Teatro Leonardo, Milano. Dal 10 al 13 marzo 2016
Gli aristocratici
indolenti, a tal punto da non avere la forza di reagire alla perdita del loro
“giardino dei ciliegi”, i borghesi indaffarati ad accumulare denaro e a
impadronirsi delle proprietà dei “decaduti”, i servitori della gleba, fedeli e indaffarati
davvero, ma per altri motivi, si trasformano in drag queen, dilatando i loro difetti, debolezze, miserie morali e vuoti
intellettuali, per dare vita ad un misto
di farsa e di tragedia, che ci diverte e ci immelanconisce nello stesso tempo.
Le fantastiche 6 eroine
della compagnia Nina’s Drag Queens, vestite e truccate esageratamente, colorate e floreali,
ci accompagnano in un mondo surreale e fantastico, per raccontarci la storia
scritta da Cechov e messa in scena per la prima volta al Teatro d’ Arte di
Mosca, diretto da Stanislavkij nel 1904. Ma nonostante il makeup, i costumi, il
fatto di essere uomini vestiti da donne, la loro struttura imponente e nello
stesso tempo fluttuante, leggera, sembrano aquiloni sul punto di volare via, scappando
dalle mani degli spettatori, non c’è nulla di ridicolo o volgare, non cercano
la risata gratuita né usano battute di facile rimando quotidiano o realistico. Sono loro che popolano il giardino, fiori
anch’essi, piante, alberi dai lunghi rami, dalle profonde radici, ma che
qualcuno vuole abbattere per fare spazio a lotti edificabili. La loro natura verrà
violata, trasformata, un po’ come fanno le drag queen, uomini che si vestono da
donna ma non per fare il verso alle donne, per imitarle nel peggiore dei modi ma per esserlo
davvero, almeno sulla scena: una vera reincarnazione artistica. Questo è
quello che le Nina’s Drag Queens ci comunicano e noi lo percepiamo, godendo ogni
momento dello spettacolo.
Cechov rimane Cechov,
ma si trasforma in un cabaret espressionista, in uno spettacolo di vaudeville, affinato
dalla bravura delle protagoniste, che recitano, cantano e ballano
magnificamente, sotto la direzione di Francesco Micheli. Stupenda la scena finale
della canzone russa eseguita sulle sedie, quelle sedie che rappresentano l’incapacità di
andare, di muoversi, di agire per
salvare il giardino dalla messa all’asta e dalla conseguente vendita. Le parole delle canzoni cantate in playback,
che spaziano da Battisti, a Mina, alla Martini alla Carrà, alle opere di Verdi,
suppliscono molte volte alle parole recitate raggiungendo lo scopo di
alleggerire la tragedia e di impreziosire la farsa.
Storia di personaggi
volubili e stanchi, Ljuba, la madre, è
la protagonista della storia e reduce da un viaggio a Parigi, si trova di
fronte alla perdita della gioventù, dell’amore, della sua proprietà e non può allora
che avere la nostra pietà e la nostra simpatia. E intorno a lei si muovono le
figlie, le governanti, il cameriere, tutti accomunati dall’attaccamento a quel
giardino che li ha visti crescere, amare, filosofare. Ma ora che la borghesia
sta scalzando l’aristocrazia, ormai priva di forza e di peso, destinata ad
essere relegata ai margini della società, tutti sono costretti a lasciarsi alle
spalle il passato, per ricominciare una nuova vita. Se mai ci riusciranno.
La scenografia che
porta la firma dell’Accademia di Brera,
è fatta di oggetti che ondeggiano
nello spazio, piovono dal cielo piatti, brocche, giornali, sedie, un carrello
del supermercato, innevato, rappresenta una carrozza che avanza sulla scena
portando una figura fantasmatica, e
tutto è destinato a scomparire, a lasciare il passo ad altro, ad altri.
La consapevolezza di
essere giunti alla fine si maschera di rossetto, di occhi bistrati di azzurro e
di verde carico, di tiare floreali che impreziosiscono le parrucche, di scarpe con i tacchi a spillo, di costumi ricamati,
nel tentativo di beffare la morte,
quando si presenterà. E non è quello che vorremmo riuscire a fare tutti?
“La vita è passata e
non me ne sono nemmeno accorto” dice il maggiordomo Firs, chiudendo il bello
spettacolo che non è solo entertainment ma intelligenza, bravura e,
naturalmente, passione.
Daria
D.
Il giardino delle ciliegie
Da Il Giardino
dei ciliegi di Anton Čechov - adattamento e regia di Francesco Micheli - traduzione
Fausto Malcovati - con Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro, Sax Nicosia, Stefano Orlandi, Lorenzo Piccolo, Ulisse Romanò - scene Clara Storti, Selena Zanrosso - costumi Giada Masi - luci Giulia Pastore – audio Giuliana Rienzi - assistente alla regia Luisa Costi - una produzione Nina’s Drag Queens - in collaborazione con Atir Teatro Ringhiera e Accademia di Belle Arti di Brera, Biennio Specialistico in Scenografia Teatrale - coordinamento prof.ssa Grazia Manigrasso
Fausto Malcovati - con Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro, Sax Nicosia, Stefano Orlandi, Lorenzo Piccolo, Ulisse Romanò - scene Clara Storti, Selena Zanrosso - costumi Giada Masi - luci Giulia Pastore – audio Giuliana Rienzi - assistente alla regia Luisa Costi - una produzione Nina’s Drag Queens - in collaborazione con Atir Teatro Ringhiera e Accademia di Belle Arti di Brera, Biennio Specialistico in Scenografia Teatrale - coordinamento prof.ssa Grazia Manigrasso
produzione Nina’s Drag Queens
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