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16 marzo, 2016

QUELLA STRANA PARTE DI ME. La deriva, oltre l’età. Di Paolo Leone


Roma, Teatro dei Conciatori (Via dei Conciatori 5 – Metro B Piramide). Fino al 20 marzo 2016

Un argomento trito e ritrito, quello dei quarantenni in crisi, della sindrome di Peter Pan e delle sue conseguenze, facile bersaglio della comicità, anche della peggior specie. Poi ti imbatti in Quella strana parte di me, al Teatro dei Conciatori, una sera di marzo, e ti accorgi che quella a cui stai assistendo non è una semplice commediola. Anzi, non è né una commediola, né tantomeno semplice, perché la drammaturgia di Patrizio Cigliano ha saputo scavare nella profondità dei personaggi, oserei dire dell’essere umano contemporaneo immerso, per dirla con Zygmunt Bauman, in questa società liquida in cui tutti annaspiamo e dove tanti annegano.
Originale nelle dinamiche, nella scrittura e nell’approccio registico dal ritmo mozzafiato (e anche faticoso per gli attori in scena), Quella strana parte di me ha il merito, mettendo a nudo i pensieri e i comportamenti dei suoi personaggi, di interrogarci, di farci anche del male. Perché alzi la mano chi non trova qualcosa di sé nella storia raccontata con così tanto feroce, divertente, spietato realismo. Il fatto che Andrea, il protagonista maschile (il bravissimo Cigliano), abbia quaranta anni, è un dettaglio che a mio avviso potrebbe anche essere omesso. La sua bramosìa di cercare nelle giovanissime il conforto infantilmente auto consolatorio, che lo porterà al completo e catastrofico smarrimento (suo e di quel poco di buono che aveva costruito con la moglie), è evidente in tante fasce di età, altro che quarantenni! La deriva è molto più estesa di quanto, ipocritamente, si possa pensare. I personaggi dipinti da Cigliano sono una perfetta macchina teatrale che, pur con il sorriso, pur con la risatina, affondano la lama nel contemporaneo con chirurgica precisione, mettendo a nudo le macerie di cui siamo circondati e di cui, forse, noi stessi siamo parte integrante. Una pièce intelligente, finalmente, ben congegnata nella composizione drammaturgica, ricca di dialoghi anche impegnativi, incisivi come il taglio frenetico adottato. Forse bisognosa di qualche “limata” sui tempi e di qualche aggiustamento in alcuni cambi di scena, ma lo spettacolo convince. Barbara Begala è perfetta nel ruolo della moglie paziente, così come Beatrice Messa in quello della ventenne ingenuamente e naturalmente crudele nei confronti del puerile Andrea, che non riesce a vincere il confronto (bellissimo nell’ideazione e nella sua realizzazione scenica) con la parte femminile di sé, quella ragionevolmente razionale e lucida, incarnata dall’efficacissima Veronica Milaneschi. Si arriverà ad un drammatico punto di non ritorno, in un “loop” sentimentale da cui il protagonista non saprà sottrarsi e che la pièce sottolinea con potente efficacia. Spettacolo interessantissimo.

Paolo Leone



Compagnia Arcadinoè presenta: Quella strana parte di me, scritto e diretto da Patrizio Cigliano. Con: Barbara Begala, Patrizio Cigliano, Beatrice Messa, Veronica Milaneschi. E con le voci di: Francesco Pezzulli, Giò Giò Rapattoni, Paola Majano, Alessandro Parise. Scene di Patrizio Cigliano.

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