Teatro Franco Parenti, Milano.
Dal 16 al 28 febbraio 2016
Se esistesse il gene
della debolezza, dell’indecisione, della ricerca di identità certamente John,
interpretato da Fabrizio Falco, premio UBU
2015 come migliore attore under 35, ne sarebbe il rappresentante più
titolato.
Un quartetto di
attori, tutti molto bravi, porta sulla scena,
sotto la direzione di Silvio Peroni un testo del drammaturgo inglese
Mike Bartlett, classe 1980, che racconta
semplicemente una storia, nuda e cruda, come è anche la scena, priva di
qualsiasi elemento ma di cui non sentiamo affatto la mancanza, così totalmente assolutamente incentrata sulla recitazione e sul rapporto
tra i personaggi. Il regista ha fatto una scelta coraggiosa, estrema, coerente,
ha tolto il superfluo e ha lasciato l’essenziale, come in fondo dovrebbe essere
il teatro.
Cock è
un titolo che suona assai meglio di c…
anche se durante lo spettacolo viene nominato spesso nella sua traduzione
italiana, ma è giusto che sia così, infatti è l’elemento intorno al quale
dibattono il giovane John, il suo amante
di lunga data, M., broker e dominatore, Jacopo Venturiero, una ragazza. W.,
molto femminile e molto sola, con un matrimonio alle spalle, Sara Putignano, cui
si aggiungerà il padre vedovo di M., l’attore Enrico Di Troia.
Non è tanto il
problema dell’essere gay o straight che Bartelett mette in luce
quanto la mancanza di decisione, la ricerca di una propria identità, la
dipendenza affettiva, la debolezza di carattere. Tutti elementi che John si
trova ad affrontare, diviso tra un rapporto d’amore con un uomo più grande e benestante
ma che lo fa sentire continuamente un bambino, un buono a nulla, lanciandogli parole di scherno e facendo ironiche
considerazioni sulla sua personalità, o mancanza di tale, e una improvvisa
infatuazione per W. con la quale avrà un rapporto affettivo e carnale
completamente soddisfacente. Ecco che il ragazzo, scoperta la parte “normale”
di se stesso, parte che certamente covava sotto la cenere, e pronta a
riaccendersi al momento giusto, si trova obbligato a prendere una decisione: o continuare ad essere
gay, “sopportando” per amore il rapporto con M. o lanciarsi dall’altra parte,
dove lo aspetta una ragazza che invece lo apprezza per quello che è e che lo
incoraggia ad essere semplicemente e onestamente se stesso. Ma John è debole,
vorrebbe fare piacere ad entrambi, sentendosi da una parte non riconosciuto
abbastanza come persona, e dall’altra trovandosi sedotto dall’idea di una vita
normale, figli, matrimoni e altre “normali banalità”.
Questa sua indecisione
ferisce entrambi gli amanti, che si contendono il suo cock come un trofeo, sollevando gelosie e accuse di ogni genere.
Ognuno spinge il ragazzo a decidere, ognuno lo incalza ad essere “uomo”, o
meglio “un essere umano” consapevole e forte e più spingono e più lui si trova
nella shit. Tropo forti le altre
personalità, e lui così fragile, così dibattuto tra quello che vorrebbe
veramente e quello che gli altri
vorrebbero che lui fosse.
Ma i geni non si
cambiano, quelli che ci fanno essere uomo o donna, e così alla fine John rimane
con il suo uomo, che comunque è più forte di lui, ma che ama e con il quale
magari si sposerà e avranno figli, celebreranno il Natale e le altre feste
comandate, illudendosi di essere normali come gli altri.
Ma in fondo cos’è la normalità?
Non è forse il desiderio dei mediocri e dei deboli di sentirsi protetti e
sicuri, evitando di uscire da quel tracciato in cui qualcun altro ci ha messo?
Forse è questo ciò che John desidera: una vita normale nell’assoluta
mancanza di normalità. In fondo, tutti aspiriamo a qualche certezza.
Daria
D.
Cock di Mike Bartlett
Regia di Silvio Peroni
Traduzione di Noemi ABe
Con: Fabrizio Falco, Sara
Putigliano, Jacopo Venturiero, Enrico Di Troia.
Produzione Pierfrancesco
Pisani e Nidodiragno/Coop CMC in collaborazione con Infinito Sr.
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