Federica Carruba
Toscano, giovane attrice palermitana, è un volto che sempre più si sta
affermando nel panorama teatrale. Volto, a dire il vero, non sconosciuto a chi
segue il teatro più autentico, quello che nasce dalle piccole compagnie e che
spesso e volentieri si può ammirare negli spazi off o nei Festival come il
Fringe. Non a caso, la Compagnia con cui Federica ha cominciato la sua scalata
è Vuccirìa Teatro, impostasi al Roma Fringe Festival 2013 con “Io, mai
niente con nessuno avevo fatto”
miglior spettacolo, premio come miglior attore ad Enrico Sortino, nonché
premio per il miglior testo a Joele
Anastasi. L’anno successivo, sempre con lo stesso spettacolo, hanno vinto il
San Diego Fringe Festival, in California (coi sopratitoli in inglese). Nel 2014
Federica ricopre ruoli anche in Battuage
per la regia di Anastasi (sempre con Vuccirìa Teatro), in Minchia Sig. Tenente di Antonio Grosso diretta da Nicola Pistoia,
ne La
distanza da qui di Neil LaBute per
la regia di Marcello Cotugno e in questa stagione l’abbiamo rivista in Vicini di stalla, di Grosso, per la
regia di Ninni Bruschetta.
Ora è in scena con un bellissimo monologo, il primo della sua carriera, al Teatro Lo Spazio di Roma, Ogni volta che guardi il mare, scritto dalla giornalista Mirella Taranto, adattato e diretto da un grande del palcoscenico come Paolo Triestino. Testo ispirato alla vera storia di Lea Garofalo, uccisa dalla ‘ndrangheta nel 2009, a 35 anni, per mano del suo compagno Cosco. Di lei lo stesso Triestino ci dice: “Federica è un’attrice che mi è sempre piaciuta molto, ha grande talento. E’ una donna del Sud, con tutta la caparbietà e la voglia di non arrendersi mai che hanno le donne del Sud. Che nel suo piccolo cerca sempre di cambiare qualcosa, per quanto le è possibile. Tutti noi ci proviamo, facendo gli attori, facendo determinate scelte. In questo caso raccontando una storia vera, drammatica. Cerchiamo di migliorare la porzione di società che ci circonda”. “Federica crede molto in questo” – continua Triestino – “e poi mi piace molto lavorare con lei perché è una che si affida totalmente e, credimi, in queste prove l’ho messa sotto torchio! E ha tirato fuori una prova d’attrice davvero importante.”
Ora è in scena con un bellissimo monologo, il primo della sua carriera, al Teatro Lo Spazio di Roma, Ogni volta che guardi il mare, scritto dalla giornalista Mirella Taranto, adattato e diretto da un grande del palcoscenico come Paolo Triestino. Testo ispirato alla vera storia di Lea Garofalo, uccisa dalla ‘ndrangheta nel 2009, a 35 anni, per mano del suo compagno Cosco. Di lei lo stesso Triestino ci dice: “Federica è un’attrice che mi è sempre piaciuta molto, ha grande talento. E’ una donna del Sud, con tutta la caparbietà e la voglia di non arrendersi mai che hanno le donne del Sud. Che nel suo piccolo cerca sempre di cambiare qualcosa, per quanto le è possibile. Tutti noi ci proviamo, facendo gli attori, facendo determinate scelte. In questo caso raccontando una storia vera, drammatica. Cerchiamo di migliorare la porzione di società che ci circonda”. “Federica crede molto in questo” – continua Triestino – “e poi mi piace molto lavorare con lei perché è una che si affida totalmente e, credimi, in queste prove l’ho messa sotto torchio! E ha tirato fuori una prova d’attrice davvero importante.”
Veniamo
a lei. In scena sei Sara, personaggio che richiama Denise, la figlia di Lea
Garofalo. Cosa ti ha colpito del testo di Mirella Taranto?
Leggendo Ogni volta che guardi il mare, sono
rimasta colpita dalla sua capacità di essere consapevolmente empatica. E’
riuscita a raccontare con estrema precisione e senza mai cadere nel giudizio o
nella morale, una storia che è allo stesso tempo intrisa profondamente della
sua sensibilità di essere umano, oltre che del suo talento di scrittrice. Credo
che sia questa la forza di un testo. Porre delle domande, insinuare dubbi, senza
dare risposte spesso facili perché non consapevoli.
Oltre
essere stata scelta dal regista Triestino, cosa ti ha convinta ad accettare
questo ruolo?
Ho scelto di
interpretare questo monologo, in parte sicuramente per la fiducia artistica che
ho in Paolo, ma soprattutto perché sento che uno spettacolo come questo possa
davvero invitare me per prima che sto in scena, ma anche il pubblico, a
rimettere in discussione certe sicurezze e libertà che sbandieramo e di cui non
siamo consapevoli. Sento che in un mondo in oggi tutto è un “link” a
qualcos’altro, in cui sembriamo tutti molto “connessi” tra noi, la “rete” che
pensiamo di essere non ha salvato Lea Garofalo. Questo spettacolo mi ricorda
sempre che, come diceva De Andrè: “…anche
se voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti”.
Spettacolo
che sta riscuotendo grandi consensi, già in estate ne hai avuto la
conferma. Come reagisce il pubblico, che
sensazioni hai dal palco?
Posso ritenermi
fortunata perché il pubblico, che io reputo parte attiva di ogni forma
teatrale, restituisce spontaneamente una grande empatia alla storia di Lea e
credo che questo sia un dono per me che sto in mezzo, che faccio da tramite tra
la storia e chi la accoglie.
Federica,
sei molto credibile anche in parti brillanti. Quali corde senti più tue?
Ti ringrazio per il
complimento e per avermi seguita in spettacoli di vario genere. Ho avuto la
fortuna, nella mia breve carriera, di poter già spaziare da un genere
all’altro. Non credo nell’autodefinizione di un artista. O meglio, non mi pongo
nella posizione di autodefinirmi o classificarmi, perché vedo l’arte come un
mestiere fatto di competenze e perizie maturate nella ricerca costante e
nell’ardimento necessario ad un attore per gettarsi nel non conosciuto. Ho il
mio piccolo capanno degli attrezzi, che ho collezionato con la commedia, con la
drammaturgia contemporanea e coi classici. Tutti ugualmente utili. Il mio
impegno è utilizzarli tutti per non farli arrugginire e ovviamente crearne e
cercarne sempre di nuovi.
Ringraziando
Federica Carruba Toscano e Paolo Triestino, ricordiamo ai nostri
lettori che lo spettacolo di cui è protagonista, Ogni volta che guardi il mare, rimarrà in scena al Teatro Lo Spazio
di Roma fino al 21 febbraio.
Paolo
Leone
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