Roma, Teatro Ghione (via
delle Fornaci 34). Dall’1 al 13 marzo 2016
Foto Tommaso Le Pera |
Il sogno fuori, i
sogni dentro. Novanta minuti decisivi, in attesa di dare il via ad un platonico
riscatto cittadino, con la conquista dello scudetto del Napoli nel 1990.
Novanta minuti durante i quali cinque vite si troveranno l’una di fronte
all’altra in una stanza, cercando di realizzare le proprie personalissime
rivincite. Al Teatro Ghione fino al 13 marzo, il binomio artistico tra Antonio
Grosso e Gianni Clementi dà vita ad una commedia non commedia, nel senso che la
tematica e l’impianto drammaturgico virano decisamente verso il dramma,
lasciando qualche spiraglio al sorriso ma senza mai abbandonare, dalla prima
all’ultima scena, una tensione di fondo quasi palpabile.
Foto Tommaso Le Pera |
Quella strana coppia
che arriva in una camera d’albergo è formata dai due giovani Aitano e Regina
che, ognuno col proprio vissuto, cercano un riscatto definitivo, la svolta
della propria vita, trasformandosi in corrieri della droga provenienti dal
Messico con il metodo degli ovuli ingeriti. Dovranno incontrare due malviventi,
incaricati di recuperare il prezioso bottino per la camorra. Tra i quattro, la
saltuaria presenza di Catello (Giuseppe Cantore), un bizzarro tuttofare
dell’albergo. Cinque personaggi, cinque caratteri ben disegnati, cinque
tentativi di uscire dai rispettivi grigiori, più o meno lecitamente. Mentre il
sogno sportivo di una città si sta avverando, loro sono prigionieri delle
proprie vite, come mosche in una stanza. Immobili, cristallizzati in un destino
che non ne vuol sapere di svolte. Ne rimarranno schiacciati, tutti, buoni e
cattivi, mentre fuori inizia la festa. Non c’è scampo dal grigiore, così ben
rappresentato nella scenografia, claustrale, di Roberto Crea.
Foto Tommaso Le Pera |
Continua la ricerca,
da parte di Antonio Grosso, di una piena maturità drammaturgica e la
collaborazione con un maestro quale Gianni Clementi non può che aiutarlo. In
questo caso lo fa cambiando radicalmente il suo genere, pur mantenendo la sua
tipica ironia e dopo aver fornito, nella stagione precedente, una formidabile
prova d’attore nel monologo L’ipocrita, tratto dagli scritti di Vincenzo
Cerami. In questo nuovo lavoro, che desta qualche piccola perplessità nel corpo
narrativo, a mio parere privo di spunti sorprendenti, spiccano comunque le
interpretazioni. Daniela Ioia è un’autentica rivelazione, forte nel suo ruolo e
sicura in scena, Antonello Pascale e Lello Radice sono credibilissimi nelle
vesti dei due camorristi, mentre Giuseppe Cantore è abile nel suo personaggio
di rottura, che alleggerisce la tensione soprattutto nel secondo atto, quando i
toni più cupi preannunciano la tragedia. Grosso, che si è ritagliato il
personaggio più candido, ingenuo, ci conferma di essere capace di toccare
qualsiasi corda. Spettacolo che spiazza e divide, quindi da vedere.
Paolo
Leone
Roma, Teatro Ghione (via
delle Fornaci 34) dall’1 al 13 marzo 2016
La Bilancia presenta:
Antonio Grosso e Lello Radice in Maradona è meglio ‘e Pelè, di Gianni Clementi
e Antonio Grosso.
Con Daniela Ioia, Antonello
Pascale, Giuseppe Cantore. Scene Roberto Crea; Costumi Silvia Polidori; Luci
Gigi Ascione. Regia di Paolo Triestino
Si ringrazia l’ufficio
stampa del Teatro Ghione nella persona di Daniela Bendoni.
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