06 febbraio, 2016

VIOLAZIONI DELL’ "AMOR DI STATO”, TRA AFFETTI E RELIGIONE. Di Rossella Traversa


Intervista a Yulia Matsiy, regista di “Invano mi odiano – Racconto per immagini sui cristiani LGBT in Russia” (66 min, 2013)

“Invano mi odiano” è un docufilm di una giovane regista indipendente russa che vive a Milano e che tratta della condizione degli omosessuali in Russia. Questo lavoro si concentra sulla vita della comunità Lgbt soprattutto in seguito all’approvazione della cosiddetta “legge omofoba”, provvedimento nato per << “difendere la famiglia tradizionale russa e  i minori dalla propaganda omosessuale”, che ha legittimato la violenza verso le persone LGBT, favorito il bullismo, represso la libertà di stampa e distratto l’attenzione del popolo russo dai veri problemi sociali presenti nel Paese >> come si legge sul blog https://invanomiodiano.wordpress.com/2014/01/09/il-film/.
L’intervista che segue è stata pensata per approfondire il percorso di ideazione e scrittura del docufilm, ma specialmente per tratteggiare il punto di vista di un’artista che ha scelto di parlare del suo paese d’origine e delle restrizioni che impone alle relazioni affettive offrendo importanti dati e immagini per i quali il docufilm ha ricevuto anche il patrocinio di Amnesty International Italia. Numerose le proiezioni già organizzate da circoli Lgbtq e da istituzioni – in Italia e all’estero – e altre che si possono effettuare contattando la regista a questo indirizzo: invanomiodiano@hotmail.com.

Cara Yulia, “Invano mi odiano” cosa racconta di ciò che si perde dell’amore quando è “minoranza” …?

Credo profondamente che non ci sia differenza tra amore affettivo gay e quello etero. L'amore esiste in diverse forme: amore-passione, amore-tenerezza, amore-amicizia, amore-innamoramento ecc. Ma non dipende dal genere delle persone che si amano. Attualmente per le minoranze Lgbt in Russia amarsi e vivere la loro vita apertamente ed essere tutelati dai diritti umani diventa una cosa non semplice, quasi impossibile. Si devono affrontare quotidianamente discriminazioni e pressioni sociali. Le persone si devono "nascondere", mentire sulle loro relazioni alla famiglia, ai amici, e anche al lavoro, in chiesa ... Fare coming out diventa un atto di coraggio, un rischio di licenziamento, di rifiuto da parte della famiglia e delle persone più care, e dal 2013 (se fatto pubblicamente) anche soggetto alle sanzioni penali.

Restare cristiani e omosessuali in Russia è la cifra dichiarata del tuo documentario. Credi che ci sia la rivendicazione di un’affettività nella propria esistenza da attivisti/e Lgbtq? C’è anche il desiderio di una diversa teologia o – in senso più generale – la voglia di integrare la propria coscienza di genere con la comunità religiosa di appartenenza?

Fare coming out o diventare attivista significa fare una scelta irrevocabile e con conseguenze inevitabili. Nel mio film non metto in discussione l'amore delle persone, ma proprio questo lato legislativo-culturale, focalizzandomi sulla "minoranza nella minoranza" - le persone Lgbt cristiane. Lo credo molto significativo perché la posizione omofoba va spesso correlata (per non dire "istituzionalizzata") alla teologia delle chiese cristiane presenti in Russia. Di fatto non c'è alcuna tra queste che supporti ufficialmente le persone Lgbt. Il film illustra che si può vivere l'omosessualità e la fede cristiana in piena armonia con sé stessi e con Dio. Infatti diversi teologi (tra cui James Alison, cattolico) affermano attraverso lo studio profondo delle Scritture che la Bibbia non considera un peccato le relazioni omosessuali basate sull’amore e sul rispetto. Infatti, le chiese italiane protestanti (Valdese, Metodista, Battista) si sono espresse apertamente a favore delle persone Lgbt e offrono la loro benedizione alle coppie gay con lo stesso rito riservato alle coppie eterosessuali.
 
Una delle persone da te intervistate nel documentario afferma che il movimento Lgbtq è l’unico movimento che si prefigge di scomparire quando sarà raggiunta la parità di diritti fra persone di ogni orientamento sessuale e identità di genere. Secondo il tuo punto di vista, il costo di questi diritti – specie per gli attivisti – diventa un orgoglio di forza o una incommensurabile rinuncia ad altre affettività (famiglia, scuola, società nel suo insieme)?

Essere un attivista Lgbt in Russia è diventata una sorta di vocazione, a mio parere. Si diventa consapevoli dei rischi continui e quotidiani che si devono correre, infatti in tanti subiscono violenze sia dalla polizia sia da persone comuni. Ma non parlerei né di orgoglio, né di rinuncia alla società, non sono parole giuste. La società in Russia "divide" le persone in due categorie, "giusti" e "sbagliati".  Si tratta di un fattore culturale che colpisce tutte le minoranze e tutti gli oppositori alla linea ideologica del governo. In questa prospettiva, le persone Lgbt sono considerate quelli "sbagliati" da tantissimi cittadini, quindi giudicati e respinti. Questo porta alla creazione di gruppi e di comunità (spesso non registrati, non riconosciuti, segreti) di attivisti, amici, credenti che si riconoscono in una delle lettere dell’infinita sigla "lgbtqiapkma..." e di persone che li accettano. Sono composti sia dalle stesse persone Lgbt, sia da loro amici, famigliari che li hanno accettati, sia da persone non indifferenti alle ingiustizie. Gli incontri di questi gruppi sono molto preziosi per chi vi partecipa, diventano quasi gli unici spazi per essere se stessi, per trovare e dare sostegno, per poter parlare di temi di loro interesse (relazioni, salute, istruzione dei figli, arte, attivismo e arresti ecc…) di cui non possono parlare con altre persone all’ “esterno”. Infatti, non emerge un discorso di "orgoglio" in quel contesto. Non importa se uno fa tanto attivismo o se non si dichiara a nessuno al di fuori degli amici Lgbt, sono semplicemente accettati e vengono rispettati ugualmente. Sono stata accolta molto bene da loro, anche se inizialmente avevano un po' di sana cautela nei miei confronti, visti i continui tentativi del movimento "Occupy..." di "infiltrarsi" tra di loro e scoprire chi sono e dove si incontrano. Posso dire che non avevo visto mai prima una comunità così tanto coesa, democratica e collaborativa, inclusiva e variegata allo stesso tempo. Mi sono innamorata di loro e sono molto lieta di aver potuto finalmente "dar loro voce". Apprezzo molto la loro fiducia nei miei confronti dimostrata dalla volontà di rilasciarmi interviste in maniera molto sentita, di effettuare riprese e non aver paura di parlare apertamente, anche durante il "Forum dei Cristiani LGBT di Est Europa e Asia Centrale" - evento in cui è severamente vietato fare foto e video proprio per tutelare la privacy dei partecipanti. Sono stata la prima ad essere autorizzata. Infatti, ho passato quasi un mese intero a controllare il girato e a chiedere l'autorizzazione uno a uno a tutti coloro che apparivano nel film (anche in sottofondo). Gli organizzatori del Forum mi hanno aiutata ad assicurarmi che il mio film non creasse problemi a nessuno di loro. La funzione che vedete alla fine del film è una celebrazione ecumenica, quindi aperta a tutti i cristiani partecipanti al Forum - cattolici, protestanti, ortodossi - e alle persone espulse dalle loro chiese, ma anche da cristiani non appartenenti a nessuna di queste confessioni in particolare.

Cosa significa “intimità” nell’amore omosessuale in Russia?

Esattamente la stessa cosa che "intimità" significa in altri Paesi, esattamente la stessa cosa che significa nell'amore etero. Ognuno la vive a modo proprio.
 
Come hanno accolto il documentario le associazioni Lgbtq in Italia?

Il film "Invano mi odiano - racconto sui cristiani Lgbt" è stato accolto molto bene non solo in Italia, ma anche in tutti gli altri paesi in cui è stato proiettato (tra i quali Germania, Francia, Scozia, Belgio, Grecia, altri paesi dell’Unione Europea, India, Stati uniti, Hong Kong, Brasile ..). La maggior parte delle proiezioni è stata realizzata in collaborazione con circoli e associazioni Lgbt, tra cui Il Guado, Fondo Samaria, Agedo, Gruppo Kairos, Progetto Gionata, Circolo Milk, Circolo Pink Verona, Il Gruppo Varco e tanti altri. Infatti, l'anteprima assoluta è stata fatta al CIG Arcigay di Milano. Diverse proiezioni, conferenze e dibattiti sono stati appoggiati anche da istituzioni Italiane (in particolare il Comune di Milano, Regione Sicilia, UNAR - Ministero per le Pari Opportunità) e internazionali (il Consolato Generale degli Stati Uniti e l'Ambasciata di Cile). Ho notato un certo grado di sensibilità fra gli italiani rispetto alle tematiche Lgbt, e soprattutto compassione per le persone Lgbt russe. Sono lieta di aver potuto portare la mia testimonianza alla conferenza stampa tenuta presso il Senato della Repubblica il 20 novembre 2013 in occasione dell'“Appello al governo italiano in vista dell’incontro bilaterale Letta-Putin", accompagnata da Yuri Guaiana, vicepresidente del consiglio di zona 2 al Comune di Milano. Il film ha fatto il giro del mondo anche attraverso numerosi festival, solo a Milano ha avuto 7 proiezioni pubbliche e per ora non sono previste altre proiezioni. Ad ogni modo, io resto disponibile ad organizzarne altre, sia dove ci sono già state, sia ovviamente dove il film non è mai stato proiettato. Gli interessati possono contattarmi. Ma il principale supporto ricevuto  è stato quello di Amnesty International Italia che ha dato il suo patrocinio al film e ha organizzato numerose proiezioni. Ringraziamento speciale devo riservare al suo portavoce - Riccardo Noury - che mi ha anche concesso un’intervista per il mio terzo docufilm, "Ucraina. Paralipomenon. Cronaca delle omissioni".

Alcuni frammenti di “Invano mi odiano” ripropongono immagini di denuncia dell’adescamento di gay adolescenti da parte del gruppo “Occupy” su Youtube e l’ho trovato un documento particolarmente agghiacciante per le modalità attraverso cui altri adolescenti – bulli e omofobi – tiranneggiano e scherniscono le loro vittime. Ci sono mai stati dei provvedimenti penali contro questi canali e per fermare queste rappresaglie? Come riescono gli attivisti russi a rispondere all’equazione pedofilia=omosessualità? Quali sono i canali di informazione sulle tematiche di genere per gli adolescenti russi?

Questa era una delle parti del lavoro sul film più difficili... Guardare infiniti video di umiliazioni e torture era insopportabile (Youtube cancella la nudità e la violenza, ma il vk.com non censura queste cose). La percentuale di omosessuali tra i pedofili non è maggiore della percentuale degli omosessuali che non lo sono (siamo sempre attorno 5-7%). Questo significa che l'assoluta maggioranza di pedofili è eterosessuale, lo conferma la statistica criminologica. Quindi è proprio questione di ignoranza trattare queste due parole come dei sinonimi interscambiabili. E' ugualmente sbagliato accusare di pedofilia solo gli uomini. Gli attivisti segnalano la presenza di questi video alla polizia, però senza la denuncia da parte della vittima o del sue legale rappresentante (in caso fosse un minore) non si può fare nulla. Spesso la vittima di questa violenza ha paura di andare dalla polizia e lo motiva in questo modo: "Adesso che sono gay lo so solo io, gli "Occupy.." e un centinaio (o mille, o qualche migliaio) di persone sparse su tutto il territorio russofono. Ma non la gente che mi conosce. Se vado dalla polizia lo saprà tutta la mia città e la mia vita diventerà insopportabile". In più, il semplice sospetto di pedofilia, pur basata sul nulla, rovina la reputazione di una persona completamente e per sempre. Questi video solitamente aprono con schermate di conversazioni tenute in chat con le future vittime. Di solito si tratta di una continua provocazione da parte di un membro "Occupy..." che cerca di sedurre un perfetto sconosciuto e poi di concordare con quest’ultimo un incontro pur informandolo di essere minore (spesso dicendo di avere 16-17 anni) oppure offrendo dei soldi per il loro incontro. In particolare, il ragazzino minore che vediamo in video (ovviamente gli ho oscurato il volto!) nella chat rifiuta il pagamento più volte, ma il "cacciatore" non vuole incontrarlo senza pagarlo. A questo punto il ragazzino accetta. E' corretto in questo caso accusare una persona di "prostituzione minorile"? A me pare proprio una manipolazione. Infatti, quando vediamo queste "interviste" che precedono la violenza viene subito chiarito tutto: i "cacciatori" (così loro si definiscono) sanno perfettamente di fare la caccia proprio ai gay. Questi “cacciatori” arrivano in gruppo (anche nel video in cui appare questo ragazzo minore a volte appaiono anche i membri adulti e palestrati del gruppo "Occupy" che stanno dietro la camera durante la sua "intervista"). Ammettiamo per un attimo che tra tutte le vittime del movimento "Occupy Pedofilia" e "Occupy Gerontofilia" ci siano anche delle persone accusate di pedofilia e prostituzione con qualche prova legittima. Ammettiamolo per un attimo e poi chiediamoci: cosa si deve fare in questo caso? Certamente portare la schermate alla polizia. Ma non lo fanno mai. Perchè? Perché saranno falsificate queste schermate, perché le conversazioni saranno manipolate, perché il vero obiettivo del movimento non è la lotta contro i criminali, ma esercitare violenza contro le loro vittime e restare impuniti.

La conflittualità che tu mostri nel documentario viaggia molto anche nei dintorni “interni” e non solo “esterni”. Non c’è solo la descrizione delle battaglie nelle piazze, nei soprusi online, ma anche le conversazioni domestiche. A partire da sé, dalla propria esperienza, dalle proprie perdite, dall’omofobia interiorizzata. Cosa sottrae e cosa fortifica il governo ostile alle persone Lgbtq? Cosa resta della “politica” nel loro vissuto?

La posizione inizialmente condivisa da molti Lgbt russi era la seguente: "Non mi interessa la politica, ma la mia vita personale". Ormai questa posizione è scomparsa quasi del tutto visto che la politica è entrata in casa loro. Il governo russo sta diventando sempre più totalitario, di continuo mette in discussione vecchie leggi e ne promulga di nuove, tua cui la famosa 6.21 del Codice Civile, la cosiddetta "legge omofoba". Sono state varate leggi sia ridicole (è stata proibita la vendita della biancheria intima di pizzo perché "fa male alla salute femminile"), sia spaventose (la recente legge che autorizza la polizia ad esercitare violenza fisica anche su donne e minori presenti alle manifestazioni). Il vero scopo di queste nuove leggi da un lato è quello di rafforzare il controllo e fare pressione sulla società, dall’altro è di distrarre l'attenzione del popolo dai veri problemi del paese (le guerre in corso, la disastrosa crisi economica, l'orribile situazione dei servizi pubblici sanitari, l'istruzione, la sicurezza).

Un’ultima domanda: al di là del riferimento al Vangelo di Giovanni, perché “Invano mi odiano”? Il proprio riconoscimento passa dall’amore degli altri?

Il proprio riconoscimento esiste nel momento in cui si realizza la presa di coscienza di quello che si è, non dipende direttamente dagli altri. Ho scelto "Invano mi odiano" come titolo proprio perché ho visto tanto odio non giustificato in nessun modo verso persone che vogliono semplicemente vivere come tutti gli altri - con amore, rispetto, formando (o non) famiglie, crescendo figli, lavorando e riposando senza dover mentire o temere persecuzioni e violenza. In fondo, non è un diritto che dovrebbe essere garantito a tutti?

Grazie.

Grazie a voi!!!


Curata da Rossella Traversa

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