Teatro Lo Spazio - Via
Locri, 42/44, Roma. Dal 9 al 21 Febbraio 2016
OGNI VOLTA CHE GUARDI IL MARE è un monologo profondo e toccante dedicato a Lea Garofalo, donna forte e
coraggiosa, uccisa dalla ‘ndrangheta per essersi opposta ai meccanismi mafiosi.
E’ stato proprio il suo compagno nel 2009 cheha spento in modo cruento e
ancestrale la sua luce, la sua anima di donna e di mamma che ha protetto la
figlia da un mondo sporco e senza scrupoli come quello della mafia. E così,
all’età di 35 anni Lea muore, lasciando alla figlia Denise (nello spettacolo
Sara) una lettera, eredità del suo personale messaggio di vita che le vuole
lasciare.
Nella rappresentazione teatrale, Federica
Carruba Toscano interpreta la figlia di Lea, esprimendoi suoi sentimenti a
tratti con estrema delicatezza, a tratti con rabbia e il dolore per il suo
passato tormentato e per il suo presente pieno di scheletri e nostalgie.
E’ inoltre il suo rapporto con la madre e la sua vita piena di fughe e di
sacrifici per scappare e mettersi in salvo dalla perenne minaccia mafiosa che
vengono fuori. L’attrice scopre le sue carte sfortunate sul palcoscenico, si
scopre umana e fallibile, ci mostra i suoi sensi di colpa per non aver impedito
alla madre di fidarsi di suo padre, colui che l’ha uccisa con una crudeltà
immensa. Federica riesce a farci sentire il suo risentimento, come anche il suo
amore per Lea, perché “la nostalgia è
diventata più forte del dolore” tanto che il ricordo
della sua risata è rimasto limpido e intatto nelle sue orecchie e che la fa
sorridere e piangere allo stesso tempo. Un pezzo di lei è morto con la madre e
non tornerà mai più, ma la forza di una donna che ha sofferto ed è
ripetutamente caduta, ma che si è sempre rialzata e continua a farlo è una
forza prorompente che fa di lei un modello di donna da seguire.
Anche la scenografia aiuta a immergersi nell’atmosfera calabrese e nello
stato d’animo della protagonista: palcoscenico a sfondo blu, increspaturecomeil
mare turchese della Calabria e profumo di forno acceso e di dolcealle arance,
quelloche la madre le preparava a colazione con ingredienti semplici. Stavolta invece
è lei stessa a prepararlosul palcoscenico per noi, come un rito per sentirsi a
casa, come per ritornare alla sua infanzia, per dipingere il ritratto delle
loro vite che si sono perseai margini del mondo alla ricerca di un nascondiglio
sicuro.
Un’interpretazione dolce nel suo essere commuovente,ma tagliente come la
ferita aperta di una figlia a cui è stata strappata la madre e a cui è stata
rubata una vita felice alla luce del sole.
Un monologo scritto mettendo insieme, con estrema maestrìa, fatti accaduti,
processi in Tribunale e condito da una variegatura di sentimenti umani che
delineanoperfettamente le due donne, oggetto di questo spettacolo.
“Non desiderare mai che una spugna cancelli il passato
perché non esistono solventi per il dolore. Puoi solo attraversarlo e
capovolgerlo e, se puoi… cerca di salvare sempre quello che l’amore, qualunque
amore, è stato in grado di farti fare.”
Lea Garofalo
Articolo di Flavia Severin
Dal 9 al 21 Febbraio
2016,Teatro Lo Spazio - Via Locri, 42/44, Roma
Diaghilev in
collaborazione con Fiore & Germano
di Mirella Taranto
con Federica Carruba
Toscano
adattamento e regia Paolo
Triestino
scene e costumi Lucrezia
Farinella
luci Gabriele Boccacci
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