Intervista a Yulia Matsiy, regista di “Invano mi odiano –
Racconto per immagini sui cristiani LGBT in Russia” (66 min, 2013)
“Invano mi odiano” è un docufilm di una giovane regista indipendente russa
che vive a Milano e che tratta della condizione degli omosessuali in Russia.
Questo lavoro si concentra sulla vita della comunità Lgbt soprattutto in
seguito all’approvazione della cosiddetta “legge omofoba”, provvedimento nato
per << “difendere la famiglia tradizionale russa e i minori dalla
propaganda omosessuale”, che ha legittimato la violenza verso le
persone LGBT, favorito il bullismo, represso la libertà di stampa e distratto
l’attenzione del popolo russo dai veri problemi sociali presenti nel Paese >>
come si legge sul blog https://invanomiodiano.wordpress.com/2014/01/09/il-film/.
L’intervista che segue è stata pensata per approfondire il percorso di
ideazione e scrittura del docufilm, ma specialmente per tratteggiare il punto
di vista di un’artista che ha scelto di parlare del suo paese d’origine e delle
restrizioni che impone alle relazioni affettive offrendo importanti dati e
immagini per i quali il docufilm ha ricevuto anche il patrocinio di Amnesty
International Italia. Numerose le proiezioni già organizzate da circoli Lgbtq e
da istituzioni – in Italia e all’estero – e altre che si possono effettuare
contattando la regista a questo indirizzo: invanomiodiano@hotmail.com.
Credo profondamente che non ci sia differenza tra amore
affettivo gay e quello etero. L'amore esiste in diverse forme: amore-passione,
amore-tenerezza, amore-amicizia, amore-innamoramento ecc. Ma non dipende dal
genere delle persone che si amano. Attualmente per le minoranze Lgbt in Russia
amarsi e vivere la loro vita apertamente ed essere tutelati dai diritti umani
diventa una cosa non semplice, quasi impossibile. Si devono affrontare quotidianamente
discriminazioni e pressioni sociali. Le persone si devono
"nascondere", mentire sulle loro relazioni alla famiglia, ai amici, e
anche al lavoro, in chiesa ... Fare coming
out diventa un atto di coraggio, un rischio di licenziamento, di rifiuto da
parte della famiglia e delle persone più care, e dal 2013 (se fatto
pubblicamente) anche soggetto alle sanzioni penali.
Restare cristiani e
omosessuali in Russia è la cifra dichiarata del tuo documentario. Credi che ci
sia la rivendicazione di un’affettività nella propria esistenza da attivisti/e
Lgbtq? C’è anche il desiderio di una diversa teologia o – in senso più generale
– la voglia di integrare la propria coscienza di genere con la comunità
religiosa di appartenenza?
Fare coming out
o diventare attivista significa fare una scelta irrevocabile e con conseguenze
inevitabili. Nel mio film non metto in discussione l'amore delle persone, ma
proprio questo lato legislativo-culturale, focalizzandomi sulla "minoranza
nella minoranza" - le persone Lgbt cristiane. Lo credo molto significativo
perché la posizione omofoba va spesso correlata (per non dire
"istituzionalizzata") alla teologia delle chiese cristiane presenti
in Russia. Di fatto non c'è alcuna tra queste che supporti ufficialmente le
persone Lgbt. Il film illustra che si può vivere l'omosessualità e la fede
cristiana in piena armonia con sé stessi e con Dio. Infatti diversi teologi (tra
cui James Alison, cattolico) affermano attraverso lo studio profondo delle
Scritture che la Bibbia non considera un peccato le relazioni omosessuali
basate sull’amore e sul rispetto. Infatti, le chiese italiane protestanti
(Valdese, Metodista, Battista) si sono espresse apertamente a favore delle
persone Lgbt e offrono la loro benedizione alle coppie gay con lo stesso rito
riservato alle coppie eterosessuali.
Una delle persone
da te intervistate nel documentario afferma che il movimento Lgbtq è l’unico
movimento che si prefigge di scomparire quando sarà raggiunta la parità di
diritti fra persone di ogni orientamento sessuale e identità di genere. Secondo
il tuo punto di vista, il costo di questi diritti – specie per gli attivisti –
diventa un orgoglio di forza o una incommensurabile rinuncia ad altre
affettività (famiglia, scuola, società nel suo insieme)?
Essere un attivista Lgbt in Russia è diventata una sorta
di vocazione, a mio parere. Si diventa consapevoli dei rischi continui e
quotidiani che si devono correre, infatti in tanti subiscono violenze sia dalla
polizia sia da persone comuni. Ma non parlerei né di orgoglio, né di rinuncia
alla società, non sono parole giuste. La società in Russia "divide"
le persone in due categorie, "giusti" e "sbagliati". Si tratta di un fattore culturale che colpisce
tutte le minoranze e tutti gli oppositori alla linea ideologica del governo. In
questa prospettiva, le persone Lgbt sono considerate quelli
"sbagliati" da tantissimi cittadini, quindi giudicati e respinti.
Questo porta alla creazione di gruppi e di comunità (spesso non registrati, non
riconosciuti, segreti) di attivisti, amici, credenti che si riconoscono in una
delle lettere dell’infinita sigla "lgbtqiapkma..." e di persone che
li accettano. Sono composti sia dalle stesse persone Lgbt, sia da loro amici,
famigliari che li hanno accettati, sia da persone non indifferenti alle
ingiustizie. Gli incontri di questi gruppi sono molto preziosi per chi vi
partecipa, diventano quasi gli unici spazi per essere se stessi, per trovare e
dare sostegno, per poter parlare di temi di loro interesse (relazioni, salute,
istruzione dei figli, arte, attivismo e arresti ecc…) di cui non possono
parlare con altre persone all’ “esterno”. Infatti, non emerge un discorso di
"orgoglio" in quel contesto. Non importa se uno fa tanto attivismo o
se non si dichiara a nessuno al di fuori degli amici Lgbt, sono semplicemente
accettati e vengono rispettati ugualmente. Sono stata accolta molto bene da
loro, anche se inizialmente avevano un po' di sana cautela nei miei confronti,
visti i continui tentativi del movimento "Occupy..." di
"infiltrarsi" tra di loro e scoprire chi sono e dove si incontrano.
Posso dire che non avevo visto mai prima una comunità così tanto coesa,
democratica e collaborativa, inclusiva e variegata allo stesso tempo. Mi sono
innamorata di loro e sono molto lieta di aver potuto finalmente "dar loro
voce". Apprezzo molto la loro fiducia nei miei confronti dimostrata dalla
volontà di rilasciarmi interviste in maniera molto sentita, di effettuare riprese
e non aver paura di parlare apertamente, anche durante il "Forum dei Cristiani
LGBT di Est Europa e Asia Centrale" - evento in cui è severamente vietato
fare foto e video proprio per tutelare la privacy dei partecipanti. Sono stata
la prima ad essere autorizzata. Infatti, ho passato quasi un mese intero a
controllare il girato e a chiedere l'autorizzazione uno a uno a tutti coloro
che apparivano nel film (anche in sottofondo). Gli organizzatori del Forum mi
hanno aiutata ad assicurarmi che il mio film non creasse problemi a nessuno di
loro. La funzione che vedete alla fine del film è una celebrazione ecumenica, quindi
aperta a tutti i cristiani partecipanti al Forum - cattolici, protestanti,
ortodossi - e alle persone espulse dalle loro chiese, ma anche da cristiani non
appartenenti a nessuna di queste confessioni in particolare.
Cosa significa
“intimità” nell’amore omosessuale in Russia?
Esattamente la stessa cosa che "intimità" significa
in altri Paesi, esattamente la stessa cosa che significa nell'amore etero. Ognuno
la vive a modo proprio.
Come hanno accolto
il documentario le associazioni Lgbtq in Italia?
Il film "Invano mi odiano - racconto sui cristiani Lgbt"
è stato accolto molto bene non solo in Italia, ma anche in tutti gli altri paesi
in cui è stato proiettato (tra i quali Germania, Francia, Scozia, Belgio,
Grecia, altri paesi dell’Unione Europea, India, Stati uniti, Hong Kong, Brasile
..). La maggior parte delle proiezioni è stata realizzata in collaborazione con
circoli e associazioni Lgbt, tra cui Il Guado, Fondo Samaria, Agedo, Gruppo
Kairos, Progetto Gionata, Circolo Milk, Circolo Pink Verona, Il Gruppo Varco e
tanti altri. Infatti, l'anteprima assoluta è stata fatta al CIG Arcigay di
Milano. Diverse proiezioni, conferenze e dibattiti sono stati appoggiati anche
da istituzioni Italiane (in particolare il Comune di Milano, Regione Sicilia,
UNAR - Ministero per le Pari Opportunità) e internazionali (il Consolato
Generale degli Stati Uniti e l'Ambasciata di Cile). Ho notato un certo grado di
sensibilità fra gli italiani rispetto alle tematiche Lgbt, e soprattutto
compassione per le persone Lgbt russe. Sono lieta di aver potuto portare la mia
testimonianza alla conferenza stampa tenuta presso il Senato della Repubblica
il 20 novembre 2013 in occasione dell'“Appello al governo italiano in vista
dell’incontro bilaterale Letta-Putin", accompagnata da Yuri Guaiana,
vicepresidente del consiglio di zona 2 al Comune di Milano. Il film ha fatto il
giro del mondo anche attraverso numerosi festival, solo a Milano ha avuto 7
proiezioni pubbliche e per ora non sono previste altre proiezioni. Ad ogni
modo, io resto disponibile ad organizzarne altre, sia dove ci sono già state,
sia ovviamente dove il film non è mai stato proiettato. Gli interessati possono
contattarmi. Ma il principale supporto ricevuto è stato quello di Amnesty International Italia
che ha dato il suo patrocinio al film e ha organizzato numerose proiezioni.
Ringraziamento speciale devo riservare al suo portavoce - Riccardo Noury - che
mi ha anche concesso un’intervista per il mio terzo docufilm, "Ucraina.
Paralipomenon. Cronaca delle omissioni".
Alcuni frammenti di
“Invano mi odiano” ripropongono immagini di denuncia dell’adescamento di gay
adolescenti da parte del gruppo “Occupy” su Youtube e l’ho trovato un documento
particolarmente agghiacciante per le modalità attraverso cui altri adolescenti
– bulli e omofobi – tiranneggiano e scherniscono le loro vittime. Ci sono mai
stati dei provvedimenti penali contro questi canali e per fermare queste
rappresaglie? Come riescono gli attivisti russi a rispondere all’equazione
pedofilia=omosessualità? Quali sono i canali di informazione sulle tematiche di
genere per gli adolescenti russi?
Questa era una delle parti del lavoro sul film più
difficili... Guardare infiniti video di umiliazioni e torture era
insopportabile (Youtube cancella la nudità e la violenza, ma il vk.com non
censura queste cose). La percentuale di omosessuali tra i pedofili non è
maggiore della percentuale degli omosessuali che non lo sono (siamo sempre
attorno 5-7%). Questo significa che l'assoluta maggioranza di pedofili è
eterosessuale, lo conferma la statistica criminologica. Quindi è proprio
questione di ignoranza trattare queste due parole come dei sinonimi interscambiabili.
E' ugualmente sbagliato accusare di pedofilia solo gli uomini. Gli attivisti
segnalano la presenza di questi video alla polizia, però senza la denuncia da
parte della vittima o del sue legale rappresentante (in caso fosse un minore)
non si può fare nulla. Spesso la vittima di questa violenza ha paura di andare
dalla polizia e lo motiva in questo modo: "Adesso che sono gay lo so solo
io, gli "Occupy.." e un centinaio (o mille, o qualche migliaio) di
persone sparse su tutto il territorio russofono. Ma non la gente che mi
conosce. Se vado dalla polizia lo saprà tutta la mia città e la mia vita
diventerà insopportabile". In più, il semplice sospetto di pedofilia, pur
basata sul nulla, rovina la reputazione di una persona completamente e per
sempre. Questi video solitamente aprono con schermate di conversazioni tenute in
chat con le future vittime. Di solito si tratta di una continua provocazione da
parte di un membro "Occupy..." che cerca di sedurre un perfetto sconosciuto
e poi di concordare con quest’ultimo un incontro pur informandolo di essere
minore (spesso dicendo di avere 16-17 anni) oppure offrendo dei soldi per il
loro incontro. In particolare, il ragazzino minore che vediamo in video
(ovviamente gli ho oscurato il volto!) nella chat rifiuta il pagamento più
volte, ma il "cacciatore" non vuole incontrarlo senza pagarlo. A
questo punto il ragazzino accetta. E' corretto in questo caso accusare una
persona di "prostituzione minorile"? A me pare proprio una
manipolazione. Infatti, quando vediamo queste "interviste" che
precedono la violenza viene subito chiarito tutto: i "cacciatori"
(così loro si definiscono) sanno perfettamente di fare la caccia proprio ai
gay. Questi “cacciatori” arrivano in gruppo (anche nel video in cui appare
questo ragazzo minore a volte appaiono anche i membri adulti e palestrati del
gruppo "Occupy" che stanno dietro la camera durante la sua "intervista").
Ammettiamo per un attimo che tra tutte le vittime del movimento "Occupy
Pedofilia" e "Occupy Gerontofilia" ci siano anche delle persone
accusate di pedofilia e prostituzione con qualche prova legittima. Ammettiamolo
per un attimo e poi chiediamoci: cosa si deve fare in questo caso? Certamente portare
la schermate alla polizia. Ma non lo fanno mai. Perchè? Perché saranno falsificate
queste schermate, perché le conversazioni saranno manipolate, perché il vero
obiettivo del movimento non è la lotta contro i criminali, ma esercitare
violenza contro le loro vittime e restare impuniti.
La conflittualità
che tu mostri nel documentario viaggia molto anche nei dintorni “interni” e non
solo “esterni”. Non c’è solo la descrizione delle battaglie nelle piazze, nei
soprusi online, ma anche le conversazioni domestiche. A partire da sé, dalla
propria esperienza, dalle proprie perdite, dall’omofobia interiorizzata. Cosa
sottrae e cosa fortifica il governo ostile alle persone Lgbtq? Cosa resta della
“politica” nel loro vissuto?
La posizione inizialmente condivisa da molti Lgbt russi era
la seguente: "Non mi interessa la politica, ma la mia vita personale".
Ormai questa posizione è scomparsa quasi del tutto visto che la politica è
entrata in casa loro. Il governo russo sta diventando sempre più totalitario,
di continuo mette in discussione vecchie leggi e ne promulga di nuove, tua cui
la famosa 6.21 del Codice Civile, la cosiddetta "legge omofoba". Sono
state varate leggi sia ridicole (è stata proibita la vendita della biancheria
intima di pizzo perché "fa male alla salute femminile"), sia
spaventose (la recente legge che autorizza la polizia ad esercitare violenza
fisica anche su donne e minori presenti alle manifestazioni). Il vero scopo di
queste nuove leggi da un lato è quello di rafforzare il controllo e fare
pressione sulla società, dall’altro è di distrarre l'attenzione del popolo dai
veri problemi del paese (le guerre in corso, la disastrosa crisi economica,
l'orribile situazione dei servizi pubblici sanitari, l'istruzione, la
sicurezza).
Un’ultima domanda:
al di là del riferimento al Vangelo di Giovanni, perché “Invano mi odiano”? Il
proprio riconoscimento passa dall’amore degli altri?
Il proprio riconoscimento esiste nel momento in cui si
realizza la presa di coscienza di quello che si è, non dipende direttamente dagli
altri. Ho scelto "Invano mi odiano" come titolo proprio perché ho
visto tanto odio non giustificato in nessun modo verso persone che vogliono semplicemente
vivere come tutti gli altri - con amore, rispetto, formando (o non) famiglie,
crescendo figli, lavorando e riposando senza dover mentire o temere
persecuzioni e violenza. In fondo, non è un diritto che dovrebbe essere
garantito a tutti?
Grazie.
Grazie a voi!!!
Curata da Rossella Traversa
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