualche decine di ore a settimane passate nella Palestra di via Mentana a Monza nello Studio Pole Dance (www.studiopolemonza.com), l’essere un pizzico egocentriche, vivere la pole dance come una sfida ed essere mamme. Già, donne con un figlio, rispettivamente di 5 e 6 anni. Se a qualcuno suona strano, ecco la loro storia. “Siamo persone normali – scherzano – entrambe ci siamo buttate in questo mondo per recuperare una parte di noi stesse. Non ci sentivamo bene con noi stesse ed ora siamo in splendida forma, fisica e mentale”. Come loro, in Italia il numero è in costante crescendo.
Cosa le accomuna? Qualche decine di ore a settimane passate nella Palestra di via Mentana a Monza nello Studio Pole Dance (www.studiopolemonza.com), l’essere un pizzico egocentriche, vivere la pole dance come una sfida ed essere mamme. Già, donne con un figlio, rispettivamente di 5 e 6 anni. Se a qualcuno suona strano, ecco la loro storia. “Siamo persone normali – scherzano – entrambe ci siamo buttate in questo mondo per recuperare una parte di noi stesse. Non ci sentivamo bene con noi stesse ed ora siamo in splendida forma, fisica e mentale”. Come loro, in Italia il numero è in costante crescendo.
Basta pensare
che, nella realtà di Monza, le iscritte sono passate da qualche decina a più di
140, di cui solo il 10% ha meno di 18 anni e una dozzina supera i 55 anni di
età. “Scelgono la pole dance perché qui trovano qualcosa che regala un senso di
sicurezza e di appagamento con se stesse, è una disciplina che ti fa sentire
forte e bella, ti costringe a guardarti e accettare il tuo corpo”. Nata in
Oriente e sviluppatasi negli States, in Italia la Pole Dance è sbarcata ad
inizio Millennio. Un lasso di tempo forse troppo ridotto per smarcarsi dalla
lap dance che lancia l’immaginario verso altri scenari. “Ma la volgarità sta
negli occhi di chi guarda e nei contesti in cui la si esegue. La nostra Scuola
effettua spettacoli di Pole Dance fra i tavoli delle pasticcerie e nelle piazze
davanti a mamme e bambini. E i nostri figli sono orgogliosi di spiegare ai loro
compagni che noi balliamo sul palo”.
Nulla di cui vergognarsi. Sarà perché
Irene ha nelle vene lo sport e il movimento, oppure perché come Stefania tante
donne scelgono la pole dance per riprendere in mano il loro corpo, specialmente
dopo una gravidanza. “Non ci siamo mai sentite volgari, abbiamo provato per
gioco a sentirci sensuali. La verità è che questa avventura ci ha dato
amicizia, nuove occasioni per uscire, pace col nostro corpo e tonicità”. Già,
perché l’aspetto sportivo non manca. Chi pratica Pole a livello
semi-professionale, o chi la insegna, si ritrova con spalle grosse e vita
sottile. Un “triangolo rovesciato”, come lo chiamano in gergo, in cui i muscoli
si delineano e lo specchio si trasforma da nemico in amico. “All’inizio non
viene nulla, normale che sia così – aggiunge Irene – in più, per avere maggior
attrito col palo, nei primi mesi bisogna muoversi con quanta più pelle nuda, il
che significa indossare solo top e pantaloncini. Col lavoro, però, il risultato
arriva e le soddisfazioni ripagano la fatica”. Traguardi da tagliare ad ogni
età, perché non esiste il momento giusto per iniziare. Dipende tutto, da se
stesse e dall’occasione.
“Se vuoi sentirti forte e bella, non c’è età per la
Pole – prosegue Stefania – forse per una donna, il post parto può rappresentare
il punto da cui ripartire per ricostruire un benessere fisico e mentale”. Si
parte da qui, da una ricerca interiore, per poi costruire movimenti, figure,
partecipare ai contest sparsi sul territorio italiano. E, proprio da Monza,
Irene Gollin ha fatto partire il “dizionario” aggiornato della Pole Dance. Un
sito web, www.poledancetionary.it, in cui sono racchiusi passaggi e movimenti
nel tentativo di creare un linguaggio comune e radunare sotto un’unica dicitura
le figure al palo. “Non solo un dizionario, ma soprattutto un motore di ricerca
dei trick di PoleDance in base alla posizione di braccia, gambe e corpo.... per
la figura che hai visto, ma di cui non conosci il nome”. Il segno che la
disciplina sta crescendo. “Un tempo mi offendevo se la pole dance veniva paragonata
alla lap dance – conclude Irene – invece sono semplicemente due cose diverse.
Ho una sola certezza: la Pole Dance ti fa entrare in contatto col tuo corpo
attraverso la mente. E, ti rende più sicura in ogni ambito del quotidiano”.
Alberto
T.
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