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10 febbraio, 2016

Intervista con Federica Carruba Toscano. Questo spettacolo mi ricorda che siamo tutti coinvolti. Di Paolo Leone


Federica Carruba Toscano, giovane attrice palermitana, è un volto che sempre più si sta affermando nel panorama teatrale. Volto, a dire il vero, non sconosciuto a chi segue il teatro più autentico, quello che nasce dalle piccole compagnie e che spesso e volentieri si può ammirare negli spazi off o nei Festival come il Fringe. Non a caso, la Compagnia con cui Federica ha cominciato la sua scalata è Vuccirìa Teatro, impostasi al Roma Fringe Festival 2013 con  “Io, mai niente con nessuno avevo fatto”  miglior spettacolo, premio come miglior attore ad Enrico Sortino, nonché premio per il  miglior testo a Joele Anastasi. L’anno successivo, sempre con lo stesso spettacolo, hanno vinto il San Diego Fringe Festival, in California (coi sopratitoli in inglese). Nel 2014 Federica ricopre ruoli anche in Battuage per la regia di Anastasi (sempre con Vuccirìa Teatro), in Minchia Sig. Tenente di Antonio Grosso diretta da Nicola Pistoia, ne La distanza da qui  di Neil LaBute per la regia di Marcello Cotugno e in questa stagione l’abbiamo rivista in Vicini di stalla, di Grosso, per la regia di Ninni Bruschetta.
Ora è in scena con un bellissimo monologo, il primo della sua carriera, al Teatro Lo Spazio di Roma, Ogni volta che guardi il mare, scritto dalla giornalista Mirella Taranto, adattato e diretto da un grande del palcoscenico come Paolo Triestino. Testo ispirato alla vera storia di Lea Garofalo, uccisa dalla ‘ndrangheta nel 2009, a 35 anni, per mano del suo compagno Cosco. Di lei lo stesso Triestino ci dice: “Federica è un’attrice che mi è sempre piaciuta molto, ha grande talento. E’ una donna del Sud, con tutta la caparbietà e la voglia di non arrendersi mai che hanno le donne del Sud. Che nel suo piccolo cerca sempre di cambiare qualcosa, per quanto le è possibile. Tutti noi ci proviamo, facendo gli attori, facendo determinate scelte. In questo caso raccontando una storia vera, drammatica. Cerchiamo di migliorare la porzione di società che ci circonda”. “Federica crede molto in questo” – continua Triestino – “e poi mi piace molto lavorare con lei perché è una che si affida totalmente e, credimi, in queste prove l’ho messa sotto torchio! E ha tirato fuori una prova d’attrice davvero importante.”

Veniamo a lei. In scena sei Sara, personaggio che richiama Denise, la figlia di Lea Garofalo. Cosa ti ha colpito del testo di Mirella Taranto?

Leggendo Ogni volta che guardi il mare, sono rimasta colpita dalla sua capacità di essere consapevolmente empatica. E’ riuscita a raccontare con estrema precisione e senza mai cadere nel giudizio o nella morale, una storia che è allo stesso tempo intrisa profondamente della sua sensibilità di essere umano, oltre che del suo talento di scrittrice. Credo che sia questa la forza di un testo. Porre delle domande, insinuare dubbi, senza dare risposte spesso facili perché non consapevoli.

Oltre essere stata scelta dal regista Triestino, cosa ti ha convinta ad accettare questo ruolo?

Ho scelto di interpretare questo monologo, in parte sicuramente per la fiducia artistica che ho in Paolo, ma soprattutto perché sento che uno spettacolo come questo possa davvero invitare me per prima che sto in scena, ma anche il pubblico, a rimettere in discussione certe sicurezze e libertà che sbandieramo e di cui non siamo consapevoli. Sento che in un mondo in oggi tutto è un “link” a qualcos’altro, in cui sembriamo tutti molto “connessi” tra noi, la “rete” che pensiamo di essere non ha salvato Lea Garofalo. Questo spettacolo mi ricorda sempre che, come diceva De Andrè: “…anche se voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti”.

Spettacolo che sta riscuotendo grandi consensi, già in estate ne hai avuto la conferma.  Come reagisce il pubblico, che sensazioni hai dal palco?

Posso ritenermi fortunata perché il pubblico, che io reputo parte attiva di ogni forma teatrale, restituisce spontaneamente una grande empatia alla storia di Lea e credo che questo sia un dono per me che sto in mezzo, che faccio da tramite tra la storia e chi la accoglie.

Federica, sei molto credibile anche in parti brillanti. Quali corde senti più tue?

Ti ringrazio per il complimento e per avermi seguita in spettacoli di vario genere. Ho avuto la fortuna, nella mia breve carriera, di poter già spaziare da un genere all’altro. Non credo nell’autodefinizione di un artista. O meglio, non mi pongo nella posizione di autodefinirmi o classificarmi, perché vedo l’arte come un mestiere fatto di competenze e perizie maturate nella ricerca costante e nell’ardimento necessario ad un attore per gettarsi nel non conosciuto. Ho il mio piccolo capanno degli attrezzi, che ho collezionato con la commedia, con la drammaturgia contemporanea e coi classici. Tutti ugualmente utili. Il mio impegno è utilizzarli tutti per non farli arrugginire e ovviamente crearne e cercarne sempre di nuovi.

Ringraziando Federica Carruba Toscano e Paolo Triestino, ricordiamo ai nostri lettori che lo spettacolo di cui è protagonista, Ogni volta che guardi il mare, rimarrà in scena al Teatro Lo Spazio di Roma fino al 21 febbraio.

Paolo Leone

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