Settimana musicale agatina,
Catania. 30, 1 e 4 febbraio 2016
Foto Sebastiano Trigilio |
Come ogni anno a
Catania il mese di febbraio è segnato da un gran numero di eventi volti a
celebrare Sant’Agata, patrona della città. Anche questa volta immancabile è la
partecipazione dell’Arcidiocesi di
Catania, che in collaborazione con il Coro Lirico Siciliano, ha promosso la rassegna Settimana musicale agatina, all’interno
della Monumentale Chiesa della Badia di Sant’Agata. I tre appuntamenti,
permeati dalla religiosità, sono destinati a promuovere il legame tra musica e
devozione. Tema che abbiamo sentito particolarmente forte nel secondo dei tre
appuntamenti, il concerto in onore di Sant’Agata di giorno 1 Febbraio, il quale
si è sviluppato in tre momenti: una prima parte dedicata all’esecuzione della Missa brevis Sanctae Ceciliae, composta
dal Maestro Francesco Costa per la ventinovesima edizione del Festival
Internazionale della Musica di Macao. La seconda parte della serata è poi
proseguita con l’esecuzione di alcuni inni e cantate in onore della martire,
frutto della produzione ottocentesca venuta alla luce grazie a un copioso
lavoro di ricerca presso l’Archivio musicale,e si è conclusa con alcune arie
tratte dalle opere di Bellini, Rossini, Verdi e Mascagni.
Il Maestro Costa oltre
che meticoloso direttore del coro è anche compositore virtuoso. L’opera,in prima
esecuzione nazionale, èproposta attraverso quei movimenti che meglio la contraddistinguono:
Introitus, Kyrie, Offertorium, Sanctus e Agnus Dei. Una composizione degna di
nota e suggestione che intreccia cinque vocalità soliste agli inappuntabili
interventi del coro, creando un momento d’intima e sincera intensità religiosa-musicale.
Piacevolissimi i dialoghi tra i solisti e il complesso di voci, senza dimenticare
i ricorrenti canoni che hanno arricchito la sonorità e hanno contribuito a
rendere la composizione diversificata nei colori. Tra i solisti ottima la prova
dei soprani Miriam Carsana e Giulia Mazzara, due voci ricche di espressività e
di pulizia nell’emissione, così come encomiabile è la precisione del mezzosoprano
Antonella Arena e il timbro gradevole del contralto Daniela Calcamo. Daniele
Cannavò, basso dal timbro morbido è in linea con il resto del gruppo mentre la
leggiadria del timbro e gli accenti appropriati del sopranista Alberto Munafò
Siragusa hanno conferito la giusta atmosfera di solennità alla messa.
Foto Sebastiano Trigilio |
E’ affidata alla voce
di Geppina Macaluso la lettura di un Omaggio
a Sant’Agata, nel quale si raccontano in poesia i tratti salienti della
storia della Santuzza. Ospite d’eccezione il soprano Chiara Taigi, fasciata in
un lungo abito fucsia,che nell’eseguire lo Stans
Beata Agatha di Filippo Tarallo, si è espressa sapientemente senza
esasperare la linea del canto. L’antifona è nota ai più perché eseguita dalle
suore benedettine del Santissimo sacramento all’alba di giorno sei, poco prima che
il fercolo rientri in Cattedrale, quando i migliaia di fedeli si
abbandonano a un silenzio ossequioso per sentirle intonare la preghiera.Il concerto
è poi proseguito con la Cantata in onore
della nostra concittadina di Nicolosi Sciuto, che ha evidenziato ancora una volta le potenzialità e il
canto all’unisono delle due sezioni del coro, quella più corposamaschile e
quella più vellutata delle voci femminili. La numerosa platea intervenuta alla
serata si è alzata in piedi alle prime note dell’ Inno a Sant’Agata di Licciardello, vera e propria colonna sonora
dei lunghi festeggiamenti.
La serata si è
conclusa con la Taigi che ha intrattenuto il pubblico con alcune arie d’opera,
accompagnata al pianoforte dal maestro Francesco Drago, che si è dimostrato
come sempre un ottimo musicista. La cantante si è fatta notare per una forte
carica e presenza scenica anche se nella cavatina Casta diva la voce è apparsa inconsistente, stridula nel registro
acuto e spesso offuscata dalla potenza del coro. Nella celebre preghiera “Dal
tuo stellato soglio” di Rossini l’unica pecca che è emersa, nonostante
l’indubbio valore dei solisti, è stata una scarsa omogeneità delle voci. Oltre
alla Taigi e a Munafò, che ha regalato ancora una volta un’esecuzione dove il
suonoera sostenuto con grande finezza,hanno fatto buono sfoggio di musicalità e
perfetta dizione il baritono Giovanni Luca Failla, il cui timbro è apparso
nasale e il mezzosoprano Serena Cravana.Bene anche il basso Riccardo Bosco
nell’aria verdiana Il Santo nome di Dio.
Foto Sebastiano Trigilio |
Eppure il soprano
Chiara Taigi, che ha enfatizzato, eccessivamente l’aspetto interpretativo,
risultando spesso ridondante a scapito della vocalità,sul finale del concerto con
l’Ave Maria tratta dall’Otello prima
e l’inno di Mascagni Inneggiamo, il
Signor non è morto poi, si è congedata dal pubblico in maniera egregia
puntando questa volta su una carica fortemente spirituale che ha ridato spazio
al canto e le ha permesso di raggiungere
momenti di forte impatto emotivo.
Alla fine il pubblico
ha applaudito con entusiasmo alla bravura degli artisti tutti e alla bellezza
di un programma confezionato sempre con impeccabile gusto.
Laura
Cavallaro
Bellissimo concerto è stato indimenticabile, risentito la registrazione con telefonino, sono siciliano e presente al concerto, ringraziamo il grande Maestro Costa e grandi emozioni, ho ascoltato due soprani ma non ho sentito questa grande vocalità descritta anzi, il mezzosoprano soffriva molto in varie note, musicale è stato il sopranista.
RispondiEliminaNon comprendo però invece la chiusura del concerto con un bravo pianista e le note sulla voce di Taigi, direi una voce d'angelo, la casta diva ci ha fatto piangere e l'inizio è pianissimo come le registrazioni della Callas chiudendo con una Cavalleria stupenda con una voce dolce e decisa cantata con il sentimento della nostra Sicilia, non potevamo chiedere di più oltre la bellissima ed elegante presenza di questa cantante che ormai abbiamo adottato in Sicilia.
Invito la signora dell'articolo ad un ascolto più attento e vero in futuro
Mauro