L'8 marzo è una data
riconosciuta come la "Festa della donna" e in questa occasione voglio scrivere
un articolo contro gli uomini che assumono atti di violenza nei loro
confronti. In tale prospettiva voglio proporre delle possibili modalità per affrontare certe situazioni, perché si parla tanto della violenza sulle donne e si fanno
solamente tante chiacchiere senza mai prendere una decisione concreta.
A mio giudizio per
mettere fine (o comunque diminuire) le violenze sulle donne, noi uomini
dobbiamo compiere dei passi importanti per divenire dei veri uomini.
Per fare questo io
credo che tutti noi ci dovremmo riunire, creare dei circoli di incontri tra
persone del nostro sesso, in cui parlare tra di noi, raccontarci le nostre
storie, le nostre vite e cercare l'origine degli atti di violenza. Le violenze
possono venire da tante e tanti ragioni, come atto di frustrazioni, catene di
dolori inconsci, da concetti di identità, anche ereditati senza saperlo. Quando
parlo di concetti ereditari mi riferisco al fatto che dentro di noi esiste
un'idea distorta della donna, che la rende “Altra”. Questo inconsciamente ci fa
credere che ella sia la nostra serva, che noi più che essere dei compagni per
lei siamo dei padroni. Chissà, magari confondiamo l'amore con il possesso e il
concetto morale per sentimento… quante altre cose potremmo scoprire dialogando
tra di noi? Credo anche che dovremmo cercare di scrivere su un foglio certe
sensazioni provate nelle nostre giornate, sopratutto in quei momenti in cui
abbiamo delle contrarietà. Il dialogo potrebbe aiutarci sia nelle piccole cose
e nelle grandi e ci potrebbe fare comprendere addirittura perché si compiono
femminicidi. Oltre a circoli di incontri, bisognerebbe fare una grande ricerca
sulla società e di come l’individuo si relaziona co questa; capire i modi di
concepire le cose e l’esistenza, i sogni e i progetti di vita che si vorrebbero
realizzare e che si sono o meno realizzati; comprendere poi la sensibilità e
fragilità umane. Insomma, non basta parlare solo di donne che hanno subito
delle violenze, ma ci vuole di più, ossia una ricerca più profonda per iniziare
a scoprire cosa c'è dentro ogni singolo uomo. Non dobbiamo più accontentarci
quindi di risolvere la problematica con qualche frase tipo: “Se mi comporto
così è perché ti amo”… no, questo non basta, ma bisogna trovare un modo concreto di agire e questo
altro modo può solo provenire da noi uomini, che ci dobbiamo mettere al lavoro
per noi stessi, ma sopratutto per le donne, che non sono degli oggetti bensì
delle creature d'amore, con cui vivere le nostre vite. Le donne sono una
ricchezza da curare e custodire. Per loro dobbiamo cercare di migliorare noi
stessi, abbattendo i nostri lati oscuri. In questo contesto non parlo da
filosofo consulente, ma da uomo che vuole il meglio per le donne e anche per
ogni uomo. È giusto che noi uomini facciamo tutto questo, compiendo dei passi per regalare una mimosa alle nostre
donne. Con "Mimosa" non intesa solo come fiore che si regala il
giorno della festa delle donne, ma come gesto d'amore. Gesto d'amore che
consiste nell'iniziativa di proteggere e avere cura delle donne, di dare loro
ogni giorno una immensa serenità. Fare questo significa stare bene anche con
noi stessi e divenire veri Uomini, costituendo tra l'altro anche un rinnovamento
morale e culturale, poiché io scommetto che dietro le violenze vi sono anche
delle catene morali e culturali da cui siamo distaccati solo in apparenza.
Tramite questi consigli potremmo forse comprendere anche perché oggi
difficilmente le coppie durano a lungo insieme, coppie dove purtroppo è spesso
presente il gesto di violenza, quel gesto di violenza che in alcuni casi può
portare anche a compiere femminicidi.
Personalmente credo
che i concetti qui espressi dal mio pensiero siano da prendere in
considerazione per aprire una ricerca necessaria per il bene umano e sopratutto
per donne. Sono parole di un uomo che vorrebbe contribuire al loro benessere.
Giuseppe
Sanfilippo
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