Teatro del Giglio, Lucca. Sabato
20 febbraio 2016
Toni Servillo non
recita in un film da circa tre anni e mezzo. L'ultima volta, e che volta, che
performance l'abbiamo ammirato ne "La Grande Bellezza", il capolavoro
di Paolo Sorrentino che sabato scorso é stato presentato eccezionalmente in versione
integrale al Cinema Astra di Lucca. Una versione molto ampia di quasi tre ore
della pellicola vincitrice dell'Oscar come Miglior Film Straniero comprensiva
di alcune scene inedite, tra le quali spiccano un cammeo intenso di Fanny
Ardant ed un'interpretazione di un celebre regista italiano da parte di Giulio
Brogi in una scena in cui viene svelato il senso del concetto di "Grande
Bellezza".
Toni Servillo in
persona ha descritto in una breve ma pregnante introduzione il significato del
film nonché alcuni aneddoti relativi alla sua messa a punto e alla parabola
fortunata che ha condotto lui, Sorrentino e altri collaboratori a raggiungere
il successo meritato. L'attore partenopeo ha parlato di una "passione
liceale" coltivata attraverso gli strumenti della pazienza e dei
sacrifici, nata dal basso, dalle esibizioni pubbliche nelle scuole, nelle feste
di paese e dall'amore per il cinema dei grandi maestri Rossellini, Rosi,
Visconti, Fellini.
L'interprete di
"Jep Gambardella" ha rivendicato la sua natura fondamentale di attore
di teatro, protagonista di oltre 200 recite nel Belpaese e fuori, sofferente
come se fosse la prima volta nelle serate in cui si ricevono più fischi e
silenzi che risate. L'amore per il teatro di tradizione millenaria europea, a
partire da quel Molière da cui egli aveva mosso i primi passi. Servillo ha
riconosciuto i necessari insegnamenti ricevuti da quest'arte che gli hanno
permesso di potersi cimentare successivamente col cinema e regalare
prove di livello
molto elevato come ne "La Grande Bellezza".
Enrico
Esposito
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