Parma, Teatro Due. Fino al 6 marzo 2016
In questi giorni sino al 6 Marzo sarà in scena al Teatro
Due di Parma “Ti regalo la mia morte, Veronika” , allestimento diretto da
Antonio Latella, scritto assieme al drammaturgo Federico Bellini e prodotto da Emilia Romagna Teatro
Fondazione. Il lavoro si ispira
liberamente alla poetica del cinema fassbinderiano e al personaggio di Veronika Voss (1982) in particolare. Sin da
subito la scena e la storia sembrano come annebbiate, l’intreccio diventa più
chiaro solo con il passare dei minuti: si tratta del flusso di coscienza di una
attrice che, non avendo raggiunto il successo perché “per arrivare a Hollywood
bisogna morire”, racconta di sé e del suo disinganno sfociato nella droga. Lo spettacolo poi è controverso già dal
titolo: nonostante si citi la morte, esso parla di vita, di un’esistenza
singolare, di un’allucinazione prolungata tra verità e percezione snaturata.
In proscenio una fila di sedie di legno, come quelle dei cinema di una volta e
sul fondo un enorme manto di pelliccia bianca su cui vengono proiettate di
volta in volta volti e scritte.
Al centro della storia c’è appunto Veronika (Monica
Piseddu) che per questa performance ha vinto un meritato Premio Ubu 2015 come
miglior attrice. Veronika è un’ artista sul viale del tramonto dal corpo magro
e dal viso smunto e in cappotto rosso: seduta
su una panca in legno, tira le somme degli anni passati. Il suo è un
animo fragile, è un personaggio autodistruttivo che ricorda Edith Piaf e
Marylin Monroe: è dipendente dalla
morfina, senza ma e senza se. La donna, amante di un giornalista sportivo
seduto tra il pubblico, vive nella triste consapevolezza che “nello spettacolo
o trionfi o tonfi” e che “gli attori sono come i cavalli, che per arrivare alla
meta usano i paraocchi”. La sua mente –
spesso fuori il controllo della sua volontà - è costantemente interrotta dalle
voci di sei scimmie dal manto bianco che sono i suoi pensieri più
reconditi, i fantasmi del passato e del
presente, di quel passato fatto di palco, di proiezioni, di pellicole, di film
e di prove in studio, di autografi
concessi e relazioni frivole con i produttori. Le scimmie poi si spogliano
delle loro pellicce e diventano registi della sua vita, scelgliendo per lei
quali momenti far riemergere dal suo io ormai ridotto a brandelli. I momenti cruciali della sua vita sono così
suddivisi in scene, come in un film,
dall’incontro con l’amante Robert alle ore con la psicologa tedesca in babydoll
démodé tradotta in simultanea dalla sua assistente. Lo spettacolo raggiunge attimi di rara bellezza
extrasensoriale, come quando all’accendersi di una sigaretta nella sala si
diffonde il profumo di un incenso, solo qualche minuto dopo, oppure quando in
un attimo di psichedelia le luci diventano intermittenti e i personaggi
iniziano a distorcere le voci a muoversi convulsamente, diventando essi stessi
oggetti di un ambiente allucinato.
Chiari i riferimenti a Oscar Wilde e a “Memories are made of this” di Dean
Martin. Le scene finali nel giardino
dove l’ambiente cambia completamente tocca momenti poetici degni delle migliori
pellicole di Lars Von Trier.
“Ti regalo la mia
morte, Veronika” è uno spettacolo in bianco e nero, come la fotografia dei film
degli anni Trenta. Lo spettacolo soddisfa e provoca: Latella e i suoi attori
raccontano bene una storia interessante e omaggiano a pieni voti il cinema
dell’intramontabile Rainer Werner Fassbinder.
Chiara Cataldo
TI REGALO LA MIA MORTE VERONIKA
traduzione e adattamento di Federico
Bellini e Antonio Latella
tratto dal film Veronika Voss
di Rainer Werner Fassbinder
con
Monica Piseddu
e
Valentina Acca
Massimo Arbarello
Fabio Bellitti
Caterina Carpio
Sebastiano Di Bella
Estelle Franco
Nicole Kehrberger
Fabio Pasquini
Annibale Pavone
Maurizio Rippa
scene Giuseppe Stellato
costumi Graziella Pepe
musiche Franco Visioli
luci Simone de Angelis
ombre Altretracce
assistente alla regia Brunella Giolivo
regia Antonio Latella
produzione Emilia Romagna Teatro
Fondazione
nell’ambito del Progetto Prospero
Bella e lucida recensione...
RispondiEliminaLatella...la deriva del teatro.
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