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04 febbraio, 2016

SCANDALO. La paura della diversità. Di Paolo Leone


Roma, Teatro Eliseo. Fino al 14 febbraio 2016

Un curioso parallelo quello in atto al Teatro Eliseo e al Piccolo Eliseo. Nel secondo è ancora in scena la pièce di Neil LaBute, drammaturgo contemporaneo, con la modernità di Some Girl(s), mentre nel primo, fino al 14 febbraio, viene rappresentato “Scandalo”, un’opera di Arthur Schnitzler, feroce censore dell’alta borghesia viennese di fine ‘800. Cosa hanno in comune questi due lavori? Certamente lo smascheramento delle ipocrisie dei rapporti sociali. Un singolo uomo in Some Girl(s) alle prese con le sue ex, un’intera famiglia rappresentante di un mondo ben definito in Scandalo. Pièce datata, superata, anacronistica? Forse, nell’ambientazione certamente, ma non nel nocciolo della questione. La famiglia Losatti, importante nella società viennese, viene investita dalla sgradita confessione del proprio rampollo Hugo, in punto di morte, dell’esistenza della sua amante Toni (di modesta estrazione sociale) e del loro figlioletto Franz, entrambi tenuti nascosti per quattro anni. Il suo ultimo desiderio è quello che la donna e il figlio siano accolti nella casa dei genitori. Uno scandalo per l’epoca, affrontato con preoccupazione dai suoi genitori.
Presto i loro timori si materializzeranno. Gli amici cominciano ad allontanarsi, l’imbarazzo intorno a loro è sempre più palese. Alla morte del piccolo Franz la situazione precipita e senza troppi scrupoli la giovane vedova viene messa alla porta e a nulla varrà la ferma opposizione di sua cognata Emma (Stefania Rocca, impeccabile), l’unica davvero decisa nel sistematico disvelamento del comportamento odiosamente perbenista della famiglia. Lo scandalo in effetti è proprio questo e Schnitzler ne è il caustico cantore, come in altri suoi testi. Un imbuto nero quello verso cui convogliano i comportamenti della famiglia e dei personaggi che la frequentano, spaventati da quel “profumo che fa paura” rappresentato da quella donna che li costringe a confrontarsi con qualcosa lontano dalle strutture del castello dorato in cui sono convinti di vivere. E se l’autore scriveva dei suoi tempi, inevitabile è il confronto (e qui è l’attualità perenne dei grandi drammaturghi) con le paure di ognuno di noi, nessuno escluso. Toni è la straniera, la diversa, quella “fuori dalla nostra cerchia” come più volte denuncia il Prof. 

Losatti (un bravissimo e convincente Castellano). Potrebbe benissimo essere l’immigrato, o il malato, l’anziano, il diverso, il disabile che irrompe nelle nostre vite apparentemente tranquille. Considerazioni a parte, la messa in scena di Scandalo è raffinata nelle scene e nei costumi, convince meno nei tempi eccessivamente dilatati, soprattutto nel primo atto, per due terzi piuttosto noioso. Un’opera sulla violenza incruenta ma spietata dell’emarginazione, ben oltre le classi sociali messe in scena.
Bravi gli interpreti e dispiace non avere la possibilità, scrivendo, di associare tutti i nomi ai personaggi. “Merito” di qualche bella persona tra il pubblico, particolarmente indisciplinato, che ha pensato bene di rubare con destrezza il libro del testo al sottoscritto. Un altro…Scandalo!

Paolo Leone


Coproduzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Artisti Riuniti, Mittelfest 2015 presentano: Scandalo, di Arthur Schnitzler. Traduzione di Ippolito Pizzetti.
Con Stefania Rocca e Franco Castellano e con la Compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: Filippo Borghi, Adriano Braidotti, Federica De Benedittis, Ester Galazzi, Andrea Germani, Lara Komar, Riccardo Maranzana, Astrid Meloni e Alessio Bernardi, Leon Kelmendi.

Regia di Franco Però. Scene di Antonio Fiorentino; Costumi di Andrea Viotti; Luci di Pasquale Mari; Musiche di Antonio Di Pofi.

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